16. Quanti piani di scorta bisogna avere per allontanare il panico?

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CANZONI DEL CAPITOLO.---

Panico-Lazza

The Archer-  Taylor Swift

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L'aria era putrida e pesante. Dušan ne sentiva il fardello addosso. Davanti a se, quelli che aveva intuito fossero i genitori di Mia, lo stavano guardando intensamente, soprattutto la madre. Era la fotocopia di Mia, stesso colore di capelli, stessa forma degli occhi e stessa espressione curiosa quando vede qualcosa di cui non capisce l'origine. A fianco a lui Mia stava trattenendo il respiro, Dušan notò come serrò i pugni per nascondere l'evidente tremore alle mani. Le mise una mano sulla schiena per farle sapere che lui era lì a fianco lei, non sarebbe scappato via. Decise di mettere da parte l'imbarazzo che stava montando dentro di lui, doveva rimanere lucido per lei perché sentiva come fremeva cercando di evitare lo sguardo della madre.

"Mamma, papà, che ci fate qui?"

"Volevamo farti una sorpresa, ma l'hai fatta tu a noi a quanto pare..." la madre di Mia passò lo sguardo severo dalla figlia a Dušan, cercando di studiarlo.

"Dov'è Luca?" La voce di Mia era leggermente tremante, si scostò una cioccia di capelli dal viso ma rimase lì sull'uscio della porta senza muoversi dal calore che la mano del suo ragazzo le stava infondendo, averlo così vicino le dava sostegno.

"Ah Mia sei arrivata..." Paolo arrivò velocemente, i suoi occhi erano fuori dalle orbite. In una mano stringeva il cellulare e  guardò Dušan ancora più sconvolto e rosso in viso, quasi mortificato. "Ho tentato di chiamarti per sapere quando saresti tornata ..."

"Ah non ho sentito il telefono..." Mia estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e constatò come suo cugino l'avesse cercata. Le aveva mandato 15 messaggi, Mia però non aveva sentito l'arrivo della notifica, era persa nella sua bolla insieme a Dušan.

"Piacere io sono Dušan." Fu proprio quest'ultimo a sciogliere la situazione, si avvicinò ai genitori della sua ragazza tendendogli la mano per presentarsi. Per galanteria si presentò prima alla madre. Sperò di non avere la mano sudata, si sentiva particolarmente agitato.

"Maria piacere." La voce monocorde della madre di Mia non fece capire al ragazzo cosa la donna stesse pensando. Continuava a scrutarlo con uno sguardo severo ma curioso, come se lo avesse già visto ma non ricordava dove.

"Piacere io sono Mario." Il tono allegro del padre di Mia stonava con la severità della moglie. Il papà di Mia aveva gli occhi verdi e i capelli marroni proprio quelli di Mia. La sua stretta di mano fu forte ma non dolorante, quasi affettuosa.
"Sei ancora più alto dal vivo, caspita..." Mario appoggiò la mano sulla spalla di Dušan con fare gentile, costatando quanto davvero il ragazzo fosse alto.

"Dal vivo?" Chiese Maria girandosi verso il marito.

"Sisi, non lo riconosci?"

"Dovrei?"

"Perchè non ci sediamo un attimo?" Mia arrivò in soccorso velocemente, non aveva parlato ai suoi genitori della sua tresca amorosa con Dušan, aveva paura della reazione dei suoi genitori, soprattutto di sua madre.

"Perchè hai un trolley? Sei andata via?" Maria continuò con le sue domande, questa volta indirizzate alla figlia, continuando a fissarla interrogativamente.

"Forse ha ragione Mia, è meglio sedersi, ho preparato la cena e fortunatamente gli zii hanno portato qualche specialità..." Paolo tentò di far spostare tutti verso la cucina sperando solamente di non doverla ripulire di sangue nel caso in cui Mia e sua zia si fossero messe a litigare.

To live for the hope of it all.- Dušan Vlahović.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora