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IMPARO A FAR AMICIZIA, SOPRATTUTTO CON LA MORTE

In quel momento avrei insultato Percy Jackson nei peggiori dei modi ma non avevo le forze forze di farlo. Avevo appoggiato la testa nell'incavo del suo collo e appoggiato le mani sulla sua schiena stringendo fortissimo la sua maglia così da non rimanere sola.

Sentivo un calore circondarmi il busto e una mano appoggiata sui miei capelli.
Nel momento dell'impatto non sentii nulla ma diventò solo tutto buio.
Ora avevo la certezza di essere morta.

Un singhiozzo dopo l'altro.
Malapena distinguevo la sua voce. Provava ad attirare la mia attenzione in tutti modi senza riuscirci.
Ormai ero così esausta che le lacrime scendevano ma nessuna voce fuoriusciva dalla mia bocca. Solo il caos intorno sentivo.
<Grace ascoltami sei stata forte> mi ripetè per la millesima volta mio padre.
<È morto> borbottai realizzando quel che successe.

<Verrò il prima possibile da te. Voglio che tu sia forte. Siete tutti al sicuro ora> dalla sua voce notavo che anche lui non stesse molto bene.
<Mi manchi. Ho paura. Ti prego torna> bisbigliai a fatica quelle parole.
<Farò il prima possibile, voglio solo tu sappia che ora siete tutti al sicuro e che quel ragazzo è un eroe> mi disse per ultimo per poi interrompere la chiamata. Aveva finito il suo tempo.

<Andiamo> la voce fredda della donna con la quale sarei dovuta tornare a casa interruppe i miei pensieri.
<No! Voglio vedere i miei compagni> con quel poco di coraggio in corpo gli risposi.
<Signorina te non hai capito che sei in dei casini> mi prese violentemente dal polso per poi trascinarmi via.
<Ti prego zia! Fammi vedere almeno Bea> inizia a piangere come prima.
<Zitta!> mi urlò contro con il suo tono aggressivo che era sempre terrorizzante.

<Grace svegliati> una supplica mi riportò subito nella realtà. Aperte gli occhi vidi a due centimetri il viso di Percy preoccupato. Stavo bene. Lui stava bene. Eravamo vivi. Però avevo dentro un'ansia inconcepibile. Era della paura che si era trasformata in ansia. Non volevo vivere quel che pochi secondi fa sembrava la realtà. Non volevo tornare dalla me piccola.

<Stai bene> dissi insicura scrutandolo con lo sguardo.
<A tutti gli Dei! Grace stai bene> neanche il momento di realizzare che mi abbracciò tirandomi seduta. Dovevo ancora realizzare tutto.
<Mi hai salvata?> gli chiesi dovendo realizzare il fatto che fossi guarita dal veleno.
<Non so nemmeno io cosa sia successo> mi rispose per poi alzarsi e porgermi una mano per aiutarmi.

Ci intrufolammo tra le persone per vedere quello che stava succedendo dietro il cordone dei poliziotti.

<Due adolescenti> iniziò la giornalista, <Il canale 3 ha saputo che la telecamera di sicurezza mostrava due adolescenti in preda di un attacco di follia. Pare che siano stati proprio loro due a innescare un'esplosione. Ripeto. Non ci sono feriti>

Notai Percy arretrare, invece il mio corpo rimase impassibile. Il ragazzo mi affermò il polso e iniziò a percorrere un lungo tratto attorno al perimetro della polizia.

Si capiva che era alla ricerca di qualcuno e con lo sguardo anche io cercai i nostri due compagni di avventura. Proprio quando stavamo per voltare strada ancora mano per mano per non perderci la voce attirò la nostra attenzione: <Perrr-cy! Grrr-ace!>

Venimmo avvolti in un abbraccio. La bionda ci rimproverò e affermò più volte che non ci avrebbe lasciati soli a prendere decisioni di questo genere. A interromperla fu la voce della madre del bambino che riconobbe me e Percy, alla fine delle sue urla aggiunse "Lei stava morendo! Era tutta verde di pelle", alle sue parole Annabeth e Grover mi guardarono terrorizzati chiedendomi spiegazioni.
Il corvino gli iniziò a spiegare tutto mentre camminavamo tra la gente, gli disse tutto: della chimera, Echidna, il mio avvelenamento, il mio "piano", il salto nel vuoto e il messaggio della donna sott'acqua, l'ultima era nuova anche a me essendo che non avevamo avuto tempo di parlare.

<Cavolo!> commentò Grover, <Non puoi ignorare tuo padre, dobbiamo portarti a Santa Monica>
<Esatto> borbottò Annabeth un po' turbata dalla notizia.

Saliti sul treno nessuno del gruppo fiatò, tutti erano immersi nei propri pensieri se non nei sogni.

<Sta bene?> sentii una presenza accanto.
<Si. Almeno penso> ragionai ad alta voce, <Tu?> chiesi concentrando il discorso su lui.
<Non lo so> sospirò, <Posso chiederti una cosa?>
<Dimmi tutto> provai a tenermi disponibile.
<Quando eravamo sulla spiaggia e te eri incosciente continuavi a sussurrare "no">
si fermò, <Sembravi terrorizzata. Cos'era? Cioè non sei obbligata a dirlo ma ecco mi sono preoccupato>

<Uno dei miei soliti incubi> tagliai corto.
Lui non rispose, lo avevo messo a disagio?
<Percy> lo chiamai.
<Dimmi>
<So che non siamo amici ma posso farti una domanda personale?> mi girai verso di lui.
<Ti ascolto> mi rivolse un sorriso.
<Come hai superato tua madre? Sì, lei è viva ma
all'inizio non lo sapevi> mi spiegai al meglio spendo che non capisse male ciò che intendevo.
<Non l'avrei superata. Senza di lei sarei perso> si sforzò a sorridere.

<Il mese prima che arrivassi al campo ho visto un ragazzo morirmi davanti gli occhi. Prima lui mi odiava, quel giorno non so perché ha deciso di salvarmi la vita. Si è preso cura di me. Lo odio. Odio il fatto che possa esserci qualcuno che rischierebbe la vita per me. Quando ho accettato l'impresa il mio unico pensiero è stato: non posso lasciar partire un ragazzo che dovrei proteggere> in quel momento senza accorgermene diedi voce ai miei pensieri.

<Te lo ha chiesto mio padre di proteggermi?> chiese un po' demoralizzato ma anche arrabbiato.
<Se fosse stato solo lui non l'avrei fatto> borbottai.
<Mi dispiace che ti trovi qui. Che ti ricordi si tutto per colpa di questa missione> si scusò.
<Non devi dispiacerti. Al campo ero peggio, qui mi sto distraendo> lo rassicurai.
<Grace> richiamò la mia attenzione, <Vorresti essere mia amica?>

A quella domanda rimasi stupita, nessuno me lo aveva chiesto, sembrava anche stupido ma era qualcosa di nuovo per me. Con Dylan andavamo solo d'accordo e grazie a lui ho conosciuto Thomas e Will, Luke mi aveva accolta e beh con Clarisse ci era stato l'accaduto dei bagni ma mai ero stata sicura di essere loro amica finché loro non lo avessero detto esplicitamente in una frase.

<Sarei pessima> affermai.
<Come?>
<L'amicizia non è il mio forte> gli spiegai.
<Non penso esista un essere forti in amicizia> provò tranquillizzare.
<Lo spero> osservai dritta il vuoto, ormai era tutto buio.

<Non devi sentirti in colpa per lui, immagino che tu avresti fatto la stessa cosa> mi sussurrò per poi appoggiarsi alla mia spalla come io avevo fatto la notte che avevamo accampato nel bosco.
<Lui è morto solo perché si stava assicurando se stessi bene> quelle stesse parole mi fecero male.
<Era il suo destino, per James forse è stata la morte migliore che potesse desiderare> pensò il ragazzo. Al sentire il nome maschile congelai. Si ricordava ancora dell'incubo?
<Ti ricordi> borbottai ormai assonnata.
<Si. Notte TestaRossa> continuò.
<Non li ho così tanto rossi> sorrisi nel sentire il soprannome.
<Ti assicuro che al sole si vede tantissimo come le sfumature verdi negli occhi> mi descrisse con la voce assonnata.
<Ho gli occhi marroni>
<Quello è quel che tu pensi> affermò muovendosi un po' per trovare una posizione comoda.
<Buonanotte Idioot> sussurrai alla fine per poi rilassarmi.

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Non mi convince come capitolo, sono consapevole che potrei far di meglio ma solo per aggiornare e ritornare a pubblicare volevo fare questo piccolo passo.
Grazie per le letture e per chi vota i capitoli 🫶🏼

The Prophecies ~Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora