Meet his family (2)

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Se la terra si fosse spalancata improvvisamente sotto ai suoi piedi, creando un'enorme voragine di chissà quanti metri, Shoyo ci sarebbe volentieri saltato dentro. Sarebbe sempre stato comunque meglio di quello a cui stava per andare incontro.

Era nel panico più totale, tanto che aveva passato le precedenti ore al bagno e davanti all'armadio a cercare qualcosa da mettere. Per disperazione, aveva addirittura chiesto a Natsu, che sapeva comunque vestirsi meglio di lui, poco ma sicuro.

Era uscito fuori casa di corsa, determinato ad arrivare in orario, non importava a quale costo. Sperava solo di non investire nessuno mentre sfrecciava per le strade con la sua bicicletta nuova di zecca ma in ogni caso non sarebbe stato quello il suo problema principale. Il vento gli stava scombinando i capelli che aveva cercato in tutti i modi di sistemare e rimpianse il tempo sprecato davanti allo specchio.

Circa 10 minuti dopo aveva raggiunto la sua destinazione. Osservò la casa di fronte a lui, il piccolo giardinetto che la circondava, le pareti esterne tinte di bianco, che davano all'abitazione un aspetto più luminoso, e i dettagli nel classico stile giapponese, che contribuivano a darle un aspetto tradizionale.

Sospirò, cercando di scacciare in tutti i modi il panico che lo stava divorando sempre di più. 

Tobio l'aveva invitato a pranzo da lui. Tobio Kageyama, il suo compagno di pallavolo, l'alzatore della sua squadra, l'altra metà del duo delle veloci imbattibili, il suo amico con seri problemi a sorridere, proprio lui. Sarebbe stato un semplice pranzo con la sua famiglia per ringraziare della cena di qualche giorno prima. O almeno era quello che sperava.

Bussò al citofono e in pochissimo tempo il cancello si aprì, permettendogli di entrare e percorrere il cortile che l'avrebbe portato alla porta d'ingresso. Il giardino era pieno di fiori curati e Shoyo si divertì a pensare che fosse proprio il suo amico a prendersene cura. Ridacchiò a pensare a Tobio con dei stivali per il fango, un grembiule e un innaffiatoio in mano mentre dava dei "boke" ai fiori perché non crescevano, se lo immaginava esattamente così.

Arrivò davanti alla porta d'ingresso e fece un respiro profondo prima di bussare. Doveva decisamente andare in bagno. 

Immediatamente la porta si aprì e davanti a Shoyo comparve l'esatta versione femminile di Tobio. Erano talmente uguali che quasi il ragazzo non si spaventò, poi sorrise con fare amichevole mentre la ragazza iniziava a parlare.

<<Ciao, io sono Miwa, la sorella maggiore di Tobio, è un piacere conoscerti>>

<<Io sono Hinata Shoyo>> si presentò, stringendo la mano alla ragazza. Miwa gli fece un sorriso furbo, come se fosse a conoscenza di qualcosa che lui non sapeva.

<<Oh lo so, vieni entra pure!>>> disse per poi scostarsi dalla porta; Hinata, dopo essersi tolto le scarpe, entrò nell'abitazione, guardandosi intorno curioso.

Sussultò quando il signor Kageyama si avvicinò a lui, posando il giornale che stava leggendo sul tavolino del divano, e gli strinse la mano, in una presa salda ma comunque gentile. Quello che lo stupì ancora di più fu vedere Tobio ai fornelli mentre preparava il pranzo assieme a sua madre. Sorrise a quella scena mentre si avvicinava per salutarli.

Finiti i convenevoli, i cinque si sedettero a tavola. L'atmosfera era diversa rispetto a casa Hinata, sembrava più fredda, quasi come se fosse un pranzo formale e non un momento in famiglia. Shoyo l'aveva captato immediatamente ma non sapeva come fare o cosa dire per rompere il ghiaccio. Inoltre non riusciva a dimenticarsi della strana espressione sul volto di Tobio di quando stavano lavando i piatti a casa sua. Sembrava che ci fosse qualcosa di strano nel rapporto tra il ragazzo e i suoi genitori e Shoyo era intenzionato a sapere cosa.

<<Allora Hinata, sei un compagno di pallavolo di Tobio, vero?>> chiese il signor Kageyama e il rosso quasi non strozzò con il riso. L'uomo lo guardò, aspettando la sua risposta.

<<Si, io e Tobio siamo compagni di squadra!>> disse sorridendo allegramente.

Sentì Tobio, seduto accanto a lui, tossire e Miwa, davanti a lui, ridacchiò. Aveva detto qualcosa di male?

<<Oh capisco, passate molto tempo insieme quindi>> constatò il signor Kageyama

Hinata sorrise. <<Si, siamo molto amici>>.

<<Molto amici eh?>>. A quella domanda entrambi i ragazzi annuirono. Shoyo sorridendo e Tobio in modo frenetico.

<<Ne sei sicuro?>>

A quella domanda il ragazzo accanto a lui sospirò nervosamente.

<<Papà, smettila adesso, perfavore>>

L'uomo si accigliò. <<Stavo solo chiedendo>> disse alzando le spalle.

Tobio si alzò con un brusco rumore e quasi la sua sedia non finì sul pavimento. Improvvisamente, Shoyo si sentì afferrare per il polso e l'altro lo constinse ad alzarsi. La presa di Tobio era solida, la sua mano fredda e salda attorno al suo polso, in una presa non troppo stretta da fargli male ma comunque solida.

<<Grazie per il pranzo. Io e Shoyo andiamo via>> disse il più alto prima di trascinarlo velocemente fuori casa, sotto lo sguardo interdetto dei suoi familiari.

<<Hey! Si può sapere che ti prende!>> si lamentò il rosso mentre veniva trascinato fuori dal cancello di casa Kageyama.

Tobio lo guardò e sotto quello sguardo Shoyo si sentì morire. Il ragazzo non parlò, continuando trascinarlo. La presa sul suo polso non gli dava fastidio, era quasi piacevole sentire la mano fredda del ragazzo a contatto con la sua pelle.

Camminarono in silenzio per un paio di minuti, finché casa Kageyama non fu altro che un piccolo puntino nell'orizzonte, invisibile rispetto a tutto il resto che li circondava.

Arrivarono in un parchetto, all'apparenza abbandonato. Sarà stato un bel posto al suo tempo, magari Tobio si divertiva ad andare lì da bambino.

Mentre Shoyo pensava a queste cose, non si accorse di star venendo trascinato verso l'unica panchina di quel posto fin quando il più alto non si sedette, trascinandolo accanto a sé.

Si guardò intorno, c'erano diversi palloni da pallavolo, alcuni sgonfi, altri che sembravano utilizzabili, c'era un'altalena ma pareva talmente tanto arrugginita che Shoyo aveva il presentimento che sarebbe potuta crollare da un momento all'altro.

Si girò infine verso il ragazzo accanto a lui, stupendosi quando si accorse che l'altro lo stava già fissando. Sembrava come se la rabbia di prima fosse sparita, lasciando posto ad una totale indifferenza. Le sopracciglia scure sembravano più rilassate, così come gli occhi blu che in quel momento scrutavano il suo viso con un'attenzione mai vista, i loro corpi erano talmente vicini che poteva sentire il calore dell'altro infrangersi sulla sua pelle e le loro ginocchia sfiorarsi.

Non immaginava che incontrare per la prima volta la famiglia di Kageyama avrebbe portato a questo.











Angolo bello

sono logorroica non riesco a scrivere capitoli brevi quanto vorrei

rido

COMUNQUE

il capitolo che viene dopo è uno dei miei preferiti NON VEDO L'ORA DI PUBBLICARLO

detto questo

CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO

XOXO

-Ale🤸‍♂️

𝗙𝗶𝗿𝘀𝘁 𝘁𝗶𝗺𝗲 𝘄𝗵𝗲𝗻... ||ᴋᴀɢᴇʜɪɴᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora