CAPITOLO 18 - Emily

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Sono rimasta chiusa in quel ripostiglio per quasi mezz'ora, a piangere come una stupida.

So che Evan è arrabbiato con me, come potrei biasimarlo, ma le parole che mi ha detto alla fine... è stato così crudele che non l'ho quasi riconosciuto. Quello non è il ragazzo di cui mi sono innamorata, e temo si sia trasformato così per colpa mia.

Innamorata?

Oh Dio, Emily, che pasticcio!

«Amore, sei pronta?»

Brad irrompe in camera mia e io mi affretto ad alzarmi dal letto e sparire in bagno.

«Cinque minuti, sistemo il trucco.» Grido dalla porta chiusa. Non voglio che veda i miei occhi lucidi.

Ormai questa è la reazione che mi viene ogni volta che ripenso a Evan.

Una lacrima rotola giù all'improvviso, facendosi strada fino al mio labbro e andando a inumidire una delle ferite che mi sono procurata la scorsa notte.

«Tesoro, dobbiamo andare o faremo tardi.» Replica Brad da dietro la porta, alzando leggermente il tono della voce per farsi sentire.

Mi asciugo delicatamente il viso con il panno bianco in cotone.

Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo, cercando di farmi coraggio.

Esco dal bagno e torno a recitare la mia parte.

«Eccomi, scusa.»

Vado con Brad fino in città. Abbiamo appuntamento da Cartier, vi lascio immaginare il motivo.

«Signor Westbrook, ben arrivato.» Il direttore accoglie così il mio ragazzo; immagino si siano già sentiti al telefono. «Signorina White, benvenuta da Cartier

Accenno un sorriso forzato quando l'uomo si rivolge a me, stupita che conosca il mio nome.

Brad deve aver intrattenuto una conversazione piuttosto dettagliata con lui.

Avrà su per giù una cinquantina d'anni, completo su misura e una nota di colonia che solletica le mie narici.

Ci fa strada fino a raggiungere una saletta privata.

In esposizione, sul grande tavolo ovale in legno massello, decine di fedi nuziali, che scintillano sotto le luci ai LED.

«Prego, accomodatevi.»

Prendo posto accanto a Brad, che oggi indossa una camicia Armani celeste, dello stesso colore dei suoi occhi, infilata in un paio di pantaloni beige eleganti e cintura nera Calvin Klein. Ai piedi, un paio di derby blu navy scamosciate.

Okay, lo ammetto, il mio fidanzato fa la sua figura, e un po' mi si riempie il petto al pensiero che sia io la fortunata al suo fianco. Però... Già, c'è un però.

Osservo gli anelli che ho davanti e mi sforzo di trovare l'entusiasmo, ma, cavolo, non provo nulla. Sono così depressa che il mio cuore non accenna ad una minima reazione, come se fosse morto.

«Tesoro, hai visto qualcosa che ti piace?» Mi chiede Brad, stringendomi la mano che tenevo sulla coscia. Da quando è tornato da Cleveland, sembra cambiato. È meno arrogante e si impegna ad essere più amorevole nei miei confronti.

Lo apprezzo, ma sono comunque preoccupata che possa tornare ad essere il solito presuntuoso - il quale è diventato solo quattro anni fa, chiariamo - così, da un momento all'altro.

«Non saprei, sono tutti belli.» Mi limito a dire con poco entusiasmo.

Brad mi indica due fedi in oro giallo, una leggermente più larga e levigata, l'altra con la stessa levigatura, ma con una fascia laterale di diamantini incastonati lungo tutta la lunghezza. Belle, anche se personalmente non amo l'oro giallo.

«Sono carine. Piacciono anche a te?» Mi sforzo di domandargli, più per rendermi partecipe davanti al direttore, che ci sta fissando in silenzio. Probabilmente starà facendo un pronostico mentale su quanti anni dureremo.

«Moltissimo, Emily. Cosa ne dici, sono le nostre?»

L'emozione con cui Brad me lo chiede, fa risvegliare il mio cuore, ma non nel modo in cui dovrebbe. Vorrei avere lo stesso entusiasmo che ha lui. Vorrei tanto amarlo come lui ama me.

Un tempo, forse, avrei detto che fosse lui, quello giusto, ma ora...

Annuisco in modo quasi impercettibile e Brad si apre in un sorriso autentico, i suoi occhi celesti che brillano per la felicità. Quasi non lo riconosco.

Dopo esserci fatti prendere le misure e deciso quale incisione apparirà all'interno, usciamo dal negozio con una commissione in meno da fare per queste nozze.

Quando noto che Brad non imbocca la strada del ritorno, mi faccio sospettosa. «Brad? Non andiamo a casa?»

«No, tesoro. Oggi io e te pranziamo in un ristorantino nuovo. Ho voglia di stare un po' con la mia fidanzata. Mi sento in colpa per averti lasciata sola durante le vacanze, Emily.»

L'ultima frase la pronuncia abbassando di un'ottava la voce, come se ne fosse sinceramente dispiaciuto.

E io mi sento una merda totale.

«Ma sono passate settimane, Brad, non fa niente.»

E comunque, sono io che dovrei sentirmi in colpa, visto che sono andata a letto con un altro mentre tu non c'eri.

Dio, sono una persona orribile.

«Mio padre mi ha così tormentato con il lavoro che non mi sono reso conto di averti trascurata, Emily, mi dispiace.»

Scusate?

Chi è questa persona seduta alla mia sinistra che sta guidando?

Non può essere davvero il mio ragazzo!

«Brad, sul serio-»

Cosa??

No!

Mi blocco. Completamente paralizzata. Questo è il karma che mi sta punendo. Uno schiaffo dritto in faccia.

«Emily, ti senti bene?»

La voce di Brad arriva attutita alle mie orecchie.

L'unica cosa che ancora si muove sono le mie palpebre.

Resto immobile a fissare l'insegna del ristorante fuori dal mio finestrino. La scritta "Palmer" che mi impedisce di respirare.

«Amore?»

Esco dal mio stato di apparente morte e mi volto verso il mio ragazzo.

«Brad, scusa, non mi sento bene. Credo di aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male. Possiamo tornare a casa?»

«Ma certo, Emily, ci andiamo subito. In effetti, sei molto pallida. Vuoi che mi fermi in una farmacia lungo la strada?»

Scrollo appena la testa, intontita. «No, credo di aver solo bisogno di stendermi.»

In realtà, non posso mettere piede lì dentro, dovrei confessargli. Dio, se lo zio di Evan mi vedesse con Brad... Mi meriterei di girare con la lettera scarlatta marchiata in fronte.

"Ha davvero bisogno di qualcuno che lo ami." Il ricordo delle parole che mi aveva sussurrato Nicholas quella sera mi provoca un dolore così acuto, che non devo nemmeno fingere di stare male.

Brad mi riporta a casa e passo il resto della domenica pomeriggio sdraiata a letto. Il mio ragazzo accanto a me, che ha insistito per rimanere e mi ha pure preparato un tè. Da solo!

Alla fine, lui si addormenta con un braccio intorno alla mia vita, e io ricomincio di nuovo a mettere tutto in discussione. E se fosse davvero Brad, l'uomo giusto? Si è impegnato parecchio per essere migliore nell'ultimo periodo. Avrei un sacco di cose da dirgli, ma non riesco a farne uscire neanche una dalla mia bocca, ed è incomprensibile, dato che ci conosciamo da sette anni. Evan lo conosco solo da pochi mesi, eppure sono riuscita a dire più cose a lui in qualche settimana, che a Brad negli ultimi quattro anni. Con Evan riesco ad essere me stessa e, da quando l'ho conosciuto, sento sempre il bisogno di correre da lui se qualcosa mi turba. Ma Evan ha ragione, mi comporto proprio come una ragazzina viziata, e quel ragazzo non se lo merita.

SUPERNOVA - SCONTRO TRA STELLE BINARIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora