4. Very Nice - Mingyu

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« All i wanna know is you love her,
How  come you never give in? »
Cigarettes After Sex

«Sono l'amante.» la frase che mi fece cascare un'angoscia immensa addosso, facendomi anche sputare tutto il prosecco su Adeline. Non conoscevo nemmeno quella ragazza che si era presentata come se nulla fosse in casa mia, sapevo solo che era la migliore amica di mia sorella, se non qualcosa di più. Cristo santo, mi sento morire, o forse sono già morto? Sono morto? Non sento il polso. Sono morto. Quindi non dovrò sentire le parole di mio padre e sentirmi dire che sono la sua delusione più grande.
«Mingyu? Ci sei?» a risollevarmi dai miei pensieri è mia sorella. A quanto pare mi aveva trascinato in cucina dopo avermi visto andare in completo stato di shock. «Sono morto Minseo.» non feci altro che guardare il vuoto davanti a me, il calice di prosecco ancora in mano. Mio padre mi avrebbe ucciso, o forse sepolto direttamente vivo. Insomma, non che avessi paura di lui, era capitato molte volte che io gli disubbidissi, ma quando si trattava di affari, mio padre non guardava in faccia nessuno, tantomeno la sua famiglia. Era sempre stato un uomo spietato e cattivo, questo almeno ai miei occhi, solo per come disprezzava mia madre, la donna della mia vita insieme a mia sorella. Mi ricordo di una volta, quando ero più piccolo e avevo circa otto o nove anni, mi ero svegliato per via di uno dei miei soliti incubi e volevo solo la mia mamma perché era ed è ancora oggi, l'unica in grado di calmarmi e farmi stare bene, allora scesi al piano di sotto e quando la trovai per terra nei suoi singhiozzi, fu lì che inizia a vedere mio padre per il mostro che era e per la tossicità che portava in famiglia. Quante volte durante i pranzi o le cene, buttava il suo piatto per terra con tutto il cibo all'interno solo perché non gli piaceva, e costringeva mia madre a non mangiare pur di pulire le sue cose.
«Non essere esagerato... potrebbe essere l'occasione per non sposarti. Non pensi? Magari se facciamo cas-»
«Quale problema ti affligge Minseo?» interruppi mia sorella e la guardai malissimo. Pensava che questo avrebbe fermato nostro padre dall'unire la nostra famiglia con un'altra per dei soldi? Passava così tanto tempo fuori che non sapeva minimamente che niente fermava nostro padre dal completare i suoi affari.
«Nessuno, a differenza tua, coglione!» sbottò sottovoce per non farsi sentire dai nostri. Io sbarrai gli occhi e la guardai scioccato.
«Pensaci, potrebbe aiutarci... ti darò un pugno in faccia se ti permetterai di rispondermi.» aprì bocca per risponderle davvero ma mantenne la sua parola. Mi colpì alla mascella ed io mi portai una mano su essa, guardando mia sorella. Che cazzo le succedeva?!
«Ma stai bene Minseo?!» posai il calice sul bancone della cucina e mi massaggiai la mascella, sospirando pesantemente. Mi comparirà un livido sicuramente. Piccola e minuta, ma ha un destro davvero disarmante, cavolo.
«Lascia che la serata vada avanti. Usciremo da questa merda. Credimi.» decisi di fare affidamento sulle sue parole e cercai di crederci quanto ci stesse credendo lei, ma non ero uno che pensava molto positivo. Provai semplicemente a fidarmi di mia sorella e di lasciare nelle sue mani, e in quelle di una completa sconosciuta, le corde della mia vita.

Eravamo tutti a tavola un'ora dopo quella fatidica frase, alla mia sinistra avevo Minseo e alla mia destra la mia "amante" che a quanto pare non faceva che godersi di tutta la situazione. Mia madre aveva convinto mio padre a farla rimanere, dato che era tardi e lei era sola. Ah, mamma, sei così buona.
«Cos'è esattamente sta roba?» mi sussurrò Lilith dandomi una leggera gomitata sul braccio. Io mi voltai col viso verso di lei e la vidi fissare confusa il Tteokbokki nel suo piatto. Davvero non lo aveva mai visto o assaggiato?
«È Tteokbokki.» le sussurrai e lei alzò il viso verso di me, guardandomi come se avessi appena detto qualcosa di malvagio. Sospirai e scossi la testa. «Sono gnocchi di riso, Lilith, conditi in salsa piccante. Minseo ha detto che tu sei allergica al piccante, perciò mia madre ha evitato di metterlo nel tuo piatto.»
«Gnocchi?» le annuì semplicemente. Continuai a guardarla e vidi una strana luce nei suoi occhi mentre le parlavo, come se fosse interessata a quello che le stavo dicendo. Sembrava una bambina in quel momento. Aveva due occhioni blu scuro, bellissime pozze d'oceano in cui annegare e trovare pace, e stavano guardando me. Sentì come un brivido di piacere nel vederla guardarmi in quel modo, il che mi scosse leggermente e mi fece venire la pelle d'oca per tutta la schiena.
Distolsi lo sguardo e mi ricomposi nella mia sedia, prendendo le bacchette pronto per mangiare, ma Lilith mi parlò un'altra volta. Dio. Ho fame Lilith, cazzo.
«Ma perché tu hai le uova ed io no?» chiusi gli occhi e posai le bacchette. «E perché non usi le posate? A me servirà un cucchiaio. E poi, posso avere del pane? Se voglio farmi la scarpetta come faccio? Cioè insomma, potrei tranquillamente mettere le mani nel piatto e continuare a mangiare, ma-» «Lilith» la interruppi e la guardai come se fosse pazza. Pensavo fosse una ragazza dai monosillabi, non mi aspettavo parlasse così tanto. «Puoi mangiare come vuoi guarda, ma per favore, lascia mangiare anche me. Ho fame, potrei mangiarmi tutto il tavolo in questo momento.» ripresi le bacchette ed afferrai una prima manciata dal mio piatto. «Io posso far parte del tavolo?» sputai il cibo sulla tovaglia e sbarrai gli occhi a quelle parole. Avevo sputato due volte nel giro di un'ora, nella mia vita passata probabilmente sarò stato un lama, si spiegherebbe tutto ciò.
Lilith intanto scoppiò a ridere ed io alzai lo sguardo verso i miei genitori che mi stavano fissando inorriditi, soprattutto mio padre. Minseo stava ridendo sotto i baffi, Adeline invece, di fronte a me, mi guardava in cagnesco. Io invece stavo ascoltando il suono più bello che avessi potuto mai sentire, provenire dalla mia sinistra. Ascoltai quella risata e sentì nuovamente la pelle d'oca in tutto il corpo. Era una sensazione così bella sentirla ridere, mi sentivo come se fossi stato travolto da un'onda. Mi sentivo bene.
Guardai Lilith che aveva poggiato la guancia sulla tavola e continuava a ridere, e mi ritrovai a ridacchiare anch'io. Iniziai poi a ridere veramente fino a coprirmi il viso con una mano. Volevo sentire ancora quel suono, volevo sentirlo dopo cena, il giorno dopo e quello dopo ancora. Volevo sentire quella risata come ascoltavo ogni giorno la musica.
«Cosa c'è da ridere?!» mio padre distrusse quell'atmosfera con il suo tono scazzato e scontroso. Smisi di ridere e diedi una leggerissima pacca sulla coscia di Lilith per far smettere anche lei, anche se non avrei voluto lo facesse. Mi tirò uno schiaffo sulla mano e sbarrai gli occhi a quel gesto, guardandola confuso.
«Non toccarmi.» sussurrò puntandomi un dito contro.
«Non eravate amanti? Perché non dovrebbe toccarti?» fu Adeline a parlare questa volta, con un tono ironico e... possibile abbia capito tutto? Anche se era bionda e facevo fatica a credere che avesse davvero capito.

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