🔹Himawari🔹

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Himawari

屋上にパラボラアンテナ-地に向日葵
okujō ni paraborāntena-chi ni himawari

sui tetti, antenne paraboliche
per terra, i girasoli

Ibidem

Mikihiko Itami (1920-2019) è stato un poeta e fotografo giapponese. Si avvicinò allo haiku all'età di 13 anni grazie ad Hasegawa Kanajo (1887-1969). Nel 1937 conobbe Hino Sōjō (1901-1956), che divenne in seguito suo mentore; pubblicò diverse opere all'interno della rivista Kikan 旗艦 ("Nave ammiraglia"), fondata dallo stesso Sōjō nel 1935. Nel 1949 partecipò alla fondazione della rivista Seigen 青玄, ereditando la direzione alla morte del maestro, avvenuta nel 1956. Con lui proseguì una stagione poetica fondata sui tre principi del realismo, del lirismo e del rigore, oltre che su un uso più libero del riferimento stagionale e dei caratteri propri dello haiku "tradizionale". A lui si deve, a partire dai primissimi anno Settanta, lo sviluppo organico dei c.d. shahai 写俳, ossia quelle combinazioni di haiku e fotografia che oggi ben conosciamo.
Peculiare peraltro, in molti suoi scritti, la presenza di spazi atti a dividere il componimento in più parti, come nelle opere sopra riportate.

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Era finita.
Era tutto andato a rotoli e pure l'intelligenza artificiale mi stava dando quella notizia. Dovevo dimenticare una volta per tutte Izuku Midoriya e andare avanti per la mia strada.
La difficoltà? Incontrarlo ogni giorno in classe e soprattutto ricominciare una routine diversa dal mio solito passatempo: osservare il nerd.
Da quel giorno era passata esattamente una settimana e il nerd aveva evitato il mio sguardo in tutto e per tutto.
Ogni volta che dovevo pure dargli delle informazioni, siccome eravamo letteralmente compagni di banco, preferiva avere risposte da Sato pure di evitare qualsiasi relazione con il sottoscritto.

Come un girasole pieno di vita e di luce, adesso si sta appassendo sempre di più in assenza dei nutrimenti.
Come tale, mi sento oramai soffocare in questo mare di lacrime senza fine dove non trovo più la via per ritornare in superficie, per poter respirare anche per pochi secondi, per poi ritornare in quella tormenta.
Vorrei solamente avere un attimo di tregua da questo via vai quotidiano e potermi rifugiare nelle braccia di qualcuno, di qualsiasi essere vivente che possa solo darmi delle attenzioni che io, Bakugo Katsuki, mi merito dopo tutti questi dannati anni a perseguitare qualcuno che non mi desidera.

Vorrei sbattere la testa per quanto non sopporto quella lezione di letteratura giapponese.
Oramai la professoressa era passata dalle poesie d'amore a degli haiku giornalieri.
Ne parlava, ne spiegava la sua interpretazione, poi interpellava qualcuno per sapere la loro opinione e poi si rinchiudeva in sé.
Cosa le stia passando per la testa non lo sa nessuno, tantomeno Sato Emma che ha sempre avuto un buon rapporto con lei.
Gli sguardi dei nostri compagni, compreso il mio, si rivolgono ancora una volta con occhi perplessi verso la rappresentante che titubante prova ad alzare la mano.

<<Professoressa non dovremmo continuare con il programma? Gli haiku sono degli ottimi intercalari tra una lezione e l'altra , ma non stiamo leggermente andando oltre la soglia?>>

Era meglio che non avesse aperto bocca.
La professoressa si alza di scatto, quasi urlandole conto, ma Sato non demorde alzandosi e mostrandosi per quella che era: la rappresentante.
Gli occhi del maestro e della allieva si intrecciano in una gara di sguardi mai vista prima, ma alla fine Suzuya quasi stufa della situazione si siede sconfitta.

<<Voi sapete cosa vuol dire essere rifiutati dall'uomo che hai sempre perseguitato per tutta la tua vita? Bene ieri ho avuto il coraggio di dichiararmi e la risposta è stata incredibile, cioè ascoltatemi!>>
Prende un respiro per poi continuare.
<<Non sei abbastanza femminile per poter essere una donna, le tipe come te non sono di mio interesse!>>

Whispered Words {BakuDeku} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora