Il mio weekend è volato, già finito, e ritorno al lavoro.
Nonostante apprezzi lavorare per la compagnia, avevo bisogno di ricaricare le batterie.
Il contrasto tra la calma del weekend e la routine lavorativa è netto, ma l'energia accumulata mi aiuterà ad affrontare la settimana.È trascorsa tutta la mattinata senza che abbia avuto occasione di incontrare Eric, e la porta del suo ufficio è rimasta sempre chiusa. Ho bussato, scegliendo un momento di minore affollamento nel corridoio, ma non ho ricevuto risposta. Suppongo che sia uscito per una causa.
Continuerò ad aspettare. Sono sicura che prima o poi lo incontrerò.Mi reco in mensa e, come di consueto, mi siedo a un tavolo da sola e comincio a mangiare. Poco dopo, puntuale come un orologio svizzero, arriva Algar.
-Ciao-
Dice, sedendosi di fronte a me, come fa di solito.
-Buongiorno-
Rispondo, mentre anche lui comincia a mangiare.Nolan passa davanti al nostro tavolo, e vedendomi con Algar, prosegue senza interrompersi, con una evidente indifferenza. La sua freddezza, però, non mi scalfisce; i miei pensieri restano completamente assorti sul comportamento inspiegabile di Eric.
Pochi istanti dopo, giunge anche lui.
Parla con alcuni dei suoi colleghi, a tratti sorride, ma non mi degna di uno sguardo. Il suo comportamento mi ferisce, così pure la sua indifferenza nei miei confronti.-Hey! Tutto bene?-
Mi chiede Algar, interrompendo i miei pensieri.
-Sì, tutto bene-
Rispondo, cercando di sembrare indifferente, mentre continuo a mangiare, quasi meccanicamente.Algar si lascia scappare una risatina. -Non ti ho mai vista abbuffarti in quel modo. Sicura di stare bene?-
Smetto di masticare, una guancia ancora colma di cibo, e sorrido, cercando di mascherare la mia agitazione. Mi invento qualcosa sul momento.
-In realtà, non ho cenato, ieri-
Dico, sperando che la bugia sia abbastanza credibile.-Oh! Capisco...- Dice lui, facendo una pausa che sembra allungarsi all'infinito. La sua voce, solitamente piatta, ora ha un tono quasi inquisitorio. -...Per caso hai fatto guasto? Ho notato che la macchina è rimasta nel parcheggio-
Aggiunge, con una punta di curiosità eccessiva, quasi ficcanaso.
Non credo siano affari suoi i miei spostamenti, ma continuo a mostrarmi gentile e disponibile.
-In realtà, non stavo bene. Così ho evitato di guidare. E anche di cenare-
Rispondo, inventando ancora.
"Non me la cavo male con le bugie!" Penso tra me e me, un po' soddisfatta della mia improvvisazione.Ma Algar continua a fare domande, insistente e curioso.
-E… chi ti ha dato un passaggio fino a casa. Bentley?-
Annuisco, e finalmente mastico e ingoio il mio boccone. Il suo interesse per la mia vita privata mi infastidisce, ma decido di non dargli peso.Finisco di mangiare, saluto Algar con un sorriso educato ma distaccato, e me ne vado. Il peso della delusione per il comportamento di Eric è ancora forte, un nodo allo stomaco che mi impedisce di godermi la pausa pranzo.
Di ritorno al lavoro, mi ritrovo a pulire l'ufficio di fronte a quello di Nolan, ancora chiuso a chiave. Non è ancora tornato dalla mensa. Nel silenzio ovattato della stanza vuota, solo il rumore della mia scopa che spazza il pavimento interrompe il silenzio, un silenzio pesante, quasi opprimente.
Nolan arriva qualche minuto dopo, mentre parla animatamente con due colleghi. Quei due se ne vanno, e lui, senza alcun preambolo, entra nell'ufficio dove sto pulendo, mi afferra per un braccio e mi trascina nel suo ufficio.
Chiude la porta a chiave, e comincia ad inveire contro di me, la sua rabbia evidente nel tono di voce.
-Che cazzo ci facevi con Bentley venerdì mattina! Stai scopando con lui? Eh?-
Ringhia, il suo viso contorto dalla collera.-Hey! Non sono la tua fidanzata, e nemmeno la tua puttana. Scopo con chi mi pare! Proprio come fai tu. Chiaro?- Sbotto, più incazzata di lui.
La sua arroganza e la sua possessività mi fanno perdere la pazienza.
Cerco di aprire la porta per uscire, ma le sue mani mi bloccano le braccia sopra la testa, premendo il mio corpo contro la porta, intrappolandomi.
