Coming out

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Mancavano ormai pochi giorni a quel maledettissimo San Valentino e a Simone veniva la nausea.
Laura e Luna lo chiamavano il Grinch dell'amore per il suo odio profondo per la festa. Ma se avessero guardato bene il film (quello animato, per carità lui amava Jim Carrey ma il costume verde lo aveva traumatizzato fin da bambino e del film conosceva solo le scene che erano diventate virali su Tik Tok) si sarebbero rese conto che il Grinch odiava perché aveva il cuore di alcune taglie in meno e che non aveva mai provato sulla propria pelle la gioia della festività natalizia, così lui odiava San Valentino perché non aveva mai veramente potuto godere della gioia di condividerlo con qualcuno.
Con Manuel figurarsi, non sarebbe mai accaduto. Ci aveva sperato con Mimmo, ma tutta quella situazione si poteva tranquillamente riassumere con "Right person, wrong time". Tutte le storielle che si erano susseguite non duravano mai abbastanza.
Quell'anno non sarebbe stato tanto diverso.
Quell'anno sarebbe stato peggio.
Il primo motivo era ritrovarsi i social intasati dalle foto di quelli che seguiva, tutti felicemente impegnati in relazioni, e lui poteva rosicare solo.
Il secondo motivo era che, quell'anno, avrebbe dovuto assistere in prima persona al corteggiamento di Luna e Laura per i giorni antecedenti, farsi moine senza ritegno durante, e sottostare alle loro espressioni soddisfatte e innamorate nei giorni successivi.
Il terzo motivo era che aveva Mimmo, Diego, il ragazzo che non aveva mai smesso di amare nella stessa città, a portata di telefonata e non riuscire a trovare una scusa valida per trascorrere la giornata assieme perché, tecnicamente, non stavano insieme e il ragazzo aveva completamente dimenticato tutto ciò che c'era stato tra loro.
Ogni mattina si svegliava e la prima cosa che riusciva a mettere a fuoco, dopo il suo ritorno nella terra dei vivi, era la rosa lilla stabilizzata che Diego gli aveva regalato.

Ovviamente Simone non aveva idea che anche Diego moriva dalla voglia di passare finalmente la festività con qualcuno per il quale sentiva un genuino e reale affetto.
Da quando si era ripreso in ospedale era stato tutto un cercare di capire lui chi era, (ri)scoprire di non essere etero, sperimentare e capire come si sentiva.
Ogni persona con il quale era stato, comunque poche, sembrava sempre che non si incastrasse alla perfezione con lui.
Era come avere dei buchi in un puzzle e dei pezzi che potevano tranquillamente essere quelli giusti ma con gli incastri sbagliati, e Dio solo sapeva quanto lui stesse cercando il pezzo giusto, quello capace di mettere tutto a posto.
Era convinto che Simone fosse quel pezzo mancante, lo aveva percepito nelle viscere fin da quando aveva scritto di lui su Spotted, dopo averlo notato in libreria.
Ma, come da copione, Simone era etero, stava con una ragazza di nome Laura, probabilmente conviveva con lei e avrebbero passato una giornata romantica a mangiare cioccolatini sul divano o a fare sesso, forse entrambe le cose e lui, bé, avrebbe passato la serata a lavoro, ad assistere alle moine dei clienti.
Aveva quasi fatto cadere il telefono per terra quando si era accorto dei messaggi di Simone, e alla vista della foto con la sua rosa proprio sul comodino il suo cuore aveva saltato un battito.
Erano queste piccole cose a dargli un minimo di speranza e poi si ricordò del non tanto piccolo particolare che loro avrebbero effettivamente passato la sera assieme.

La signora Italia aveva accettato di buon grado la raccomandazione di Diego e il giorno seguente aveva subito contattato Simone che si ritrovò abbastanza stupito nel ricevere una telefonata del genere, e di prima mattina poi, quando a malapena capiva di essere vivo e riusciva a pensa solo alla rosa che Mimmo gli aveva regalato.
Si era recato al ristorante quello stesso pomeriggio sul tardi per il colloquio e l'atmosfera del locale lo aveva conquistato, di classe e con la luce soffusa, tanto spazio per muoversi e dalla sala poteva tranquillamente ammirare il bancone del bar dietro al quale Diego di sicuro armeggiava tra caffè, amari e aperitivi.
La padrona non si era fatta remore a chiarire come mai lo avesse contattato e quando, quella sera, Diego aveva varcato la porta per iniziare il turno, il romano non poté celare il sorriso.
Diego vedendolo mentre già apparecchiava i tavoli credette di aver perso la testa e aver cominciato ad avere le allucinazioni.
«Ciao» aveva balbettato mentre si avvicinava al nuovo cameriere che, vestito dell'uniforme che Italia gli aveva fornito era davvero un sogno su due gambe.
La proprietaria sapeva quello che faceva quando li obbligava a vestire in quel modo, con un'aderente camicia nera e lucida, un gilet in simil broccato rosso scuro e pantaloni neri.
Davide ogni volta si ostinava a slacciare il primo bottone della camicia ma in compenso non si tratteneva dal commentare come i pantaloni fasciassero alla perfezione il fondoschiena dei colleghi, indipendentemente dal genere.
Ricordava ancora cosa gli aveva detto Davide il primo giorno, quando stava nello spogliatoio nel retro a guardare con sguardo scettico la divisa.
«El ghe xè un motivo se sto posto se ciama "Amori d'Italia"»
Ancora dopo un'anno quella divisa lo metteva un po' in soggezione, in mostra, perché aderente e sebbene lui i jeans skinny li usasse per il resto il suo armadio continuava a essere pieno di abiti larghi e forse anche troppo grandi per lui ma dal quale non riusciva a staccarsi.
«Ciao» gli rispose Simone, con un sorriso che non accennava a spegnersi. «La proprietaria mi ha detto che sei stato tu a suggerirle di chiamarmi, quindi grazie»
«E di che? Tu cercavi lavoro e noi cercavamo da assumere perciò... meglio di così...» cercava invano di trattenersi, di mettere una sottospecie di distanza. Soprattutto cercava di non fissarlo troppo.
Simone non aveva mai visto Mimmo tanto timido, riservato forse ma nemmeno quando si erano conosciuti era stato così.
«Tutto bene?» gli venne spontaneo chiedere.
Diego fece per rispondere, sorpreso che avesse percepito qualcosa quando dalla porta entrarono due figure conosciute.
«Semo qua!» esordì Davide con Marco che lo seguiva, tutti imbacuccati per proteggersi dal vento di quel giorno. «Zio can, che fredo che fa fora».
«Wow, è già mezzo apparecchiato»
«Cosa?»
«Varda»
Ed effettivamente era così.
Simone era più che intenzionato a fare bella figura e guadagnarsi per certo il posto, sia per la necessità di soldi ma anche per non far fare brutta figura a Diego. Così appena indossata la divisa aveva chiesto a Italia se poteva già apparecchiare per portare avanti il lavoro del personale di sala e lei aveva gradito di molto l'iniziativa così si era presa tutto il tempo per spiegargli dove si potevano trovare le tovaglie, i vari tipi di bicchieri, posate, piatti, condimenti e il pane e grissini da servire ai clienti mentre aspettavano le portate.
Poi gli aveva mostrato il menù e la carta dei vini, ma gli aveva assicurato che almeno per le prime volte avrebbe solo sparecchiato e seguito uno dei camerieri per capire come fare, per prendere gli ordini ci sarebbe stato tempo più avanti, se sarebbe sopravvissuto.
«Piacere» disse Simone lasciando quello che stava facendo e andando incontro ai due ragazzi.
«Te si novo?» chiese Davide mentre Marco ricambiava la stretta di mano.
«Sì, lui è Simone» disse Diego e si pentì di aver parlato perché vide i calcoli che si formavano dentro la testa del collega e che in pochissimo arrivarono alla soluzione.
«Aaaah, ma lora xè iù el fìo-»
«Sì, Simone cercava lavoro e quando ieri Italia ci ha chiesto se conoscevamo qualcuno le ho proposto Simone» lo interruppe Diego, terrorizzato all'idea che Davide dicesse qualcosa di troppo.
Davide lesse l'occhiata disperata che Diego gli lanciò e decise, per quella volta, di trattenersi.
«Davide Vianello, piaxer. E iù xé Marco Manente»
«Italia ti ha già messo sotto torchio, vedo»
«E confexionà, vardaeo, xè un figurin coa divisa» ovviamente doveva dire qualcosa anche su Simone. «Vedarè se a xente no 'o fissarà. Te ga bon ocio, Diego, savevi che 'a siora no te dixeva no co uno cussì»
«Così, come?» chiese Simone, un'attimo in imbarazzo ma grato che stando con Carola e Fabio il dialetto anche se non lo conosceva almeno lo capiva.
Diego percepì l'improvviso disagio dell'altro e si mise sulla difensiva.
«Infatti, "così" come?»
«Diego, oi, tranquillo, sai che Davide non lo voleva mica offendere»
«Infatti, xera un complimento 'l mio, e o sai che Italia assume soeo chi trova piaxente, ga gusti sui ma vaidi e Simone 'l ga l'aria posata che piaxe a ea. Te te si offeso, Simo?»
Senza aspettare una risposta, i due andarono a cambiarsi lasciando Diego e Simone in sala.
«Io dovrei continuare o Italia...»
«No, tieni ragione, vado a cambiarmi» e l'aveva lasciato per poi dirigersi in spogliatoio dove, grazie alla sua testa calda, l'atmosfera si era fatta tesa con i colleghi, ma era bastato iniziare a lavorare che Davide sembrava aver accantonato tutto.

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