Evelyn.6

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Gli ci vollero tre giorni per decidere cosa fare.

Lui che aveva sempre un piano, una soluzione a tutto, una strategia sempre pronta non seppe che fare dopo quel messaggio. E si ritrovò spaesato, arrabbiato perché chi lo aveva contattato non era Trevor.

Eppure quello fu per lui il riscatto, la liberazione da una vita senza il suo più grande amore. Anche se, era sicuro che lei l'odiasse.

Così, sul volo d'andata da Mosca a New York si autoconvinse che era solo lavoro e che non avrebbe dovuto cercarla.

Dopo che fu atterrato si diresse nel luogo dove si sarebbe dovuta tenere la riunione con gli altri.

Trevor però, non si aspettava di vederlo lì e iniziò ad agitarsi e questo non passò inosservato agli occhi dell'uomo.

<<Aleksander>> disse sorpreso

Aleksander lo guardò impassibile e poi gli disse: <<Mi aspettavo di riceverlo da te il messaggio Trevor, sarei dovuto essere il primo ad essere chiamato invece sono stato l'ultimo>>

<<Sai bene quanto me che non potevo permettere che v'incontraste>>

Aleksander assottigliò lo sguardo <<Due anni sono stati pochi?>>

<<Aleksander lei non sa...>>

<<Meglio che odi me piuttosto che te giusto?>> ringhiò

<<Sai bene che tutto quello che è successo è stata per proteggerla!>> si difese Trevor

<<Da chi Trevor? Da me?>> la calma apparente di Aleksander era in netto contrasto con la rabbia che gl'incendiava le vene <<L'unico da cui dovevi proteggerla è morto e non per mano tua però>>

Trevor fece per rispondere ma il rumore dei passi lo ammutolì.

Joseph Williams e Edward Baker fecero il loro ingresso e Trevor puntò gli occhi su entrambi soffermandosi poi su Baker. Era consapevole che Edward avesse visto Evelyn durante la veglia funebre nei giorni precedenti e si preparò mentalmente a ciò che avrebbe potuto dire, nel profondo si ritrovò a pregare che sua sorella, invece, non facesse alcuna sciocchezza.

Aleksander notò lo scambio di sguardi ma non proferì parola, tutto il risentimento che per due anni aveva cercato di controllare venne a galla e prese due respiri profondi sperando così di calmare i nervi.

<<Aleksander ti trovo bene>> proruppe Joseph prima di salutarlo

<<Aleksander, vogliamo sederci?>> disse subito dopo Edward.

Una volta che tutti si furono seduti fu Aleksander a prendere parola: <<Vuoi dirci cosa è successo Trevor?>>

<<Quando sono rientrato in casa mio padre era già morto>> rispose freddo il ragazzo

<<Ma non ci sono stati segni di effrazione, possibile che tuo padre abbia invitato inconsapevolmente il suo killer ad entrare in casa?>>

Aleksander strinse gli occhi in due fessure puntandoli sul ragazzo che pareva tranquillo mentre rispondeva alle domande che gli venivano poste.

E se Edward non era stupido ma molto superficiale Aleksander non era né l'uno né l'altro.

<<Non hai idea di chi possa essere stato Trevor?>> gli chiese ancora Joseph

<<Mio padre aveva nemici ovunque, non sono stati pochi i torti che ha inflitto>>

<<Quindi pensi che sia stato un regolamento di conti, tutto qui?>> disse Edward fissando attentamente il ragazzo. Non aveva dimenticato la ragazza che si nascose al piano superiore durante la veglia <<E se fosse una questione di cuore?>>

Trevor fece scattare lo sguardo su Edward <<Stai insinuando che mio padre avesse un'amante?>>

<<Magari ha promesso qualcosa che non poteva mantenere>>

<<Marcus aveva tanti difetti, ma non era quel tipo di uomo Edward>> lo rimproverò Joseph

Aleksander, che ascoltò ogni parola senza però esprimersi, impiegò pochi secondi per capire perché Edward stesse accusando il padre di Trevor e una furia cieca gli riscaldò il petto, tuttavia sperò di sbagliarsi però...

<<Allora chi era la donna che si nascondeva al piano superiore di casa vostra?>> chiese improvvisamente <<Con Rafael Ferreira?>>

Il viso di Aleksander si scurì visibilmente ma non ebbe il tempo di proferire parola poiché un frastuono all'esterno attirò l'attenzione di tutti.

<<Cazzo>> imprecò Trevor

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