CAPITOLO DICIASSETTE

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"Non puoi salvare il mondo e ammazzare te stesso"

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Yoko's pov

Ho detto sì.

Cazzo, sono proprio ritardata...

Una ritardata incredibilmente carina, però.

Mi torsi le mani, sudai, saltellai sul letto come una scema e poi mi chiusi in bagno, con il cuore che batteva a mille.

Me l'aveva chiesto lei.

E io...avevo accettato, a quanto pare...

Sono scema.

Avrei detto, fatto qualcosa di sbagliato e avrei rovinato la nostra amicizia, ovviamente. Ero io. Quella con le figure di merda nel sangue.

Mio padre non lo sapeva. Non gli avevo mai detto che...che beh, non mi piacevano solo i ragazzi.

Non gli avevo mai detto che non mi interessava se a piacermi fosse un ragazzo o una ragazza, perchè avevo paura.

Ma era così.

Lei mi piaceva.

E avrei rovinato tutto.

Becky era andata a casa sua a prendere alcune cose, quindi avevo un po' di tempo. Stavo per buttarmi sul letto ad ascoltare musica,quando sentii il portone di casa sbattere, e capii che mio padre era tornato.

Beh, potrei...

Scossi la testa, era un pensiero stupido, no?

Peccato che intanto stessi inconsciamente scendendo le scale.

Ma che- GAMBE, FERMATEVI!!

Mi fermai. Poi però sentii una scossa. Di solito mi succedeva se stavo ascoltando la musica, ma in quel momento non avevo le cuffie nelle orecchie.

E capii che dovevo farlo. Dovevo scendere quelle maledette scale, andare in soggiorno e dirglielo. Era mio padre. Meritava di saperlo.

E se gli avrebbe creato problemi...beh...

In quel caso sarei scappata in Giappone. In effetti avevo voglia di sushi.

Presi un bel respiro e poi sbucai in soggiorno, e lo vidi. Stava cucinando con un viso molto concentrato, quel bellissimo viso inglese, ma allo stesso tempo con una nota asiatica nel suo sguardo. Forse dovuta al fatto che aveva vissuto molti anni in Giappone.

<< K-kombawa, otosan>> dissi, e mi fece strano sentire la mia lingua madre.

<< Buonasera, tesoro. Sto facendo la pizza. Sono inglese, ho vissuto a Tokyo ma oggi avevo voglia di un piatto italiano>> rispose sorridendo in modo scherzoso, e io non potei fare a meno di ridacchiare.

<< Quell'atteggiamento giovanile non ti farà perdere anni, Oliver>> dissi prendendolo in giro chiamandolo con il suo nome completo.

<< Volevi dirmi qualcosa di particolare?>> mi chiese, squadrandomi attentamente. Lo aveva capito, che non ero scesa solo per scherzare. Lo capiva sempre. Per lui ero sempre stata come un libro aperto, fin da piccola.
Questa cosa un po' mi spaventava, e allo stesso tempo mi dava un senso di sicurezza.

<< In effetti, sì>>

<< Oh, di che cosa si tratta?>>

<< Ecco, h-hai presente che stasera viene una mia amica a dormire qui?>> mentre lo dicevo, la mia voce tremava. Ero insicura, soprattutto sulla parola "amica".
<< Certo! E' per lei che mi sto impegnando a cucinare la pizza>> annuì e mi fece l'occhiolino.

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