Soltanto io, soltanto tu

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 Gli occhi di Simone quella mattina sembravano incollati tra di loro. Riuscì ad aprirli solo dopo qualche minuto buono e lo sforzo fu immane.
Sentiva tutto il corpo pesante e la testa gli girava.
Provò a tirarsi su ma sentiva tutte le ossa peste come se fosse finito in un rissa, si sentiva come quando Ernesto lo aveva aggredito.
Non appena i piedi toccarono terra e provò a farsi forza sulle braccia per mettersi in piedi la stanza in cui si trovava prese a vorticare.
Ricadde sul divano e decise che era più saggio prendersi un momento prima di ritentare.
Si guardò attorno.
Si trovava su un divano a L coperto di un telo azzurro e i suoi piedi toccavano il tessuto di un tappeto multicolore che ricopriva la maggior parte del pavimento bianco di quello che si poteva definire un salotto.
La grande stanza era in realtà un open space ma un muretto bianco alto poco più di mezzo metro e lungo metà della larghezza totale del soggiorno divideva lo spazio in un cucina dai colori caldi e il salottino dove lui si trovava. Sopra di esso, dei fiori in un vaso.
Di fronte a Simone si trovava un tavolinetto rotondo di vetro e, oltre questo, un televisore di tutto rispetto.
A colpirlo maggiormente però era la libreria, che si estendeva su tutta la parete dietro il divano, una piccola porzione occupava anche la parete della porta, nello spazio tra questa e il muro.
Dalla quantità e varietà di libri sembrava di stare in una sezione di biblioteca.
C'erano libri recenti e in ottimo stato come anche volumi che avevano visto giorni migliori, sicuramente recuperati da vecchie bancarelle dell'usato; i generi poi, variavano da vecchi classici italiani e non, raccolte di poesie, libri di testo per l'università, i gialli di Agatha Christie e Arthur Conan Doyle, vari fantasy da Harry Potter a Il Signore Degli Anelli e pure la saga delle Cronache di Narnia e di Shadowhunters, varie graphic novel, un'infinità di manga ma soprattutto, il genere che dilagava era romance, romanzi d'amore a non finire e molti titoli erano queer.
Gli Aforismi di Oscar Wilde era aperto sul tavolino davanti a lui, con la copertina rivolta verso l'alto, si sporse a prenderlo e vide che alcune frasi erano state evidenziate sulle pagine su cui era stato lasciato aperto il libriccino.

Non è il perfetto ma l'imperfetto che ha bisogno di amore, spiccava tra le altre.

Attaccato ad una presa lì vicino, il suo cellulare si stava caricando e si rese conto che il cavo non era suo e che non aveva il benché minimo ricordo di averlo messo in carica, né di essersi spogliato, né di essere arrivato all'appartamento.
Tentò nuovamente di alzarsi e, anche se la testa ancora gli girava, riuscì a mettersi in piedi e a camminare.
Fece qualche passo barcollante e raggiunse il piccolo dispositivo.
Non appena lo accese cominciarono a piovere notifiche: Instagram gli segnalava una quantità vergognosa di foto e video nelle storie dei suoi amici che lo avevano taggato, Direct di Carola che lo prendeva per il culo per lo stato in cui si era ridotto, poi c'era Whatsapp.
[Dre 02:04:56]: Oi dove sei?
[Fofi 02:05:41]: Tesoro sei uscito?
[Fofi 02:07:35]: tutto ok? Sei sparito
[Tommy 02:07:58]: babe r u k?
[Dre 02:10:12]: Ma sei uscito? Stai bene?
[Tommy 02:10:47]:Sofi sta sbroccando, dille che stai bene o almeno dove ti trovi
[Fofi 02:11:01]: Simooooo, siamo in pensiero, dicci almeno se sei ancora vivo
[Fofi 02:11:25]:Anche Fabio è sparito, ma siete insieme?
[7 Chiamate vocali perse da Fofi]
[3 Chiamate vocali perse da Dre]
[Dre 02:12:59]: Simo riapondi!
[Tommy 02:15:04]: Ma ti stai facendo Fabio? Nemmeno lui c'è. No giudizio
[Tommy 02:55:58]: ok Fabio ci ha appena spiegato, enjoy the night lil horny boy ;)

Considerato che non aveva ancora ben chiaro a casa di chi si trovasse, decise di avventurarsi nella camera da letto.
L'arredamento era semplice, costituito da un letto matrimoniale sfatto e ai suoi lati due comodini sopra uno dei quali c'era una pila composta da almeno una dozzina di libri, un settimanale grigio scuro e un armadio a L celeste, alcune ante erano degli specchi. La luce entrava da due punti: una porta-finestra che dava su un balcone, accessibile anche dal soggiorno e una finestra sulla parete opposta all'armadio.
Simone notò immediatamente che non c'erano foto, da nessuna parte.
La casa sembrava un agglomerato di vari set espositivi dell'Ikea.
A parte i gusti letterari nulla sembrava dare un vero tocco personale all'ambiente.
Sapeva di star facendo qualcosa di non esattamente corretto ma decise comunque di aprire le ante dell'armadio.
Le cose si fecero interessanti quando trovò un copripiumino, lenzuola e delle federe recanti colore e simbolo del Napoli.
Un sorriso gli increspò le labbra.
«Ok, questo non me lo aspettavo», sussurrò trattenendo una risata.
Piano piano dentro di lui si stava formando la consapevolezza che forse, forse, sapeva a chi apparteneva la casa.
In un'altra zona dell'armadio trovò vestiti un po' datati come magliette dai bordi slabbrati e altri indumenti che gli erano molto familiari.
Aprendo un cassetto scoprì per sbaglio l'intimo e riconobbe diversa biancheria che anni addietro era stata sua. Poi trovò appese diverse felpe, una tutta nera e ricordò com'era diventato matto a cercarla, poi una azzurra, nera e verde fluo.

«Ehm... questo che vuol dire?»
«Questo vuol dire che ti fai troppe domande»

La felpa che Mimmo indossava il giorno del loro primo bacio, quando Mimmo lo aveva baciato.
Subito dietro ce ne stava una tutta grigia e morbida e un'altra con diverse bande colorate, nere e grigie, blu scuro e celesti.

«Mimmo?»
«Sì?»
«Ciao, sono Simone, ci siamo parlati al telefono»
«Il figlio del professore, piacere»


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