20. Febbre Infernale

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Questo è l'InfernoChe a te piaccia o no

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Questo è l'Inferno
Che a te piaccia o no

Presente

Le urla di Adamo ancora le rimbombavano nelle orecchie, con echi infiniti che sembravano rimbalzare nelle pareti del suo cervello.

Il ritorno al presente fu lento, doloroso, ma inesorabile.

Un attimo prima era sul pavimento di Pentagram City, quello dopo si trovava all'interno di un locale. Le immagini si confondevano tra loro. C'erano mura di mattoni sporche di sangue, illuminate dalla luce vermiglia dell'Inferno... poi una folla di gente che le ballava intorno, disinibita e volgare, ma del tutto disinteressata al suo giudizio o a quello di chiunque altro. Poi le luci stroboscopiche e al neon, che andavano allo stesso ritmo della canzone che rimbombava in ogni angolo del locale, si tramutavano in raggi dorati, che distruggevano qualunque cosa si trovasse sul loro cammino.

No, i raggi non erano di pura luce... ma oscuri, come le tenebre, come le ombre di Alastor.

Alastor? Cosa c'entra adesso? Non c'era nemmeno...

Eppure, la freddezza del corpo che l'aveva stretta a sé, come quella di un non-morto, le sembrava familiare, come se fosse la sua.

Victor.

No, perché adesso le veniva in mente quel nome? Victor non c'entrava nulla.

Bontà divina, sono così confusa... ma cosa sta succedendo?

In tutto quel caos, di ricordi, sogni e sensazioni fumose, c'era comunque un unico denominatore comune.

Adamo urlava di rabbia incontrollabile in tutte le realtà.

Iliana sgranò gli occhi e scattò a sedere. Poi, il mondo le vorticò intorno e il suo corpo divenne molle come un marshmellow, costringendola a tornare sdraiata. La testa e le spalle si abbatterono contro la morbidezza di un cuscino.

Dovette attendere qualche secondo che anche le tenebre dietro le sue palpebre smettessero di ondeggiare e che il suo stomaco si calmasse e non la costringesse a vomitare la sua anima sul pavimento.

La mia anima... tanto neanche è qui.

Quel pensiero la costrinse a tornare di nuovo lucida e, con cautela, riaprì gli occhi.

La sua prima sensazione non era stata errata: era all'interno di una camera dell'Hazbin Hotel, il mobilio e le decorazioni erano inconfondibili. Come ci fosse arrivata, tuttavia, era al di fuori della sua comprensione.

Si guardò attorno, registrando che la stanza non era la sua.

Di fronte al letto c'era un camino maestoso, con due poltrone imbottite di stoffa rossa; sopra il cornicione, candelabri a due manici contenevano bianche candele accese da fiamme innaturalmente verdi. Tra di essi, alcuni teschi che Iliana sperò fossero finti... o non umani. Altri teschi erano sparsi sulle mensole di una libreria, come oggetti decorativi tra tomi che sembravano antichi, e subito accanto, sulla parete, faceva bella mostra uno scheletro intero, di drago forse? Considerando che mancavano le ali, forse era più probabile si trattasse di un coccodrillo.

𝐒𝐄𝐑𝐄𝐍𝐃𝐈𝐏𝐈𝐓𝐘 | 𝐇𝐀𝐙𝐁𝐈𝐍 𝐇𝐎𝐓𝐄𝐋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora