3.

57 6 2
                                    

La cosa che adoro maggiormente dopo un turno di notte è poter dormire.
Non c'è niente di meglio nel rivedere il mio amato futon dopo una notte dai trascorsi turbolenti e a contare le ore al sorgere del sole.

La cosa che detesto maggiormente invece?
Coloro che interrompono il sacro sonno.

Avrei potuto trascorrere la mattinata a dormire, a rilassarmi, ad evitare di pensare ai turni alla locanda, alle facce insopportabili che ci bazzicano sera dopo sera, invece nemmeno sotto al mio morbido futon riesco a godere del sonno tanto ambito quanto desiderato.

«Oh, Kitsu ha avuto una serata movimentata alla locanda! Una di quelle che le servivano per scuoterla!»

Fingo di non udire la voce accesa di mia sorella, in queste quattro mura il suo tono accesso rimbomba forte dentro tutta la stanza.
Mi infilo la testa al di sotto del cuscino, emetto un sottile ringhio, di quelli che si sentono quando il sonno profondo viene interrotto.

«Davvero? Fuori dalla sua solita routine?»

Di quelli che sanciscono la fine decisiva del sonno.

«Midori, non immagini chi si è presentato nuovamente alla locanda ieri notte!»

Di quelli a cui basta una parola di troppo, e fin troppo mirata, per spazientirti come non mai.

«Quel lupetto solitario dai capelli chiari e lo sguardo tenebroso?»

«Avresti dovuto esserci Midori, Kitsu lo cercava costantemente con lo sguardo!»

«Smettila, Kuniko.» mormoro, il mio tono assume una nota leggermente aggressiva e spazientita. Non accenno a togliermi il cuscino dalla mia testa.
È l'unico mezzo in mio possesso per evitare i loro sguardi inquisitori, arricchiti da quella malizia che non riuscirei a sostenere, tantomeno ad affrontare a viso aperto.

«Potrebbe essere un tuo coetaneo. Non ti va di conoscerlo meglio? E poi-»

«Finché a quello piace scappare dalle finestre, non ci si può parlare.»

Sospiro pesantemente sotto il cuscino che ricopre interamente la mia testa.
È tutto inutile quando Kuniko e Midori si impuntano.
Le conosco fin troppo bene, loro e pure quel comune e fastidioso sorriso furbo e insinuante che so che stanno mi rivolgendo all'unisono.

«Scappa dalle finestre?»
«Hai capito bene, Midori.»

Midori e Kuniko sono coetanee, e a volte penso pure si leggano facilmente nel pensiero, quelle due.
Credo fermamente sia questo uno degli aspetti che le accumuna maggiormente nelle loro diversità, che le rende più sorelle di quanto non lo sia io con Kuniko stessa.

Stesso sorriso smagliante, stesso modo di pensare lucido e razionale, stessi capelli tendenti ad un castano scuro, nonostante Midori li porti spesso raccolti in quello chignon disordinato, proprio come mi ha insegnato a raccoglierli, qualora soffrissi il caldo estivo o, nella mia innocenza da bambina, volessi rendermi più carina davanti ai loro occhi.

Crescendo, ho spesso pensato che, invece, le piacesse giocare con i miei capelli. Midori è figlia unica, non ha mai avuto fratelli o sorelle, quindi mi ha sempre trattato come una piccola e fragile bambolina di porcellana, come quella sorellina che non ha mai avuto, e di cui si sarebbe presa sempre cura, a partire dalle piccole cose racchiuse nella quotidianità.

Midori ha spesso ricoperto il ruolo di Kuniko, in sua assenza. Dal canto mio, mi sono sempre sentita a mio agio con lei. Per me non era altro che un'altra sorella maggiore, nonostante con lei non avessi un legame di sangue diretto, ma in fondo si dice proprio che la famiglia è anche chi scegli di avere sempre al tuo fianco.

𝗔𝗹𝘄𝗮𝘆𝘀 𝗮𝗻𝗱 𝗙𝗼𝗿𝗲𝘃𝗲𝗿 (Sanemi x Oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora