Dopo aver pulito diversi uffici, fortunatamente vuoti, arrivo davanti all'ufficio di Nolan. La luce è ancora accesa e, dato che si trova sulla mia strada, è impossibile non passarci davanti.
Lancio un'occhiata furtiva dentro l'ufficio e lo vedo seduto alla scrivania, ancora immerso nel lavoro.
-Alyce-
Mi vede e mi chiama. Sono costretta a fermarmi.
-Sì, signor Taylor-
Rispondo, ma mi corregge subito:
-Nolan- Mi ricorda, con un tono gentile ma fermo. -Stai andando a casa?-
Mi chiede, lo sguardo stanco ma attento.-Sì, Nolan-
Confermo.
-Io invece sto lavorando su un caso, ne avrò per tutta la notte-
Mormora, stirando la schiena con un evidente gesto di stanchezza. Il suo corpo sembra curvarsi sotto il peso della fatica e della responsabilità.
-Oh! Capisco-
Replico, un po' impacciata, non sapendo bene cosa aggiungere. -Vado. Arrivederci- Dico infine, cercando di mantenere un tono professionale e di non soffermarmi oltre il necessario.Raggiungo lo spogliatoio, ansiosa di togliermi finalmente l'uniforme. La giornata è stata lunga e pesante, e non vedo l'ora di sentirmi più comoda.
Sono quasi all'uscita, quando un pensiero mi colpisce come un fulmine: ho lasciato aperta la porta dello sgabuzzino, devo tornare indietro e chiuderla.
Che seccatura!Con un sospiro, torno su, al quattordicesimo piano, costretta a passare nuovamente davanti all'ufficio di Nolan.
Un istante prima di raggiungerlo, mi arriva un suono ovattato: un mugugno femminile e un ansimare maschile. La porta dell'ufficio è leggermente aperta, e da quella fessura intravedo una scena inaspettata e decisamente compromettente.La donna dai capelli rossi, che avevo visto prima, è di spalle, le mani appoggiate sul bordo della scrivania, la gonna sollevata sulla schiena.
Nolan è dietro di lei, pantaloni e boxer abbassati, mentre se la scopa con una foga animalesca, grugnendo di piacere. Mi vede. Non dice niente. Anzi, continua a scoparsi la donna, rivolgendomi un sorriso beffardo e compiaciuto.
Sono incredula, sconvolta.Continuo a camminare lungo il corridoio, raggiungo velocemente la porta dello sgabuzzino e la chiudo. Rimango qualche secondo appoggiata alla porta per riprendermi dallo shock.
Ora, devo affrontare di nuovo quel maledetto ufficio. Ma forse è meglio aspettare che quei due abbiano finito di divertirsi.Il rumore dei tacchi che si allontanano è come una liberazione. La rossa se n'è andata. Un peso mi cade dal petto, un'ondata di sollievo mi travolge.
Lascio lo sgabuzzino, il cuore ancora che batte forte, e riattraverso il corridoio, cercando di riprendere il controllo.Ancora una volta, Nolan mi vede, ma non sembra minimamente turbato dal fatto che l'abbia sorpreso con la collega.
-Alyce-
Mi chiama. Sapevo che lo avrebbe fatto.
Mi fermo davanti alla porta del suo ufficio. Nolan raccoglie la sua giacca da terra e la appoggia sulla sedia. Mi guarda. Indosso pantaloni neri e una maglia a V dello stesso colore. Si avvicina. Deglutisco a fatica. Si posiziona alle mie spalle, accostando le labbra al mio orecchio.-Ti è piaciuto lo spettacolo?-
Sussurra. I miei occhi si spalancarono, le guance infuocate. La domanda mi coglie impreparata, un'ondata di emozioni contrastanti mi travolge. Il silenzio, in quel momento, sembra l'unica risposta possibile.All'improvviso, sento la sua mano posarsi sul mio ventre, il suo naso sfiorare i miei capelli.
-Sei davvero bella. E hai un buon profumo-
Mormora.
-D-devo andare-
Balbetto, presa dal panico. Non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta che un uomo mi ha toccata. È passato davvero tanto tempo.Cerco di allontanarmi, ma lui mi trattiene, stringendomi a sé con forza, tanto da sentire il suo membro premere contro il mio fondoschiena.
-Nolan-
Dico, la voce strozzata in gola. -Devo andare- Il cuore mi martella nel petto.
-Hai un fidanzato, Alyce?-
Mi domanda con voce bassa e insinuante.
-Sì, ho un fidanzato-
Mento, sperando che non scopra la mia bugia.
-È un uomo fortunato, il tuo fidanzato- Sussurra, la sua voce carica di un'ambiguità che mi fa rabbrividire.
