CAPITOLO 15 - Emily

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Il giorno prima...

«Emily, amore!» Brad attraversa rapidamente l'atrio e mi raggiunge ai piedi della scalinata a ventaglio, stringendomi in un abbraccio. «Mi sei mancata tanto.»

Mi agito sul posto. Perché è già qui? Non lo aspettavo. Non così presto. In realtà stavo per andare a parlare con il nonno, ma lui ha rovinato i miei piani presentandosi qui in anticipo.

«Ho una sorpresa per te.» Mi dice entusiasta. «Prendi il cappotto.»

Spalanco gli occhi. «Dove andiamo?» Domando allarmata. Le sorprese di Brad mi fanno preoccupare ogni volta. Ha intenzione di portarmi veloce a Honolulu, oggi?

«Tesoro, tu prendi il cappotto e vedrai.»

Lo assecondo, tanto per cambiare, l'ansia che mi assale, perché l'unica cosa che vorrei davvero in questo momento è lasciarlo, ma ancora non posso farlo.

Lo seguo fuori. Brad mi apre la portiera della Aston e aspetta che mi sia sistemata dentro prima di richiuderla con cura. Mi scappa un sorriso. Immagino che, dopo la mia sfuriata di ritorno dal ristorante, la scorsa settimana, ora non si fidi più a farmela richiudere da sola.

«Com'era Cleveland?» Domando, restando sul vago, mentre lui mi porta Dio solo sa dove, improvvisando un discorso neutro, perché se mi dovesse chiedere cos'ho fatto mentre lui era via, temo che diventerei paonazza al solo ricordo di me e Evan a letto insieme.

Ecco, lo sapevo, mi si sono appena infiammate le guance.

«Carina, ma preferisco Chicago.» Risponde lui, gli occhi concentrati sulla strada. «La prossima volta, però, potresti accompagnarmi, così la troverei decisamente più bella.»

Annuisco in silenzio e, quando lo vedo imboccare la strada per Lake Forest, lo stomaco mi si stringe in una morsa. «Brad, ma dove stiamo andando?»

Lui si volta brevemente e mi sorride. «A trovare tuo nonno, amore.»

Spalanco gli occhi per la sorpresa. «Ma... non so se possiamo. Bisogna chiamare prima.» Farfuglio in preda al panico. Di solito bisogna prendere appuntamento, siccome spesso lui non si sente bene, ma oggi io non l'ho fatto per paura che mi dicessero di non poter venire, quindi mi sarei presentata lì a tradimento, sicura che così avrei potuto vedere il nonno per raccontargli tutto.

«Lo so, tesoro. Ci ho già pensato io. Ci sta aspettando e non vede l'ora di vederti.»

Resto paralizzata, la notizia che mi ammutolisce. Tutti i miei piani appena andati in fumo.

«Ho pensato che fosse carino andarci insieme, una volta. Spero non sia un problema.»

Scuoto a stento il capo. Il gesto di Brad mi ha talmente spiazzata, che fatico ad articolare le parole. È forse la prima cosa giusta che fa dopo anni, nonostante il tempismo sia pessimo.

Come previsto, una volta parcheggiata l'auto nel viale, Brad scende di corsa e viene ad aprirmi la portiera, per poi richiuderla piano.

Non facciamo neanche in tempo a suonare, che il portone si apre e la governante ci accoglie con un sorriso smagliante. «Signorina White, signor Westbrook, prego accomodatevi.»

Oltrepassiamo la soglia, entrando nella tenuta, e lei ci fa strada verso il piano superiore.

Salgo i gradini al fianco di Brad, che mi tiene per mano. Sono venuta qui non so quante volte a trovare il nonno da quando si è ammalato, ma non mi sono mai sentita così nervosa come ora.

La donna davanti a noi, che indossa la solita uniforme camicia-gonnella color cenere e il grembiulino bianco, ci accompagna all'interno della grande camera da letto.

SUPERNOVA - SCONTRO TRA STELLE BINARIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora