Se il male non causasse tanta indicibile sofferenza,
senza indugio cederei alla sua irresistibile seduzione.
W.P. Hattman
Nadia si lisciava i capelli fissando l'ombra scheletrica di una betulla morta. Lei e la sua amica Jodie erano sedute su un muretto di cemento mangiucchiato dal tempo.
- Quanto dobbiamo aspettare ancora, Jo? -
- Dai non rompere, Nà. Te l'ho già detto. Non lo so. -
Jodie si aggiustò gli enormi occhiali da sole neri tirando su con il naso. Nadia l'incalzava.
- Sei sicura del posto? Non c'è un cazzo di nessuno qui. -
- Si, Nà! sono sicura, cazzo. Ma poi scusa... non mi rompere. Che altro hai da fare? -
- Ma niente. Non ho niente da fare... -
Nadia parlava con tono lamentoso. Aveva una voce nasale, strascicata e monotona.
-... è che mi annoio a stare qui -
- Senti, non mi scocciare. Aspettiamo ancora un po'! Non rompere! -
Così Jodie chiuse quello scambio di battute, con i suoi soliti modi garbati.
Jodie voleva a tutti i costi rivedere questo ragazzo, un certo "Momo" che aveva incontrato la settimana prima e che le metteva addosso un sesso tremendo. Non era mica amore. Semplicemente lo voleva ad ogni costo e quando Jodie voleva una cosa...
Lui le aveva fatto sapere che lavorava part-time, come magazziniere in un deposito non lontano da lì. Era stato vago sull'orario ma le aveva dato indicazioni per raggiungere quel parcheggio desolato in questo assurdo angolo di periferia.
Quelle indicazioni incerte erano il motivo per cui le due ragazze si ritrovavano ora in mezzo al nulla ad aspettarlo, senza sapere se e quando Momo si sarebbe presentato. A dire il vero Jodie si stava convincendo di essere stata presa per il culo. Questo sospetto stava peggiorando il suo umore, oltre a Nadia che continuava a lagnarsi.Nadia di solito era la compagna ideale per quel tipo di situazioni. Era silenziosa e passava intere ore a fissare il vuoto. Non era certo bella e non la notava mai nessuno. Non si sarebbe messa di mezzo con questo ragazzo che a Jodie interessava parecchio.
Jodie era l'opposto di Nadia. Era molto intraprendente. Colmava l'insicurezza riguardo il proprio aspetto con la sfacciataggine. Era in notevole sovrappeso e faticava a rivaleggiare con altre ragazze più snelle o più belle di lei. Proprio da questa sua profonda insicurezza, per un perverso gioco di compensazioni inconsce, era nata in lei una impressionante combinazione di crudeltà e superficialità. Queste due preziose virtù le consentivano di vincere anche dove partiva in svantaggio. Semplicemente perché obbligava le altre a farsi da parte.
Jodie era una vera stronza.
Si aggiustò la coda di cavallo altissima, fermata da un elastico nero quasi sulla precisa verticale della testa. I capelli dritti e scuri le ricadevano in tutte le direzioni, scattando ad ogni suo movimento. Era una pettinatura insolente, proprio come lei. Si sistemò il colletto della camicia di jeans che le fasciava il petto abbondante. Era una camicia in denim nuovissima, di marca. Sembrava costosa e lo era davvero. Jodie spendeva molto più di quanto avrebbe dovuto. Era
viziata. I suoi genitori, da sempre, tenevano a bada la sua arroganza cercando di accontentarla in tutto.Il suo stile, che abbondava di accessori western, era la ragione del soprannome: Jodie, appunto, che faceva molto cowgirl. Il vero nome invece era Giuditta ma lei lo detestava. Diceva che era un nome da "cicciona" e siccome, appunto, un po' grassa lo era davvero, non permetteva a nessuno di usarlo. Nadia, invece, non aveva nessun soprannome perché non aveva amici che potessero attribuirgliene uno e Jodie semplicemente la chiamava "Nà".
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Storia di due stronze
HorrorStoria immorale, crudele e scurrile di due ragazze di periferia e della loro discesa nell'abisso. Malgrado il contenuto esplicito e molto scorretto, avviso subito il potenziale lettore che di sesso, qui, ne troverà poco. Abbonderanno invece dettagli...