𝐂𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐲 𝐇𝐮𝐞𝐬𝐨 è un racconto appassionato e profondo che esplora i temi della vulnerabilità, del desiderio e del cambiamento. I protagonisti lottano con i propri demoni interiori, coinvolti in un turbino di emozioni e relazioni complesse...
"Dobbiamo essere disposti a liberarci della vita che abbiamo pianificato per poter vivere la vita che ci aspetta."
- JOSEPH CAMBELL.
Nove anni dopo.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Chi ha detto che i soldi non fanno la felicità, non ha mai capito un cazzo dalla vita.
I soldi. Fanno. La. Felicità.
Perché andiamo, quale adolescente non vorrebbe svegliarsi con un panorama del genere che si estende oltre la propria finestra? Medellín si mostra sotto i miei occhi blu, come una ragazza che si sveglia docilmente dopo aver trascorso tutta la notte a gustarsi il dolce proibito concesso dalla luna.
Nell'oscurità delle tenebre dove ci è concesso sfilare via la maschera d'argilla indossata con estrema maestria da avvertirla conficcarsi non solo sulla nostra pelle, ma avvolgersi nei meandri della nostra anima e scalfirla giorno dopo giorno, togliendo così ogni pezzo di ciò che siamo.
Io mi sentivo così: un ragazzo che avrebbe potuto avere il mondo nel palmo della mano e farne ciò che più ne desiderava, ma con l'animo perso. Come si perdono solo i bambini al parco, gli aquiloni nel vento, e le lacrime in un mare di rimpianti.
Un burattino nelle mani di qualcuno.
« Kil? Sei sveglio? Veronique ci ha chiamati per la colazione. »
La voce di mia sorella Elara mi destò dal turbine di pensieri in cui ultimamente inciampavo spesso, la sua figura esile e ancora acerba mi si palesò davanti scostando di poco la porta, i suoi occhi così simili ai miei eppure così diversi, cercarono il mio sguardo e nell'attimo in cui si incrociarono non ci fu bisogno di comunicare il mio stato d'animo.
A lei non sfuggiva mai niente, ecco perché mentirle sarebbe stato impossibile ed inutile.
Mi misi quindi in piedi abbandonando il letto sfatto e trassi un sospiro allungandomi verso la felpa abbandonata su una poltrona poco distante da me, la infilai sui pantaloni del pigiama grigi e solo all'ora andai incontro a mia sorella, mi aspettava adesso con un fianco contro il legno bianco della porta ora completamente aperta, posai le dita sul suo fianco per avvicinarmela contro il petto e lasciarle un bacio fugace sulla guancia. Profumava di lenzuola pulite e quel maledetto balsamo alle labbra al gusto more, non capivo perché si ostinasse a rendersi presentabile anche in casa.