Capitolo 5

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Busso alla porta dell'ufficio di Bentley, un battito di cuore frenetico che accompagna il mio coraggio.

-Avanti-
Dice la sua voce, calma e profonda, dall'altra parte della porta.
Apro lentamente, e lo vedo seduto alla scrivania, immerso tra una pila di documenti. Alza lo sguardo, sorpreso dalla mia presenza.

-Cosa posso fare per te?-
Mi chiede, tornando quasi subito a consultare i suoi fogli. 
-Vorrei chiederle scusa per ieri sera. Un mio collega si è sentito male, e ho dovuto accompagnarlo al pronto soccorso-
Dico tutto d'un fiato, le parole che escono veloci, quasi a volersi liberare. 

-Entra e chiudi la porta-
Dice lui, la sua voce che ora ha un tono diverso, più caldo, più… interessato?   Esito per un attimo, ma il suo sguardo, ora cupo e intenso, mi spinge ad obbedire. 
Chiudo la porta dietro di me, il mio cuore che batte ancora più forte.

Bentley si alza dalla sua scrivania e si avvicina a me, la sua presenza imponente che riempie lo spazio tra noi. Mi guarda, io non ho il coraggio di farlo.

-Dovrai farti perdonare-
Dice, il suo tono un misto di scherno e di qualcosa di più profondo.  -Visto che ti ho aspettato per più di mezz'ora inutilmente-

-Mi farò perdonare-
Rispondo con convinzione, la determinazione che mi spinge a guardarlo negli occhi. 
-Se vuoi davvero farti perdonare, allora torna nel mio ufficio appena finisci il tuo turno di lavoro-  Dice, un sorriso appena accennato che gli illumina il volto.  -E ora va'-

Torna alla sua scrivania, e un senso di sollievo mi pervade. Il malinteso è chiarito, e l'appuntamento per stasera è fissato. Esco dal suo ufficio, sentendomi più leggera. Passo davanti all'ufficio di Nolan. Anche lui è seduto alla scrivania, immerso nel lavoro, concentrato in modo quasi maniacale. È la prima volta che lo vedo così, totalmente assorto. Non si accorge nemmeno della mia presenza.

.

È ora di pranzo. Algar oggi non è riuscito a raggiungermi, probabilmente sommerso dal lavoro. Il brusio della mensa mi arriva ovattato mentre mangio da sola. Il mio sguardo, come un'abitudine ineluttabile, si posa su Bentley e quella bionda che gli sta sempre accanto.

Nolan mi passa davanti, solo, senza la sua rossa. Poi, improvvisamente, si ferma e si siede di fronte a me, cogliendomi di sorpresa. Mi guarda, sorride, e inizia a mangiare.
-Dopo vieni da me, nel mio ufficio-
Dice, una volta finito di masticare il suo boccone di carne. La sua richiesta che mi lascia di stucco.

-Non verrò-
Replico, cercando di sembrare indifferente, di fare la preziosa.
-Tu verrai invece, altrimenti, vado dal tuo capo e ti faccio licenziare-
Sussurra, la sua voce, leggermente minacciosa. Non posso credere che mi stia ricattando!

-Non mi spaventa il tuo ricatto-
Sibilo a denti stretti, l'ira che mi sale dentro. 
-Prova a non venire, allora. Così vedrai se ne sono capace-
Dice, un sorriso malizioso che gli curva
le labbra.
Finisce il suo pasto e se ne va, lasciandomi sola con i miei pensieri.  Bentley mi fissa per alcuni secondi, uno sguardo penetrante che mi fa sentire osservata, giudicata. Chissà cosa avrà pensato nel vedere Nolan seduto al mio tavolo. 

.

Il mio lavoro per oggi è finito, e l'appuntamento con Nolan mi paralizza. La paura di una sua reazione negativa, di una vendetta per non essermi concessa a lui, mi attanaglia. Un brivido di apprensione mi percorre la schiena.
Respiro profondamente e, con un battito cardiaco accelerato, mi avvicino alla porta del suo ufficio e busso piano.

-Avanti-
Dice la sua voce, roca e profonda.
Apro la porta ed entro, lui mi fa cenno di chiuderla con un gesto della mano. Si alza dalla scrivania, i suoi occhi mi scrutano con intensità. Si pianta davanti a me, e il mio respiro si fa corto.

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