6. Cannibal Town

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Cosa vorrà quel dannato?Mi chiedo cosa avrà in mente

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Cosa vorrà quel dannato?
Mi chiedo cosa avrà in mente

Non avrebbe saputo dire come, ma Iliana si ritrovò d'un tratto col sedere su un marciapiede. Il passaggio dall'avere i suoi piedi ben attaccati al cortile esterno dell'Hazbin Hotel a quello, l'aveva disorientata non poco. Il viaggio in quel Portale Oscuro le aveva fatto venire un gran mal di testa, oltre che un senso di nausea non aiutato dall'odore acre e pungente che sembrava permeare quel vicolo. La breve permanenza all'Hotel le aveva quasi fatto dimenticare quale fosse il vero olezzo dell'Inferno: morte, putrefazione, fumo e sangue.

«Strano» disse una voce distorta, proveniente da parecchi centimetri più su rispetto a lei, che era ancora seduta sul pavimento, «credevo di aver convocato un'anima diversa.»

Iliana riaprì finalmente gli occhi, anche se il mondo attorno a lei ancora non aveva smesso di girare in senso antiorario. La prima cosa che vide furono due gambe secche fasciate da un paio di pantaloni neri. Non che avesse bisogno di sollevare il viso e vedere a chi appartenessero, per capire chi aveva di fronte: la sua voce distorta dall'effetto radio era inconfondibile. Si ritrovò comunque a fissare il sorriso onnipresente e le iridi rosse di Alastor, che la guardavano dall'alto.

«Oh» fece lui, quando i loro sguardi si incontrarono, «no, non ho sbagliato: sei tu.» La indicò col suo bastone. «Riconoscerei i tuoi occhi ovunque, Piccolo Angelo.»

Iliana corrugò la fronte. «I miei...»

«Intrisi di disperazione e abbandono. Un po' penosi, se devo essere sincero.»

Lei strinse una mano e le palpebre, offesa e innervosita, ma Alastor rise.

«E assolutamente adorabili» aggiunse, sollevando un sopracciglio, «quando cercano di mostrarsi arrabbiati in questo modo.»

Iliana sospirò e si massaggiò la fronte: il suo atteggiamento sopra le righe non stava aiutando il suo mal di testa, semmai lo stava solo peggiorando. «Si può sapere cosa vuoi?»

«Ah-ah-ah» fece lui, chinandosi appena in avanti. Il suo sorriso si era fatto più largo, ma i suoi occhi più sottili. «Non è questo il modo di parlare al padrone della tua anima, ti pare?»

Di nuovo, Iliana lo guardò storto e lui sorrise tanto che lei si domandò se avrebbe finito col strapparsi la faccia, prima o poi.

«Per stavolta sei perdonata, sei ancora nuova di questo mondo, è normale che tu non conosca i suoi usi e costumi. Ma non preoccuparti...» Piegò il capo verso una spalla e le sue iridi assunsero la forma di manopole di una radio, rendendolo ancora più inquietante. «Avrò tutto il tempo per insegnarteli.»

Iliana deglutì, un brivido che le crepitava lungo la schiena.

«Ad ogni modo» disse poi, tornando quello di sempre, le ombre dietro di lui che svanivano come nubi dopo una tempesta, «su: in piedi! Non ho mica tutto il giorno.»

𝐒𝐄𝐑𝐄𝐍𝐃𝐈𝐏𝐈𝐓𝐘 | 𝐇𝐀𝐙𝐁𝐈𝐍 𝐇𝐎𝐓𝐄𝐋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora