Ammissione

108 1 0
                                    

Nel momento stesso in cui Maverick aveva spento il motore della sua splendida moto davanti al Bar, Emma si era resa conto che qualcosa non stava andando per il verso giusto.

La Marina, o meglio Iceman, lo aveva spedito qui turbandolo più del necessario e lei non riusciva a non pensare alla conversazione a cui aveva assistito.
Sul marciapiede proprio in quel momento stava passando un bambino con la mano stretta a quella del suo papà, sorrideva indicando la sua bellissima palla verde fluo

<<papà>> lo chiamò mentre cercava ancora di sistemare i suoi capelli in una coda precisa <<ti va di fare una passeggiata?>> la guardò un po' perplesso mettendo in bella vista le rughe d'espressione

<<certo>> rispose lasciando il casco sulla sella della moto e procedendo verso la spiaggia posta sul retro del locale <<hai bisogno di qualcosa?>>

<<no>> rispose subito, ricordandosi che avendo perso parte della sua infanzia la trattava ancora come se fosse un adolescente <<sai noi due... noi due non siamo mai riusciti a parlare davvero>> decise che forse quello era il momento giusto per aprirsi

<<Emma..>> Maverick si era messo sulla difensiva, come spesso aveva fatto con la madre di sua figlia

<<non è un accusa, non ho più dieci anni papà>>  disse <<ma vorrei che tu fossi onesto con me ora che sono un'adulta>> e lo era, lui doveva accettare che con o senza la sua presenza alla fine sua figlia era diventata una donna

<<uno dei diplomati..>> iniziò finalmente a raccontare <<forse potresti conoscerlo.. ho visto che è venuto da Penny qualche sera>> Emma si morse le guance: stava chiedendo onestà, ma non stava contraccambiando <<è Bradley Bradshow>> sentire quel cognome fu come avere la conferma di qualcosa che è certo, ma si fa difficoltà ad ammettere a se stessi <<è il figlio di Goose, ti ho spesso parlato di lui, era uno dei miei migliori amici e qualche volta vi siete anche visti>>

<<è morto in missione, vero?>> attinse ai suoi ricordi da bambina

<<si e per lungo tempo mi sono preso la colpa di quello che successe>> camminavano ormai da un po' sulla battigia, ma quella calma piatta e il pensiero di Bradley le facevano venire la nausea <<lui aveva due anni quando accadde e adesso..>> scuote la testa <<lui è ancora arrabbiato con me per la morte del padre>> lei trattenne il respiro

<<ma non è stata colpa tua..>> si affrettò a dire sapendo che il tutto era stato classificato come un terribile incidente dovuto ad un malfunzionamento

<<ho cercato di non coinvolgerlo in questa missione>> ammette <<non posso sopportare un'altra perdita, non dopo tutto questo dolore>> rimase in silenzio incapace di proferire altro.

Aveva appena salutato Penny al termine del turno serale e si era appropinquata a gettare un piccolo sacchetto dei rifiuti nell'apposito contenitore quando vide la macchina blu di Rooster parcheggiata fra le altre.
La scorsa sera era scappata come una bambina colta con le mani nel sacchetto delle caramelle, come un adolescente beccata con il primo ragazzo.
Si fermò a pensare che non lo aveva visto entrare nel Bar e che se fosse entrato di sicuro non le avrebbe negato un saluto. O peggio, forse non lo conosceva abbastanza o aveva capito chi fosse.

Doveva indagare oltre? No.
Voleva farlo? Si.

Si avvicinò alla macchina e quasi le venne un colpo quando lo vide con gli occhi chiusi con la testa reclinata sul sedile, quasi come se stesse beatamente  sonnecchiando, eccetto per la birra fra le mani.
Provò ad aprire la portiera e rimase stupefatta che quel cretino non si fosse neppure chiuso all'interno dell'abitacolo.
In un scatto decisamente sorprendente lui le aveva già afferrato i polsi e aveva sbattuto la sua schiena contro la carrozzeria della macchina parcheggiata affianco

<<sei impazzita?>> la lasciò immediatamente andare una volta che riconobbe i suoi occhi senza però allontanarsi

<<mi hai quasi rotto un polso>> prese a massaggiarsi e riprendere il respiro regolare <<perché diavolo stai dormendo in auto?>>

<<non stavo dormendo, Emma>> scandì bene il suo nome

<<hai bevuto?>> chiese sentendo l'odore della birra aleggiare nell'aria

<<non più del solito e comunque non sono cazzi tuoi>> disse bruscamente

<<che ti prende?>> si chiese  a quel punto se avesse già intuito chi fosse e quella fosse solo un esternazione dei suoi sentimenti

<<lascia perdere.. se sali, ti porto a casa>> non obbiettò e fece esattamente quello che lui le aveva detto anche se ammise subito a se stessa che la situazione non era certo delle migliori.

<<dovresti dormire per affrontare l'addestramento>> lui accese il motore stringendo le mani sul volante, le nocche diventarono più rosse del dovuto

<<e tu come lo sai?>> Emma sentiva che la tensione tra di loro era nettamente cambiata

<<mezzo personale della marina viene a bere qui>> disse la prima scusa valida che le venne in mente mentre sfrecciavano sulla strada quasi deserta. 
Era una cosa che solitamente faceva sempre, parlare più del dovuto.
Svoltarono a destra verso la piccola casa bianca alla fine del quartiere che avevano affittato poco prima di venire, esattamente dove la sera prima lui l'aveva riaccompagnata

<<è per questo che sei arrabbiato, per la missione?>> ruppe quel fastidioso silenzio

<<tu non sai niente di me>> Emma si strinse nella sua camicia di jeans piccata e fece per aprire la portiera.

Lo sai Rooster? Sai che sono sua figlia e vuoi torturarmi?

<<ferma>> lui richiuse la portiera spostandole la mano rimasta agganciata alla maniglia <<non..>> la frase rimane sospesa.
Le sembrava che stesse per implodere, come se i pensieri stessero affollando la sua testa, portandolo allo stremo.
Lui le prese la mano iniziando a giocherellare con le dita come la sera precedente, un gesto innocuo e meravigliosamente intimo.

<<ti va di parlare?>> scosse la testa

<<è complicato>> Emma sapendo bene a cosa si riferisse strinse a sua volta la mano

<<dormirai sul serio tutta la notte in auto?>>

<<i ragazzi sanno essere fastidiosi a volte>> alluse al resto dei diplomati

Erano seduti in auto con le mani intrecciate sotto la luna e le venne in mente che una volta guardando un programma tv con Kim sul colpo di fulmine lo aveva trovato tremendamente stupido.
Stava cominciando a pensarla in modo diverso, considerato che, adesso era qui con lui.

<<resta con me>> disse senza riflettere guadagnandosi il suo sguardo scettico e rendendosi conto delle luci accese in casa: stava davvero giocando con il fuoco, ma voleva rimanergli vicino

<<vuoi sul serio farmi arrampicare?>> sorrise scompigliandosi i capelli <<mi ricordo di te, portavi un vestito rosa e non avevo idea di chi fossi>>disse di colpo facendole mancare il respiro <<eri venuta con Maverick, lui.. lui veniva spesso un tempo a trovare mia madre>>

<<Bradley..>>

<<quando lo hai capito?>> la guardò con il desiderio che anche lei si mettesse a nudo e fosse sincera

<<ho avuto la conferma solo oggi>> rispose a bassa voce, come se stesse confessando un peccato

<<allora sai che questa cosa>> sollevò le mani intrecciate <<non può andare avanti>>

<<resta con me>> ripetè incapace di dire qualsiasi altra cosa <<terza finestra del secondo piano a destra>>.

Top Gun: Rooster & Emma MaverickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora