Si poteva dire tranquillamente che la figura di Pantera non passava inosservata.
Da nessuna parte.
Non a Roma, né tanto meno all'uscita della facoltà di Simone.
Spiccava perché era corpulento, per i capelli lunghi, per i tatuaggi e per lo stile da motociclista.
Lo avevano notato tutti, professori, inservienti, studenti. Se ne stava appoggiato ad un muro mentre continuava a fare balzare lo sguardo da una parte all'altra, gli occhi verde-azzurri nascosti dietro dei vecchi Rayban.
Simone e il suo gruppo avevano appena terminato l'ultimo corso della mattina e stavano cercando di organizzare una maschera di gruppo per Carnevale.
Ovviamente avevano procrastinato ad oltranza, rimandando la discussione e ora si ritrovavano a pochi giorni dal giovedì grasso e ancora non avevano deciso.
«Non ho intenzione di vestirmi da Harry Potter» stava dicendo Andre con risoluta sicurezza.
«Ma non devi fare Harry Potter, quello è il tema» sbuffò Joe.
«Esatto, stavamo valutando se fare i sette fratelli Weasley o i sette Horcrux» si pronunciò Sofia, per convincere la sua dolce metà.
«No, vi ho già detto che io non lo voglio fare. Cambiate tema»
«Tipo cosa? Le principesse Disney?» Tommy stava esaurendo la pazienza con la testardaggine di Andrea.
«Sempre meglio»
«Oppure dai colori dell'arcobaleno» fece Fabio.
«O... i sette nani?» propose Simone, incerto.
Era passata una settimana da quando lui e Mimmo si erano baciati e da allora era stato tutto un insieme di incontri fugaci, occhiate sul lavoro e messaggi infiniti.
Carnevale era stato l'ultimo dei suoi pensieri.
E di certo non si aspettava di trovare il poliziotto lì, a Venezia, davanti a lui.
A farglielo notare era stato Thomas.
«Quello.Chi.È?» chiese scandendo ogni parola, dimenticandosi completamente di ciò di cui si stava parlando.
Sei paia di occhi si puntarono sull'uomo e quelli di Simone strabuzzarono.
Erano cinque anni che non vedeva l'uomo e avrebbe preferito che la cosa continuasse, gli ultimi ricordi riguardanti Pantera non erano i più piacevoli della sua vita.
Voleva fare finta di niente e passare oltre ma Pantera lo chiamò, non lasciandogli scampo.
«Simò, vie' qua, dobbiamo parla'»
Simone arrestò la sua fuga e alzò gli occhi al cielo colmo di esasperazione.
«Lo conosci?» chiese Thomas.
«Sfortunatamente, è un amico di mio padre»
«Presentamelo, cosa non farei per un giro sulla sua moto»
«Scusa ma, chi te dixe che ga na moto?»
«Carol, hai gli occhi? Basta guardarlo»
Fabio guardò il corpo e l'atteggiamento di Simone, teso come una corda di violino e le braccia incrociate sul petto, come ad abbracciarsi, come a volersi proteggere.
Gli si fece vicino e gli mise una mano sulla spalla.
«Tutto bene? Vuoi che rimango mentre parli con questo?»
Simone guardò l'amico e per quanto avesse voluto qualcuno di fidato vicino sapeva che sarebbe stato impossibile.
«Grazie ma... è una cosa che devo fare da solo»
Fabio si fece bastare la risposta e, seppur con qualche riserva e non del tutto sicuro, convinse il resto del gruppo ad allontanarsi e trattenne Thomas mentre questo faceva di tutto per farsi notare dal poliziotto, gli riuscì di lanciargli un bacio con tanto di occhiolino ma l'uomo non diede segno di alcuna reazione.
Prima di uscire dal piccolo cortile, Fabio guardò nuovamente Simone e con le mani gli fece segno di chiamarlo dopo, e che i ragazzi sarebbero andati a casa sua, in casa avesse voluto raggiungerli.
«Begli amici, uno è un po'...»
«Pantera, perché? Perché sei salito a Venezia?»
«Credo che tu 'o sappia, ma non è questo il luogo, seguime»
Controvoglia Simone cominciò a camminare.
Finirono in un piccolo bar e si sedettero fuori, quando il cameriere arrivò per prendere gli ordini Pantera ordinò un semplice caffè, Simone aveva bisogno di alcol e prese uno spritz.
Rimasero in silenzio finché gli ordini non arrivarono, il liscio in una tazzina e l'aperitivo carminio in un alto calice e in una ciotolina delle patatine, mentre in un piattino quattro cicchetti tutti diversi, al baccalà mantecato, salumi e salmone affumicato.
Pantera, dietro gli occhiali, si stupì per tutto quello che era arrivato con la bevanda del ragazzo ma siccome era quasi ora di pranzo, senza chiedere o tante cerimonie si sporse sul piccolo tavolino e prese quello con la mortadella.
«Allora, come te va?»
«Bene, fino a stamattina»
«Ce credo»
«Come facevi a sapere che sto qua?»
«Mimmo m'ha detto che aveva conosciuto un pischello nuovo e poi ho chiesto a Dante qualche informazione»
«Ah, ecco» disse seccato, nella sua mente si formarono diverse maledizioni per suo padre che, tanto bravo a non stare mai zitto e divulgare i cazzi degli altri senza porsi il benché minimo problema, non aveva nemmeno avuto la decenza di avvisarlo dell'imminente bomba che gli sarebbe esplosa in faccia.
«Vedi Simò, io sto qua per 'na cosa semplice. Voglio esse' sicuro che Mimmo sta apposto, che non corra rischi e che per nessuna ragione ricordi perché, t'assicuro, che da quando è totalmente Diego sta molto meglio»
«Ma come può stare bene se non sa niente della sua vita, di chi era prima dell'incidente?!» aveva involontariamente alzato la voce.
Pantera si tolse gli occhiali e lo guardò dritto negli occhi, il suo sguardo freddo lo congelò sul posto.
L'uomo poi si accasciò sulla sedia, come se fosse incredibilmente stanco e si passò la mano sulla faccia.
«Fidate che non me diverto. Credi che me piaccia? Non so' io il cattivo qua, non so' il mostro de 'a fiaba, che v'ha separati perché m'andava ma ce sta 'na situazione che sai e non se poteva fa' altrimenti»
«Lo so che non sei il cattivo» mugugnò Simone, come un bambino che era appena stato sgridato. «Ma ancora non capisco che ci guadagna Mimmo a non sapere nulla».
«Non te po' manca' ciò che non conosci»
«Ma io ora sono qui»
«Ora, ma non tre, quattro anni fa. Tu non c'eri ma io sì e... preferirei non rivedere quel Mimmo»
A Simone si attorcigliavano tutte le interiora.
«Perché?» chiese, con timore.
«Vuoi davvero sape' come stava Mimmo appena è salito qua? Perché non credo che te piacerà la risposta»
Simone mandò giù un lungo sorso del suo spritz al Select, dopo aver appoggiato nuovamente il calice sul tavolo soppesò la risposta da dare al poliziotto e poi annuì con il capo.
«Voglio sapere, tutto»
«Se 'o dici te...» disse bevendosi il suo caffè in un unico sorso.
STAI LEGGENDO
Ricominciare
FanfictionSimone vuole rendersi indipendente, vuole dimostrare ai suoi genitori ea nonna Virginia, che se la sa cavare, e quindi l'idea geniale è quella di concludere i due anni di magistrale a Venezia, risiedendo dalla sua ex, Laura e dalla ragazza di lei, L...