6 - Zaton

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Tornata a casa Jodie si buttò sul letto, ancora vestita, e dormì per la maggior parte del giorno seguente. Non fece alcun sogno e quando finalmente si svegliò, si sentiva stordita e distante. Ricordava ciò che era accaduto, ma sembrava un ricordo lontano e incerto, quasi fosse accaduto anni prima.
Si impegnò dunque per scacciare dalla mente ogni pensiero riguardante la notte precedente, soprattutto le sanguinolente immagini della morte di Momo. Decise immediatamente che l'intera faccenda non la riguardava più e che l'unica cosa che poteva fare era cercare di dimenticarla, il prima possibile.
Momo era solo uno che si era scopata una volta. Uno di molti. Niente di speciale. Poi era morto...
Nadia, quella domenica, non le telefonò e Jodie fece altrettanto. Era come se si fossero messe d'accordo per stabilire una pausa di silenzio... di omertà...

Fece un lungo bagno caldo che la tenne impegnata per buona parte del pomeriggio, poi guardò la tv mangiando una grosso gelato: cocco e caramello salato.

Sonya, a differenza di Nadia, la chiamò tre volte. Jodie riuscì ad evitare le prime due telefonate, urlando a sua madre che era ancora in bagno e che avrebbe richiamato dopo.
Alla terza decise che fosse meglio rispondere.
Sonya, naturalmente, volle sapere se lei o Nadia fossero informate della morte di Momo. Jodie  mentì, rispondendo che non ne sapeva nulla e quindi fu costretta ad ascoltare il racconto della amica.

Sonya e Talbot erano rimasti in discoteca, fino all'orario di chiusura. Era arrivata la polizia e l'ambulanza. Immediatamente si era diffusa la notizia della morte di Momo. Nessuno conosceva bene i dettagli di quello che era effettivamente successo ma si diceva che fosse stato ucciso con un machete o sbranato da un qualche animale feroce o altre cose simili, tutte atroci. Chi aveva visto il cadavere raccontava ci fosse sangue dappertutto.
- Forse è stato ucciso da degli altri spacciatori. - Disse Sonya, riferendo le voci che si stavano diffondendo tra chi era stato lì quella notte. - Alcuni di loro girano con cani da combattimento... Che roba terribile. - Jodie, all'inizio, ascoltò pazientemente, poi fece di tutto per sviare il discorso, raccontando che, semplicemente, lei e Nadia erano andate a casa prima, senza accorgersi di nulla.

-Talbot dice che sei stata con Momo in bagno. Dicono che avete scopato.-
 Sonya Insisteva, evidentemente a caccia di qualche particolare particolarmente scioccante.

-Sonya, hai idea di quanti ragazzi mi sono fatta io?- Rispose Jodie sprezzante.

Sonya non provò ad andare oltre nel forzare l'indifferenza di Jodie. D'altronde la conosceva abbastanza bene e se non le fregava nulla di qualcosa era perfettamente inutile insistere. La telefonata si concluse e Jodie tirò un sospiro di sollievo.

La preoccupazione ritornò per lei verso sera, temeva che con il calare delle tenebre l'orrenda bestia si facesse viva di nuovo. Si sedette nel letto indossando le cuffie, con la musica a tutto volume, una tecnica che già una volta aveva funzionato e sperava potesse risolvere il problema anche per quella sera.
Nel caso quel terrificante zombie avesse ricominciato ad abbaiare lei non se ne sarebbe nemmeno accorta.
In realtà non accadde nulla.
Mentre si rigirava nel letto, assonnata, le cuffie le si sfilarono. Si rese conto che non udiva alcun abbaiare e si tranquillizzò, addormentandosi subito dopo.

Fu un'altra notte senza sogni, piacevolmente vuota e nera.

Quando si rialzò, Jodie, era davvero di buon umore. Un buon umore la cui origine, lei stessa, non sarebbe stata capace di identificare.
Era lunedì e sia suo padre che sua madre erano già andati al lavoro. 

C'era il sole.

Jodie andò in bagno. Indossava solo una t-shirt cortissima e scolorita, degli Abyssal Horde, presa ad un concerto a cui era stata qualche anno prima. 

Si guardò allo specchio. 
Non le fotteva niente di niente e si sentiva bella.

Fece una mezza giravolta a destra e una a sinistra, poi si avvicinò per osservare il proprio viso. Era paffuto, con una bella bocca carnosa e il mento piacevolmente a punta. Aveva due belle guanciotte rotonde. Se le tirò sù, immaginandosi con un volto più magro: no, era già fin troppo bella così.

Storia di due stronzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora