Capitolo 9 || Verità

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Quella domanda mi dava il tormento mentre me ne stavo sdraiato sul divano in preda ai sensi di colpa.
Il telefono continuava a squillare incessantemente ma decisi di ignorarlo, non avevo voglia di sentire nessuno. Fissai il soffitto e cercai una risposta valida ai miei pensieri. Perchè avevo deciso di accettare quel contratto? Era dvvero per guadagnare soldi extra? Perchè proprio con lui? Che cosa aveva di così diverso dagli altri?
Chiusi gli occhi per non pensare troppo e mi addormentai stanco.

Una figura alta mi stringeva le spalle, non sapevo chi fosse quell'uomo ma il suo profumo mi ricordava qualcosa di familiare.
<< Vattene via da qui Ares! Ti ritroverò promesso.>>
La sua voce mi sembrò quasi un sussurro. Mi alzai e scappai da quel posto il più lontano possibile senza voltarmi indietro.
Mi ritrovai in una stanza d'ospedale, fredda e sporca. Il mio corpo giaceva sul letto di quella stanza, ero immobile, dormivo forse. Mi avvicinai ad un me stesso giovane, mal ridotto e dormiente. Cercai di svegliare quel ragazzo ma lui non poteva sentirmi.
Una voce mi fece sussultare, mi voltai ed apparve un'uomo sulla porta.
<<Che cosa hai combinato mio dolce Ares?Ti avevo detto di scappare da questo posto, perchè non lo hai fatto? >>
Si avvicinò al letto e mi accarezzò la fronte << Troverò chi ti ha fatto questo, te lo prometto. >>
C'èra un qualcosa  di familiare in quell'uomo, i suoi gesti, la sua voce, il suo profumo, come se lo avessi già conosciuto.  Il suo volto era sfocato, non riuscivo a capire chi fosse e mi limitai ad ossrvare la scena immobile.
L'uomo si avviò verso l'uscita lasciandomi prima un bacio sulla testa.

Aprii lentamente gli occhi condfuso dal sogno che avevo appena avuto. Strizzai gli occhi, mi sembrava tutto così reale, come se ciò che avevo appena visto fosse un ricordo lontano.
Non ricordavo di essere mai stato in ospedale ne di un'uomo che mi incitava a scappare.
Mi alzai e andai a prendere un bicchiere d'acqua fresca cercando di dimenticare  quel sogno che avevo appena avuto.
Presi il cellulare e vidi che R. mi aveva chiamato doevrse volte. Sapeva che per quella settimana non sarei andato a lavoro per quello  mi risultarono strane le sue innumerevoli telefonate.
Lo richiamai senza ricevere nessuna risposta così decisi che sarei andato al locale per capire il motivo.
Presi le chiavi della macchina e mi diressi verso il locale. Parcheggiai l'auto al solito posto e andai verso l'entrata fermandomi appena poco prima notando del nastro giallo sulla porta d'entrata.
Rimasi un'attimo ad osservare la porta poi presi il cellulare e digitai nuovamente il numero di R che rispose dopo appena 2 squilli.

<<R, sono al locale ma che diavolo è successo?>> chiesi preoccupato.

<<Oh! Ares sono contento di sentirti, ieri è successo un macello. Rachel è stata aggredita da un tizio nel privè, l'hanno portata al pronto soccorso immediatamente ed ora si trova in coma per via di una commozione celebrale.
Lui è riuscito a scappare per via del caos che si era creato quando abbiamo sentito le urla di Rachel. Stamattina è arrivata la polizia a fare domande su che tipo di locale fosse, mi hanno chiesto le licenze e tutti i documenti del locale, hanno fatto un casino. Per il momento devo tenere chiuso fino a che non finiranno le indagini. Ho la testa che mi scoppia. Ora sono in ospedale, raggiungimi qui che ti spiego meglio.>>

Rimasi qualche secondo in silenzio poi annuii e gli dissi che lo avrei raggiunto subito. Come era possibile una cosa dl genere? R era sempre molto accorto qaundo andavamo nei privè e non era mai successo nulla del genere prima d'ora.
All'ospedale trovai R seduto su una sedia, aveva l'aria stanca e preoccupata. Mi avvicinai a lui e lo strinsi tra le braccia. Sapevo che non era colpa sua ma sapevo anche che si sarebbe incolpato a vita per ciò che era successo.
Mi raccontò nei minimi dettagli cosa era accaduto.

<<Spero solo che Rachel si svegli e che tutto questo finisca presto. Mi dispiace averti chiamato così tante volte ma non sapevo chi altri chiamare. Solo di te mi fido lo sai.>>

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