CAPITOLO 17 - Evan

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Cerco di mantenere un atteggiamento calmo e indifferente quando le passo accanto, ma vedere Emily insieme a quella testa di cazzo mi fa impazzire. Sapere che lui la bacia, quando invece dovrei essere io a farlo, o peggio, sapere che la vede nuda e fa l'amore con lei, quando invece vorrei essere io l'unico ad averne il diritto, mi fa uscire di senno.

All'inizio quasi non credevo a ciò che era successo dietro la biblioteca. Ho passato giorni d'inferno. Sono stato male. Per lei, cazzo. Controllavo il cellulare mille volte al giorno nella speranza che ci avesse ripensato, ma poi, la settimana scorsa, mentre ero in trasferta con la squadra, Vivian mi ha scritto, e ho pensato che fosse un segno del destino. Un modo neanche tanto velato per dirmi che era ora di piantarla di piangermi addosso. Inoltre, il fatto di aver avuto, appena poche ore prima dall'arrivo del suo messaggio, una conversazione al telefono con mio zio, il quale mi informava che papà aveva portato la mamma in una clinica specializzata non molto lontano da casa, potrebbe avermi ulteriormente influenzato.

Non ho fatto domande allo zio, tanto non mi interessava. O almeno così fingo di ripetermi. Ma rispondere a Vivian, quella sera, è stato come un bisogno viscerale.

«Potremmo ordinare una pizza e mangiarla a letto, che ne dici?» Mi propone Vivian, distesa nuda vicino a me.

«Come vuoi...» Dico con sufficienza, fissando il soffitto, senza prestare particolare attenzione alla ragazza che mi sta accanto.

Due sole notti con Emily e lei era già riuscita a riempire questa stanza di ricordi che adesso fanno più male di dieci costole rotte e un trauma alla testa.

Io, di costole, me ne sono rotta una soltanto, e faceva male, cazzo. Mi sono beccato pure una commozione celebrale, dolorosa anche quella, ma niente in confronto a ciò che ho provato quando Emily ha scelto lui.

Ero convinto che tra noi ci fosse qualcosa di speciale.

Io la amavo, quella ragazza.

Mi passo una mano sul viso, nascondendo il mio tormento.

Mia sorella, i miei genitori, e ora anche lei.

Tutti decisi ad abbandonarmi.

Non ne potevo più di arrancare, così ho deciso di consolarmi con ciò che avevo a disposizione.

Mi rigiro sul fianco e faccio scivolare le dita lungo il braccio della ragazza distesa sul mio letto. «Che ne dici, invece, di fare un altro giro prima?» Sento il forte bisogno di liberarmi di questa tensione, e conosco solo due modi per farlo: l'hockey, e il sesso.

«Sai che non riesco a resisterti se me lo chiedi con quegli occhi incredibili.»

A quelle parole, mi irrigidisco. Un senso di collera mi risale dalle viscere.

Con un movimento irruento, la volto sulla pancia e mi scaravento sopra di lei, pronto a scoparla, ma senza mai guardarla in faccia.

Nessuna, a parte lei, può parlare dei miei occhi. Quelli sono esclusivamente per Emily. Solo lei può ammirare ciò che si nasconde al loro interno.

Solo alla mia Lolita è concesso di farlo.

Vivian riesce ad alleviare un po' del mio dolore. Ma non è lei.

Per ora mi aiuta solamente a non impazzire.

«Dio, Evan, sei fantastico.»

Vivian mi si accoccola al petto, ancora nuda, e io le avvolgo il fianco con un braccio. Il profumo dei suoi capelli lunghi, lisci come la seta, che cosparge le lenzuola e anche la mia pelle.

Miele. Ma io voglio pesca.

«Ah, sabato non potrò venire alla partita, devo andare via per il fine settimana. Compleanno della nonna. Mi dispiace.»

SUPERNOVA - SCONTRO TRA STELLE BINARIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora