CAPITOLO 3 || IL CONTRATTO

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Mi svegliai con l'incessante bisogno di urlare ripensando alla telefonata di ieri sera.
J era andato a lavoro presto stamattina, mi aveva lasciato la colazione ed avevo sentito che chiudeva la porta di casa. Questa settimana avevo preso una pausa dal locale perchè non me la sentivo di affrontarlo in questo momento.
Il campanello mi spinse ad alzarmi dal letto e mi diressi svogliatamente a vedere chi  osava disturbarmi alle 8 del mattino.
Guardai dallo spioncino della porta... Nessuno. Aprii e in terra davanti notai una busta marroncina, tipica dei documenti con su scrtto il mio nome ed una rosa appoggiata ad essa.
Pensai immediatamente a J, pensai che volesse farmi una sorpresa. Il solito romanticone. Presi la busta e la rosa rossa profumatissima.
Chiusi la porta e rientrai in casa, ero proprio curioso di leggere questa lettera.. Sorridendo cercai di aprirla e non appena riuscii a staccare la colla che la chiudeva notai qualcosa di strano. Un profumo  fuoriuscì non appena aprii leggermente mi fece girare la testa poichè mi era troppo familiare.
Quel profumo che mi perseguitava da giorni ormai.
Ne strassi quella che a prima vista sembrò una lettera e non appena cominciai a leggere rimasi  pietrificato.
Un.. CONTRATTO?
Mi sedetti sulla sedia osservando incredulo quel  cumulo di fogli incomprensibili. D'istinto presi il telefono e digitai il numero di R.
Rispose quasi subito come se stesse aspettando la mia telefonata.

<<Ti è arrivato, vero?>> Mi chiese immediatamente

<<R, che significa? Non capisco. Sono stato chiaro quella sera, non voglio averci niente a che fare.>> Dissi quasi arrabbiato.

<<Senti Ars ascoltami quella sera quando sei andato via, sono andato nel privè per restituirgli i soldi ma non c'èra più nessuno. Lui mi ha chiamato poi.
Mi ha detto che voleva vederti ancora ed io, gli ho spiegato che cosa avevi deciso e che volevi restituirgli i soldi. Non ha parlato, ha buttato giù il telefono. Pensavo avesse capito ma...>>

Si fermò, aveva la voce secca, come se non riuscisse a parlare.

<<Ma..?>>

<<Ti cerca continuamente, sta terrorizzando  ogni tuo cliente che per paura cambia spogliarellista... insomma sta creandoti terra bruciata intorno.
Io non capisco come comportarmi. Ho evitato di parlartene prima perchè non volevo preoccuparti  più del dovuto.
Onestamente Ars, cosa è successo quella sera?>> Mi chiede alla fine poi.

<<Non voglio parlarne per telefono R.>> dissi senza pensarci.

<<Va bene, dammi mezz'ora e sono da te..>>

Riagganciai e rimasi ad osservare quel contratto immobile senza riuscirne però a leggere le parole.
Venni interrotto dal suono del campanello.. R doveva essere arrivato.

<<Fammi  vedere il contratto>>  mi disse appena aprii la porta.

Ci dirigemmo in cucina dove sul tavolo era poggiata la busta, R la prese e ne estrasse quello che era un contratto scritto a forma di regola.
Lo lesse e dopo qualche minuto lo appoggiò sul tavolo, scrutandomi.

<<Ti ascolto, posso sapere cosa è successo quella sera?>>

Mi feci forza e con un poco di vergogna gli raccontai ogni cosa. Senza tralasciare alcun dettaglio.

<<Mh, ora capisco il perchè del contratto...>> Si alzò e cominciò a girare pensieroso per la stanza.

Non capivo il perchè di quella affermazione. Lo guardai con aria interrogativa.

<<Ma almeno il contratto lo hai letto?>> Mi chiese.

Effettivamente no, non lo avevo neanche letto. Ero rimasto pietrificato e lo avevo riposto quasi subito dentro la busta. Poco mi importava cosa c'èra scritto, avevo deciso di non accettare e quindi non aveva avuto nemmeno senso leggerlo.
Ora però, dopo questa affermazione, ero davvero curioso di sapere cosa c'èra scritto di così tanto preoccupante data l'espressione di R.
Lo afferrai e cominciai  leggere,mi fermaia metà e cominciai a sudare freddo. Non potevo credere che davvero avrebbe voluto..

<<Vuole comprarmi?>> Sbottai infastidito.

Che faccia tosta che aveva questo tipo. Ma cosa ero diventato merce? Pensava davvero che io accettassi questo contratto?

<< Ars e non è finita ...lui vuole spingersi oltre e vuole il tuo consenso.>>

<<Questo mai. Ora basta! Questo è troppo, non posso permettere che qualcuno mi tratti come merce, ma cosa crede?>>

Mi sentii davvero infastidito, nessuno mi aveva mai trattato così come un'oggetto senza valore da usare e "buttare" infine a proprio piacimento. Non avevo mai permesso a nessuno di andare oltre e non sarebbe stato di certo questo il caso. 
Guardai R che mi scruta in viso preoccupato. Non volevo recargli danno ma non potevo permettere di certo a questo tizio di farla franca ne andava del mio orgoglio.
Pensai poi a J che non si meritava tutto questo e pensai anche a me stesso.
Ma cosa potevo fare? Come devevo comportarmi se per un capriccio avessi perso tutti i clienti? Ero arrabbiato si, ma anche preoccupato per il mio lavoro e adesso non potevo permettermi di perderlo.
Dovevo trovare una soluzione.
All'improvviso ebbi un'illuminaione.

<<Chiamalo e digli che accetto.>> Dissi senza esitare <<Ma alle mie condizioni.>>

R mi guardò perplesso e annuì perchè conoscendomi sapeva che, se avevo deciso così, non sarei tornato indietro sui miei passi. Prese il telefono dalla tasca, compose il numero e attese.
Dopo qualche squillo partì la segreteria telefonica e, non appena R riagganciò prense a squillare  il mio telefono.
Numero priavato. Era Lui.

<<Perchè non me lo dici tu Bambolina se vuoi accettare o no il contratto ..>> Dichiarò non appena risposi.

Il suo tono di voce era sempre calmo e sensuale e questo mi mise una certa agitazione. Cercai di fermare il tremore che mi aveva provocato e con fare "accademico" ammiccai

<<Voglio contrattare, accetto, ma ci sono delle condizioni. Io...>>

<<Non ho detto che mi sta bene. >> Mi bloccò prima ancora che io potessi dire quali erano le mie condizioni
<<Ma se vuoi contrattare, voglio farlo di persona, al privè. Questa sera.>>

E senza darmi tempo di contraddire chiuse la chiamata.
Rimasi con il telefono a mezz'aria e guardai R che assistiva alla scena emettere qualche suono che non compresi perchè ancora scosso dalla telefonata appena conclusa.

<<Ars?.. Quindi?>>

Scossi la testa << Vuole incontrarmi per contrattare. Stasera.>>

Cazzo.

Pensai di essermi scavato la fossa da solo. Non sapevo cosa mi fosse saltato in mente in quel momento ma mi sembrava l'unica soluzione plausibile. Perchè non potevo perdere il lavoro.
Sapevo che J non aveva problemi economici, che dopo la promozione che aveva ricevuto guadagnava più soldi, ma.. io volevo avere la mia indipendenza ed inoltre il mio lavoro mi piaceva.
Oltre a ciò, vorrei dimostrare a questa persona che non ero un'oggetto, che non poteva usarmi a suo gusto e piacimento. Avevo anche io la mia dignità e non me la sarei fatta di certo calpestare dal primo stronzo riccone che si fosse  incapricciato con me.
Visto che tanto mi desiderava sarebbe dovuto stare alle mie di condizioni, altrimenti poteva andarsene al diavolo!
Scrissi a J che la sera sarei dovuto andare a lavoro prima e che misarei trattenuto per fare qualche straordinario, poi mi preparai per andare incontro al mio destino.

Entrai al locale e R mi aspettava seduto al bancone. Mi guardò preoccupato e io di rimando gli sorrisi  per non farlo stare tranquillo.
Entrai nel privè e la prima cosa che mi saltò all'occhio fu una benda rossa di raso con accanto un bigliettino.
Indossala.
La indossai e mi appoggiai sul divano attendendo con ansia e tremore Lui.

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