Evelyn.8

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Si ritrovarono faccia a faccia, dopo due anni.

Evelyn rimase immobile sul suo posto con gli occhi piantati in quelli di lui, avrebbe voluto chiedergli così tante cose, avrebbe voluto stringerlo e dimenticare i due anni trascorsi lontano da lui, ma il rancore fu più forte del sentimento che incombeva ancora su sul cuore.

<<Rimarrai a fissarmi ancora a lungo?>> ringhiò la ragazza

<<Ti guardo perché sto cercando di capire che cazzo ti passa per la testa>> rispose lui

<<Prima o poi mi avrebbero dovuto conoscere>> disse Evelyn con noncuranza

<<Forse in altre circostanze, non così, tu sai che cercheranno di ucciderti vero?>>

<<Che ci provino>> sbuffò lei <<Sono sempre pronta e non sono sola>>

Aleksander fece un sorriso sghembo <<No tu hai il fidanzato adesso>> la beffeggiò

<<Qualcosa da ridire sul mio fidanzato?>> lo sfidò inarcando le sopracciglia

Aleksander mosse due passi verso di lei <<Stai facendo una cazzata>> le disse

<<Non sei nella posizione di rimproverarmi Aleksander, statti al tuo posto>>

Aleksander le afferrò il collo e la spinse contro il muro.

Evelyn fremette dentro di se e chiuse leggermente gli occhi beandosi istintivamente della sensazione che le regalavano le mani di lui sul suo corpo, e si maledisse per quello.

<<Se pensi che ti permetterò di fare un simile errore allora hai dimenticato chi sono>> le ruggì sulle labbra.

Avrebbe voluto baciarla, avrebbe voluto divorarla e farla sua, annullare ogni distanza che si era creata in quei due anni di lontananza forzata.

<<Non puoi mettere bocca sulle mie decisioni, non ti riguardano più>> disse lei con voce strozzata

<<Ed è qui che ti sbagli>> ribatté lui <<Guardami>>

Evelyn però non voleva guardarlo, non a quella vicinanza, non quando in quella stanza c'erano solo loro due.

<<Evelyn>> ringhiò strattonandola e fu come tornare a respirare per lui. Due anni senza pronunciare il suo nome e quando finalmente lo disse per lui fu come tornare a vivere, la mano continuava a stare chiusa sul suo collo e l'altra appoggiata al muro, gli mancò come l'aria quel contatto, pelle contro pelle e dovette fare appello a tutto l'autocontrollo che aveva in corpo per non farle sentire l'erezione che premeva contro i pantaloni.

<<Lasciami.Andare>> ordinò la ragazza

<<L'ho già fat...>>

<<Non avrai problemi a farlo di nuovo, lasciami>>

Aleksander rafforzò la presa annullando ogni tipo di distanza <<Pensi davvero che sia stato facile?>> le chiese riducendo gli occhi in due fessure

<<Allora perché l'hai fatto?>>

Il silenzio seguì la domanda di Evelyn che furiosa strattonò la presa e si allontanò nuovamente da lui <<Silenzio? E' questo che mi merito dopo due anni?>> gli urlò contro <<Ritorni qui, pensando di potermi dire cosa devo fare o chi devo frequentare e quando ti chiedo perché mi hai lasciato non mi rispondi?>>

Aleksander sospirò e poi si voltò verso di lei <<Tu pensi davvero che io sia andato via perché non ti amavo più?>> le disse prima di riavvicinarsi <<Guardami Evelyn e dimmi che credi che io sia andato via perché non ti amavo più, come un codardo e senza affrontarti>>

Evelyn non sapeva cosa credere, conosceva bene l'uomo che le stava di fronte, sapeva bene che se fosse stato quello il motivo l'avrebbe affrontata a viso aperto, e si chiese allora perché andò via, perché lasciarla e far perdere le sue tracce. Non riuscì ad opporsi quando lui le mise le mani sulle guance allineando così il viso al suo, non riuscì a frenarlo quando lui posò la fronte sulla sua.

<<Non farlo Alek>> lo pregò afferrando le sue mani

<<Sono geloso Evelyn, mi sono fatto del male in questi due anni immaginandoti con un altro uomo, e sul volo di ritorno mi ero ripromesso di starmene buono se ti avessi vista felice>>

<<Allora fallo>> sussurrò lei <<lasciami stare>>

<<Non con lui>> asserì duramente <<E' come gli squali Evelyn, quanto passerà prima che affondi i denti?>>

Evelyn si liberò nuovamente dalla sua presa e si allontanò <<Tu nemmeno lo conosci!>> l'accusò subito dopo <<Sei tu che hai affondato i denti Aleksander, hai preso la mia anima e l'hai ridotta a brandelli>> alzò poi la voce

<<Sei solo una pedina nelle sue mani, come lo eri fra le mani di tuo padre!>> Evelyn in uno scatto sfoderò il coltellino tascabile e gli e lo lanciò contro, ma lui, veloce lo afferrò ferendosi successivamente <<Stai per sposare un mostro te ne rendi conto?>>

<<Avrei dovuto sposare te Aleksander, che differenza fa?>>

Aleksander la raggiunse in due falcate per poi afferrarle il braccio per avvicinarla a sé ma un tintinnio catturò la sua attenzione e quando vide la collana d'oro che lui stesso le regalò rimase fermo a fissarla. Lei si dimenò ma non le permise di muoversi, prese fra le mani il ciondolo che disegnò, le loro iniziali incastrate, e lo strinse in un pugno.

<<Lo tieni ancora>> sussurrò

<<Non farti strane idee, è un promemoria>> sputò velenosa e lui fece scontrare i gli occhi con quelli di lei

<<Di che tipo?>>

<<Mi ricorda di non fare più certi errori>>

Colpito dalle sue parole si allontanò e lei si sentì improvvisamente vuota, non avrebbe voluto dirgli quelle parole ma il rancore fu più forte della ragione e parlò senza pensare. Lo aveva ferito, lo sapeva, gli e lo leggeva in faccia <<A...Alek io>>

Aleksander alzò nuovamente lo sguardo <<Guardami attentamente Evelyn e memorizza queste parole>> ringhiò <<io non ho mai smesso di amarti, ti amo ancora e non ti permetterò di sposarlo>> le si avvicinò e le sfiorò il labbro inferiore con il pollice <<Tu sei mia Evelyn e fosse anche l'ultima cosa che faccio non ti permetterò di essere di qualcun altro>>



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