Il desiderio di parlare con Eric, di ottenere delle spiegazioni, mi tormenta.
Le brevi pause tra un impegno e l'altro le passo nel corridoio, nella speranza di incontrarlo, ma senza successo. La sua assenza, la sensazione che forse mi stia evitando di proposito, aumenta la mia frustrazione. Il tempo sembra scorrere a rilento, amplificando i miei sospetti.
Nel frattempo, vedo entrare la rossa nell'ufficio di Nolan. Lui, invece di chiudere la porta come è solito fare, la lascia aperta. La rossa insiste nel volerla chiudere, ma Nolan glielo impedisce, guardando verso di me.
La rossa si volta, i suoi occhi mi trovano, mi scrutano. Uno sguardo penetrante, quasi accusatorio, mi percorre da capo a piedi. Deglutisco, sentendomi a disagio sotto la sua analisi implacabile. Poi, si volta di nuovo verso Nolan e gli sussurra qualcosa, dando inizio a una discussione animata, un vortice di parole incomprensibili che si infrangono contro le mie orecchie.
In pochi istanti, la rossa è già fuori, i suoi passi decisi che risuonano nel silenzio del corridoio. Nolan, solo nel suo ufficio, chiude la porta con un gesto netto e definitivo, lasciandomi a rimuginare sul mistero della loro conversazione e sul motivo di quella discussione così accesa.
Un lungo sospiro mi sfugge dalle labbra. Il mio pensiero torna a Eric, alla speranza, flebile ma tenace, di rivederlo e chiarire finalmente tutto con lui.
.
Finalmente, il mio turno di lavoro è finito. Mi avvio verso lo spogliatoio, desiderosa di cambiarmi e lasciare alle spalle la giornata di lavoro.
Sto per chiudere la porta quando la mano di Nolan mi afferra un braccio e mi spinge dentro lo spogliatoio con forza. Prima che io possa reagire, entra anche lui, chiudendo la porta alle sue spalle.
-Sei impazzito?! Vuoi farmi licenziare?!-
Sibilo, i denti stretti per la rabbia e la paura. -Avanti, esci-
Mormoro, lo sguardo nervoso che si posa sulla maniglia, preoccupata che qualcuno possa arrivare da un momento all'altro. Invece di andarsene, Nolan si appoggia contro la porta, la sua presenza imponente che mi imprigiona. Mi guarda, uno sguardo intenso, quasi possessivo. -Sei libera domani?-
Chiede, diretto, senza mezzi termini.
Ho la netta sensazione che stia per chiedermi di uscire con lui.
-Esco con il mio fidanzato-
Rispondo, incrociando le braccia sul petto con un gesto che vorrebbe essere deciso, ma che suona debole persino alle mie orecchie. Lui ride, uno scoppio di suono che fa vibrare l'aria, scuote la testa.
-Non sei granché come bugiarda. So che non hai un fidanzato-
Commenta con aria divertita.
-Con il mio amante, allora-
Aggiungo, cercando di infondere più sicurezza nella mia voce di quanta ne senta dentro.
La mano di Nolan afferra il mio fianco, attirandomi a sé. Ma io mi stacco immediatamente da lui con un movimento istintivo.
-Cosa vuoi?-
Domando, la voce tesa.
-Uscire con te, che domande!-
Sbotta, le braccia spalancate in un gesto di frustrazione che non riesce a nascondere.
-Non voglio uscire con te. Non mi piacciono gli uomini possessivi. E tanto meno donnaioli-
Affermo con una fermezza che spero suoni convincente, anche se dentro di me tremo. Lui ride di nuovo, un suono arrogante e fastidioso, le mani sui fianchi. -Bene. Se non esci con me, mi costringi a fare da cattivo e ricattarti-
-E come? Facendomi licenziare?-
Lo sfido, cercando di mantenere un tono di voce calmo.
Lui sospira, un suono lungo e pesante che riempie il silenzio. Rimane immobile per un attimo, poi mi guarda con un'espressione che sembra quasi... seria. -Allora, esci con me e basta-
Dice, la sua voce meno arrogante di prima.
-Non voglio uscire con te. Punto. E ora vattene. Devo cambiarmi-
Rispondo con fermezza, cercando di ignorare il battito accelerato del mio cuore.
-Come se non sapessi già come sei fatta!- Ribatte, la sua voce ironica.
-Lo vedi? Sei un idiota!-
Esclamo con rabbia, le mani sui fianchi.
