Evelyn.4

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Era soddisfatto e compiaciuto, camminava in casa sua come un vincitore.

Era stato ammaliato dalla ragazza che aveva conosciuto la sera precedente, quella promessa che lei stessa tuonò contro di lui non fu altro che musica per le sue orecchie. Lui che da sempre era abituato a ricevere solo assensi, nessuno osava dirgli no, nessuno osava negargli qualcosa. Lui voleva tutto, e faceva di tutto per averlo, non era secondo a nessuno, forse. Quella ragazzina pur sapendo chi fosse l'aveva sfidato inconsapevole che lui amava le sfide, e che non le perdeva, mai. Una settimana era stato il tempo che aveva dato a Trevor per convincere la sorella, ma lui sapeva bene che l'avrebbe sposata e avrebbe fatto di lei ciò che voleva, non era mai stato un tipo impaziente eppure contava le ore che lo separavano dalla nuova vita che stava per affrontare.

<<Centoventisette morti signore>> Michael il braccio destro di Rafael riferì il numero di morti che la sera precedente i due fratelli fecero, e si chiese in quanti ne uccise lei, poi come un lampo si ricordò della ferita alla spalla <<Nessun sopravvissuto?>> chiese allora, e quando il ragazzo disse di no si chiese allora chi poteva averla colpita, forse durante la sparatoria ragionò <<Qualcuno dei nostri uomini fra le armi aveva anche dei coltelli?>> chiese di nuovo a Michael <<Tutti gli uomini erano dotati di un coltellino tascabile>> ma la ferita che aveva Evelyn nella spalla sembrava essere più larga e più profonda si disse, non indagò oltre avrebbe chiesto a Trevor o alla diretta interessata.

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I giorni passarono e Evelyn era intenta a riempire gli scatoloni, non parlò più né con Trevor né con James, non aveva amiche con cui confidarsi poiché le riteneva una debolezza quindi rimase chiusa in quella che sarebbe stata la sua camera ancora per poco <<Non voglio che tu te ne vada così risentita con me>> la voce profonda di Trevor fece capolino nella stanza facendo girare Evelyn, lo vide appoggiato allo stipite della porta e si chiese se si fossero visti e vissuti allo stesso modo, un moto di tristezza iniziò a riempirle lo stomaco ma lo scacciò via quando le braccia del fratello la strinsero <<Non potrei mai odiarti Trevor, sei tu che dovresti odiarmi>> disse con un fil di voce, con suo fratello lei non riusciva mai ad essere cattiva, Evelyn con Trevor era semplicemente Evelyn la sorellina più piccola <<Non devi essere forte, non con me, non adesso>> le lacrime le inumidirono gli occhi, poi, improvvisamente una fitta le invase il petto quando le parole del fratello le risuonarono in testa "non sarai sola" e si chiese cosa volesse dire quella frase, allora decise di dar voce ai suoi dubbi <<Che vuol dire che non sarò sola Trevor?>> la voce le tremò e nel momento in cui incontrò gli occhi di colui che era la sua famiglia ebbe la conferma a quel dubbio che si insinuò nella sua testa, ma solo le parole di Trevor la spiazzarono <<Che James verrà a vivere con te, non sono stupido Evelyn non ti avrei mai lasciato nelle mani di Rafael Ferreira senza una protezione>> il cuore le sprofondò e fu quasi certa che anche quello di Trevor -che batteva imperterrito- stesse scoppiando per il dolore.

Si staccarono dall'abbraccio e solo dopo che lui uscì dalla stanza Evelyn decise di dover parlare con l'unico uomo che in quel momento -seppur lei non voleva- l'avrebbe potuta aiutare. Quella frase le fece male, ma ciò che la uccideva era sapere suo fratello solo in una casa grande e dove un traditore vi abitava insieme a lui, e se solo, se solo lei avesse saputo chi era, lo avrebbe ucciso liberando Trevor e liberandosi lei da quella che sembrava essere la peggiore delle condanne.

Sfrecciava imperterrita, bruciando tutti i limiti di velocità che vi erano nella strada che la portava al suo obbiettivo, in sella alla sua Yamaha R6, nera. Non ci volle molto per arrivare e quando intravide il cancello che indicava l'entrata a villa Ferreira con soli due spari -mettendo così in allarme le guardie della villa- lo ruppe e riuscì ad entrare. Il sorriso soddisfatto quando vide gli uomini andarle incontro e allora decise che la sua entrata sarebbe stata plateale, e che ovunque lui fosse avrebbe sentito il rumore di ciò che lei stava per causare, gli promise l'odio tanto valeva cominciare asfaltando le guardie.

Mentalmente si scusò con la sua moto prima di bloccare l'acceleratore così che il motore continuasse la sua corsa e si mise in piedi sulla sella, iniziando così a sparare chiunque la volesse fermare, fu solo quando non vide nessuno che buttò il motore a terra causando un tonfo e facendo stridere contro l'asfalto la carrozzeria.

Rafael sentì il frastuono e si girò verso la grande vetrata dello studio che affacciava proprio sull'ingresso della sua villa e fu sorpreso quando vide la scena, sorrise sempre più convinto che quella ragazzina fosse la donna perfetta e si preparò alla sua entrata.

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