Fifteen Minutes Left: Countdown to Sunrise.

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1913

Sanemi's Pov.

"Un quarto d'ora all'alba! Un quarto d'ora all'alba!"

I primi e impercettibili raggi di luce iniziano a farsi strada nel cielo, cominciano ad estendersi a poco a poco, sostituendo l'atmosfera cupa e notturna e illuminando flebilmente, invece, le foreste sottostanti, e tutti quei solitari e isolati sentieri che si estendono verso l'orizzonte in lontananza.

Il fresco venticello del primo crepuscolo mi si scaglia addosso, le folate gelide mi ricoprono di sottili brividi che si aggiungono a quelli che già mi sto portando addosso da ore, e che sono rimasti ben camuffati e assopiti in silenzio fino ad ora.

Non è affatto il gelo mattutino a sparpagliarmi i fremiti che non smettono di percorrermi dentro.

Avrei dovuto proteggerla.
Se fossi rimasto al suo fianco quella volta, nulla di tutto questo sarebbe accaduto.

Se soltanto non l'avessi lasciata andare, sarei riuscito a farle cambiare idea, se avessi insistito maggiormente?

"Ti proteggerò.
Anche quando non lo vuoi e non lo richiedi, anche quando finiremo per allontanarci, anche quando non vorrai sentire ragioni e fingi di provare un risentimento che non ti appartiene.
Non sei affatto così brava a nascondere le tue vere emozioni, lo sai?"

L'immagine sfocata di quel suo finto broncio mi appare subito in mente, la sua bocca che si incurva verso l'alto anche mentre finge di rimanerci indifferente, mentre finge di essere infuriata, spazientita, proprio come se ci fossimo scambiati quelle parole giusto qualche ora fa, invece è già trascorso un po' di tempo.

Di cose ne sono cambiate, da allora.
Mai avremmo immaginato che quelle parole scambiate quella notte, ricoperti di ferite, sangue e cicatrici, sarebbero diventate la nostra promessa.
Proprio come una di quelle promesse che non verranno spezzate nemmeno dal tempo.

E mi ricordo ancora come era finita, quella volta.

"Sarò sempre pronto a tenerti d'occhio."

Da quel preciso momento, qualcosa era decisamente cambiato tra di noi.
Ma siamo sempre stati troppo orgogliosi per ammetterlo.

È stato proprio il nostro orgoglio reciproco a distruggerci a vicenda.

Fino a quell'istante, tra tutte quelle promesse che non ero mai riuscito a mantenere, quella era l'unica che ancora non avrei potuto nemmeno immaginare quanto mi avrebbe segnato.

Mi ero giurato che l'avrei protetta ad ogni costo, che nessun demone o luna demoniaca me l'avrebbe strappata facilmente dalla mia vita.
Se avessi perso anche lei, per colpa mia, non me lo sarei mai perdonato.

Ci eravamo incontrati per caso, e fin da quando i nostri sguardi si erano incrociati avevamo entrambi già intuito quanto non avremmo potuto fare a meno di detestarci a pelle.
Ancora non sapevamo quanto saremmo passati dall'istigarci a vicenda, al cercarci involontariamente, al strapparci un sorriso reciproco, ad essere un duo dinamico e inarrestabile, ma anche ad allontanarci per un orgoglio che nessuno dei due riusciva, per una volta, ad accantonare. Per quello sarebbero servite le maniere forti, un coraggio che avremmo dovuto estrarre in preda all'esasperazione.

Mi arrendo silenziosamente all'evidenza, rilasciando un sospiro.

No. Non sarei riuscito in nessun modo a farle cambiare opinione.

Kitsu è sempre stata testarda dietro a quella maschera indifferente alle sofferenze ben nascoste dai forzati sorrisi, con cui ti fa credere che va tutto bene, che nulla la turba, quando in realtà, nell'istante in cui pensi di aver capito tutto, invece, non hai capito nulla, e devi ricominciare da zero.

Tuttavia, hai scalfito superficialmente quella sua corazza glaciale. Ti ha permesso di rivelare una parte di sé.
Ed è in questo modo che, a sua volta, si è a poco a poco insediata sotto la mia pelle.

È sempre stata più forte di me.
E mai avrei immaginato che, allo stesso modo, sarebbe stata lei, invece, a proteggere me.

Sorrideva, ma dietro a quel sorriso e a quel suo silenzio stava cercando un modo per proteggermi.

È così che, anche io, le ho lasciato una traccia indelebile di me.
L'avrebbe spesso detestata, quella mia impronta impressa dentro di lei. E non l'avrei mai biasimata per questo.

Eppure, nonostante non volesse mai essere protetta, ti avrebbe sempre difeso con i denti e le unghie a qualunque costo.
Sarebbe diventata la tua ombra silenziosa, il bastone tra le tue ruote, il tuo miglior partner in battaglia.
E forse ora sarebbe ancora qui a imprecarmi contro, a lamentarsi che le giro continuamente attorno, che devo smetterla di essere protettivo nei suoi confronti.

È vero, se tieni davvero a qualcuno devi possedere anche il coraggio di lasciarlo libero.

È per questo che persisto a scrutare quelle piccole stradine avvolte dal buio che si dirada all'orizzonte, ci hanno sempre ricongiunti, sia dopo un furente litigio, sia quando fingevamo di ignorarci senza un motivo preciso, cogliendo la prima scusa lampante per far passare il tempo in attesa di ritrovarci soli, sia quando ritornavamo assieme dalle missioni, feriti, spossati, i nostri haori macchiati di sangue di demone, ma ancora fianco a fianco.

Eravamo buffi.
Un attimo prima ci sbraitavamo contro, l'istante successivo proteggevamo le spalle a vicenda, come se non fossero mai volate parole di troppo.
E tutte quelle imprecazioni reciproche ci sarebbero spesso ritornate in gola, sopraffatte dai morsi, dai baci, dai segni che ci saremmo lasciati sulle nostre pelli.

Non riesco a non focalizzarmi su quei sottili spiragli di luce, mi ostino a non distoglierne lo sguardo, anche se, ad ogni istante in più che trascorre, non riesco ad ignorare quella sensazione struggente che mi si stringe nel petto, che si accresce velocemente in gola, al ritmo degli impercettibili raggi che si accrescono da lontano.

Ormai il sole sta sorgendo.
L'ho aspettata tutta la notte.
Lei non è ancora tornata.

Nessun rumore sospetto attorno, nemmeno il suono di quei passi familiari che ho imparato a riconoscere anche a distanza.

Solamente il persistente gracchiare di Sorai che-

"Dieci minuti all'alba! Dieci minuti all'alba!"

...che non smette di ricordarmi il countdown al sorgere del sole.

Mi basterebbe anche soltanto scorgere la sua ombra.
Non importa se è rimasta ferita, se si è procurata qualche graffio o cicatrice di troppo impressa sul suo corpo.

Tutto ciò che desidero è racchiuderla ancora tra le mie braccia.
Stringerla così forte che, se ritornasse con qualche osso rotto, glielo aggiusterei seduta stante con una sola stretta.
Dichiararle che da adesso in poi non la lascerei più andare, a costo di sentirmi dire ancora una volta che sono troppo protettivo, a costo di incazzarmi e di farla infuriare di proposito, per poi strapparle un bacio, zittirci in questo modo perché metodi migliori, tra di noi, non ne esisteranno mai.

Mentre il sole sorge, i primi raggi ricadono sopra al nastro rosso attorno al mio polso destro.

Il nodo alla gola persiste ad accentuarsi.

"Qualunque cosa accadrà, dovunque saremo, fintantoché porteremo questi nastri ai nostri polsi significherà che nulla cambierà tra di noi. E quando ci incontreremo ancora, e porterai addosso ancora il tuo nastro, allora saprò che nulla sarà cambiato, che tutto è rimasto uguale."

È vero.
Non è cambiato nulla.

Perché quelli come noi due, una volta che avranno smesso di detestarsi, di evitarsi, finiranno per creare un legame tanto distruttivo, quanto unico ed esclusivo.
Qualcosa che non riusciremo mai a spiegare a chi ce lo chiederà, che lascerebbe intuire, soltanto a scrutarci di soppiatto, che ci saremmo sempre bastati noi due.

E quando ci rincontreremo, lo sai anche tu che finiremo inevitabilmente per dare vita a qualcosa per cui ne saranno valse la pena la lontananza, tutti quei baci trattenuti e quelli troppo avventati quando eravamo ancora troppo tesi per parlarci, quel desiderio di sentirci nostri ancora una volta.

Lo so che tornerai.
Anche se mi hai chiesto di lasciarti andare.
E ti ho assecondata.

𝗔𝗹𝘄𝗮𝘆𝘀 𝗮𝗻𝗱 𝗙𝗼𝗿𝗲𝘃𝗲𝗿 (Sanemi x Oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora