Capitolo 10

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La vita è imprevedibile. Ci sono verità che vengono date per certe, come se fossero teorie scientifiche, e nessuno oserebbe mai dubitare su di esse. Come dimostrano gli studi, però, bisogna dubitare di queste verità perché non possono mai essere date per certe. Tantissime scoperte scientifiche sono avvenute in questo modo come la teoria eliocentrica. Prima della scoperta di Copernico, tutti pensavano che fosse la terra ad essere al centro dell'universo, invece non è così. Questa scoperta ha rivoluzionato il mondo, ha portato a una grave crisi interiore che ha scombussolato gli animi delle persone.

Mio fratello era convinto come le persone dell'epoca che come la terra fosse al centro dell'universo, io e Ryan, sua sorella e il suo migliore amico, non avremmo mai fatto niente. Nulla nel modo più assoluto. Come due stelle poste a una distanza di anni luci e destinate a non incontrarsi mai. Ma così non è stato e mi sarei aspettata tutto da lui, rabbia, pugni, grida, insulti ma non silenzio.

Perché l'unica cosa che Nate ha fatto, dopo averci trovato nel seminterrato mezzi nudi sulle scale, è stato prendermi con forza il braccio, stritolarlo fino al punto di farmi piegare in due dal dolore, e trascinarmi in macchina. Senza dire assolutamente nulla, senza ascoltare le mie parole. Come se non esistessi.

<Nate....per favore> lo imploro seguendolo sotto la pioggia. Voglio solo che mi ascolti, che capisca che non c'è stato nulla tra di noi e che mai potrà esserci. Mio fratello si richiude la porta della dependance dietro con violenza. Il vetro sbatte violentemente contro i cardini della porta e sobbalzo. Mi stringo il telo intorno al corpo per riflesso, prende un grande respiro e apro la porta.
Non lo trovo ma riesco a sentire dei rumori provenire dalla palestra. Cammino velocemente sul parquet con il rumore dei miei passi e del mio cuore che mi rimbombano nelle orecchie. Apro la porta e lo trovo lì, ancora con il completino che usa per giocare a basket, intento a prendere a pugni un sacco.
<Non è successo niente tra noi due! È Ryan! Non potrebbe mai piacermi e la cosa è reciproca, lo sai. È andata via la corrente mentre mi stavo spogliando e sono andata in panico, lui si stava lavando per entrare in piscina e mi sono avvicinata a lui. Mi ha detto che voleva andare ad accendere il generatore di emergenza ma avevo paura di rimanere da sola e sono andata con lui ma sono inciampata sulle scale> gli ripeto per l'ennesima volta. Nate tira un pugno al sacco talmente forte che lo spinge dall'altro lato della stanza. Si gira come una furia verso di me e istintivamente indietreggio. Qualcuno mi posa una mano sulla spalla e non ho bisogno di girarmi per capire che sia Ryan. Ci ha seguiti con la macchina. Mio fratello si avvicina a noi con lo stesso sguardo di quando sì è girato e mi rendo conto che è indirizzato al suo amico.

<Levale le mani di dosso> gli sibila a un palmo dalla sua faccia. Trattengono il respiro ritrovandomi in mezzo a due fuochi.
<Altrimenti che mi fai? Quello che ha detto tua sorella è vero. Se non fosse tua sorella non saprei nemmeno della sua esistenza perché per me non conta niente> gli risponde duramente e sento un fastidio salirmi alla bocca dello stomaco. Provo dolore per le sue parole perché da una parte è vero. Io sono solo la sorella problematica del suo amico per cui prova pena e vuole aiutarla.
<Questo perché mia sorella non è come le troie che ti porti a letto> gli sibila velenoso, prendendolo per la maglia e tirandolo verso di lui, per riflesso, vengo spintonata contro il
petto di mio fratello.
<Troie non diverse da quelle che ti scopi tu> ribatte, mentre mi spinge di lato.
<Infatti non ho mai detto il contrario> deglutisco, vedendoli a due palmi di distanza, intenti a spintonarsi. Sembra vedere una gara di lottatori di sumo.
<Ragazzi? Smettetela vi fate male!> mi avvicino a loro spaventate e provo a tenere giù il braccio di mio fratello, premuto contro la gola di Ryan.

Nate mi stringe forte contro di lui. Alzo lo sguardo fissandola confusa.
<La vedi mia sorella? Per te non esiste. Se vi trovo ancora insieme ti ammazzo. Devi starle lontano> gli intima rabbioso.
<Se non mi avessi chiesto di portarla a casa mia non l'avrei nemmeno vista mentre tornavo a casa> gli risponde Ryan e ogni parola sembra una pugnalata.
<Credi che non abbia notato come la guardi? Non dire cazzate se non vuoi trovarti con la faccia distrutta> ribatte mio fratello.
<Se non ho fatto niente è solo perché sei come un fratello per me...se fossi stato qualcun altro ti avrei già spaccato la faccia a sangue> continua.
<Fino a prova contraria sono io quello che ti ha sempre parato il culo per farti gestire i bastardi che si avvicinano a lei, quindi non c'è bisogno che mi minacci e non perché ho paura di un pugno ma perché sei come un fratello e non ti farei mai una cosa del genere> gli risponde agitandosi, fino ad ora aveva sempre mantenuto un atteggiamento calmo, come se sapesse che fosse una cosa da poco, risolvibile. Ora, invece, si rende conto della gravità della situazione.
<Mandy, vatti a vestire> mi dice mio fratello. Lo guardo male, ora tutta la paura si è sopita per l'indignazione che sto provando. Io sono parte di questa storia tanto quanto Ryan, e soprattutto, cosa significa gestire di bastardi che mi si avvicinano?

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