Busso alla porta dell'ufficio di Bentley, un battito di cuore frenetico che accompagna il mio coraggio.
-Avanti-
Dice la sua voce, calma e profonda, dall'altra parte della porta.
Apro lentamente, e lo vedo seduto alla scrivania, immerso tra una pila di documenti. Alza lo sguardo, sorpreso dalla mia presenza.-Cosa posso fare per te?-
Mi chiede, tornando quasi subito a consultare i suoi fogli.
-Vorrei chiederle scusa per ieri sera. Un mio collega si è sentito male, e ho dovuto accompagnarlo al pronto soccorso-
Dico tutto d'un fiato, le parole che escono veloci, quasi a volersi liberare.-Entra e chiudi la porta-
Dice lui, la sua voce che ora ha un tono diverso, più caldo, più… interessato? Esito per un attimo, ma il suo sguardo, ora cupo e intenso, mi spinge ad obbedire.
Chiudo la porta dietro di me, il mio cuore che batte ancora più forte.Bentley si alza dalla sua scrivania e si avvicina a me, la sua presenza imponente che riempie lo spazio tra noi. Mi guarda, io non ho il coraggio di farlo.
-Dovrai farti perdonare-
Dice, il suo tono un misto di scherno e di qualcosa di più profondo. -Visto che ti ho aspettato per più di mezz'ora inutilmente--Mi farò perdonare-
Rispondo con convinzione, la determinazione che mi spinge a guardarlo negli occhi.
-Se vuoi davvero farti perdonare, allora torna nel mio ufficio appena finisci il tuo turno di lavoro- Dice, un sorriso appena accennato che gli illumina il volto. -E ora va'-Torna alla sua scrivania, e un senso di sollievo mi pervade. Il malinteso è chiarito, e l'appuntamento per stasera è fissato. Esco dal suo ufficio, sentendomi più leggera. Passo davanti all'ufficio di Nolan. Anche lui è seduto alla scrivania, immerso nel lavoro, concentrato in modo quasi maniacale. È la prima volta che lo vedo così, totalmente assorto. Non si accorge nemmeno della mia presenza.
.
È ora di pranzo. Algar oggi non è riuscito a raggiungermi, probabilmente sommerso dal lavoro. Il brusio della mensa mi arriva ovattato mentre mangio da sola. Il mio sguardo, come un'abitudine ineluttabile, si posa su Bentley e quella bionda che gli sta sempre accanto.
Nolan mi passa davanti, solo, senza la sua rossa. Poi, improvvisamente, si ferma e si siede di fronte a me, cogliendomi di sorpresa. Mi guarda, sorride, e inizia a mangiare.
-Dopo vieni da me, nel mio ufficio-
Dice, una volta finito di masticare il suo boccone di carne. La sua richiesta che mi lascia di stucco.-Non verrò-
Replico, cercando di sembrare indifferente, di fare la preziosa.
-Tu verrai invece, altrimenti, vado dal tuo capo e ti faccio licenziare-
Sussurra, la sua voce, leggermente minacciosa. Non posso credere che mi stia ricattando!-Non mi spaventa il tuo ricatto-
Sibilo a denti stretti, l'ira che mi sale dentro.
-Prova a non venire, allora. Così vedrai se ne sono capace-
Dice, un sorriso malizioso che gli curva
le labbra.
Finisce il suo pasto e se ne va, lasciandomi sola con i miei pensieri. Bentley mi fissa per alcuni secondi, uno sguardo penetrante che mi fa sentire osservata, giudicata. Chissà cosa avrà pensato nel vedere Nolan seduto al mio tavolo..
Il mio lavoro per oggi è finito, e l'appuntamento con Nolan mi paralizza. La paura di una sua reazione negativa, di una vendetta per non essermi concessa a lui, mi attanaglia. Un brivido di apprensione mi percorre la schiena.
Respiro profondamente e, con un battito cardiaco accelerato, mi avvicino alla porta del suo ufficio e busso piano.-Avanti-
Dice la sua voce, roca e profonda.
Apro la porta ed entro, lui mi fa cenno di chiuderla con un gesto della mano. Si alza dalla scrivania, i suoi occhi mi scrutano con intensità. Si pianta davanti a me, e il mio respiro si fa corto.
