Capitolo 10

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Percy's POV

Ma perché è corso via? Che gli è preso così all'improvviso?

Decisi di seguirlo lasciando Chirone e i ragazzi. Procedeva con passo veloce verso la Casa Grande, incurante di ciò che aveva intorno, lo vidi entrare.

Perché è andato lì?

Entrai subito dopo, riuscendo a vedere appena il lembo dei pantaloni al di sopra delle scale. Feci attenzione a non farmi sentire dal Signor D in quel momento esausto e disperato a causa della punizione che gli vietava di bere il suo amato vino. Se ne stava lì, su quella poltrona, a consolarsi con la sua Diet Coke. Salii con cautela le scale ma non servì a niente: uno degl'ultimi gradini scricchiolò sotto il mio piede.

- Chi è là?! - ringhiò subito il dio - Johnson so che sei tu! Sento il tuo fetore - disse subito alzandosi e venendo verso di me.

Evitai di imprecare anche se la tentazione era parecchio alta. Feci una corsa per gli ultimi gradini nascondendomi alla fine.

- Inizio anche ad avere le allucinazioni, vedo quel moccioso da tutte le parti - disse esasperato tornandosi a sedere.

Phew! C'è mancato poco, se solo mi avesse scoperto chissà... ma questi... sono singhiozzi? Non sono suoi... vero?

Appena sentii quei suoni smorzati, ebbi un tuffo al cuore, improvvisamente mi sentii triste, tremendamente triste, stavo male. Senza pensarci troppo, seguii quei gemiti sommessi fino alla soffitta. Avevo il cuore a mille, da una parte sarei voluto rimanere lì, nascosto, avevo paura di vedere quella scena che poi mi si sarebbe parata davanti.
C'era Nico, sul pavimento della stanza, chino su se stesso singhiozzante. Sentii una forte stretta alla stomaco e mi salì un groppo in gola difficile da deglutire.

- E-ehi Nico... - cercai di articolare qualcosa, ma non riuscivo a dire nemmeno una parola, persino il suo nome mi risultava difficile da pronunciare.

- VATTENE! Vattene via! Sei un bugiardo - mi urlò contro con tutta la rabbia che aveva dentro.

Ogni parola era un stilettata dritta al cuore. Il dolore che sentii fu paragonabile a quello che provai quando mia madre fu rapita da Ade.

- Nico... - dissi piano avvicinandomi lentamente - Mi dici perché stai piangendo? -

- No! Non voglio - disse con la voce rotta dal pianto.

Continuava a farneticare parole sconnesse e quasi incomprensibili.
Appena gli arrivai accanto mi accasciai e lo abbracciai stringendolo a me più forte che potevo.
Tentò di liberarsi dimenandosi e prendendo a pugni il mio petto. Alla fine si arrese, accasciò la testa sulle mie spalle, lasciò cadere le braccia di peso e cominciò a singhiozzare ancora più forte.

- Ti prego, non piangere, questa cosa mi fa star male. È straziante - dissi accarezzandogli la testa. Restammo così finché lui non si fu calmato almeno un poco. - Allora? Adesso mi dici cosa c'è che non va? - gli domandai prendendogli il viso tra le mani e asciugandogli le lacrime con i pollici.

Lui abbassò lo sguardo. Lo potevo capire, ancora non si sentiva pronto, decisi allora che avrei aspettato, me l'avrebbe detto quando se la sentiva, non volevo forzarlo più di troppo.

- Va bene così, se non vuoi dirmelo fa niente, l'importante è che adesso ti sia tranquillizzato -

- Grazie... - la sua voce fu talmente bassa che quasi non riuscii a sentirla. In quel momento sembrava una piccola tazzina di porcellana piena di crepe pronta per rompersi in mille pezzi.

- Che ne dici? Scendiamo? -

Annuì piano e si alzò, asciugandosi le ultime lacrime con il lembo della manica.

Fortunatamente il dio era nel pieno del sonno e russava talmente tanto che nemmeno delle bombe lo avrebbero svegliato.
Il ragazzo camminava al mio fianco, ma era quasi come se non esistesse. Se ne stavi in silenzio con il capo chino.

Che sarà successo in quella dannata soffitta?

- Testa d'Alghe! Che fine avevate fatto? -

- No niente - mentii - Nico aveva dimenticato una cosa - dissi poi grattandomi la nuca imbarazzato.

- Ci avete fatto spaventare - intervenne Talia.

- Ehm... scusa - le risposi in una risatina.

- Fa niente - concluse poi la figlia di Atena - Ma la prossima volta non correte via così -

- Forse è meglio se andassimo a dormire vero Nico? - chiesi guardandolo.

Lui annuì senza nemmeno alzare lo sguardo, fisso a terra da quando eravamo uscita dalla casa.

- Allora ci vediamo domani ragazzi, 'notte - esclamai veloce prima di andarmene.

Nessuno proferì parola, né io, né lui. Entrambi eravamo immersi nei nostri timori. Nella mia mente turbinavano una miriade di pensieri e domande del tipo:
"Perché Crono deve volere il mio cuore?";
"Perché Nico stava piangendo? E perché è corso via così all'improvviso?".

Nel frattempo arrivammo alla cabina, entrai e mi andai a sedere sul letto facendo spazio al corvino. Lo invitai a mettersi al mio fianco.

Non disse nemmeno una parola fin quando non alzò il capo e mi strinse a se. Era la prima volta che lo faceva e fu strano, non che non mi piacesse, ma era più un abbraccio malinconico, quasi me ne dovessi andare da un momento all'altro.

- Calmati piccolo. Sai che starò sempre qui con te -

- Sì, però... la profezia -

- Cosa?! Quale profezia? Un'altra? - lui annuì - Questo è strano -

- Diceva che tu... che dovrai... proprio adesso che finalmente ero felice -

Stava per lasciarsi andare ancora una volta.

Aspetta un minuto. Sì, è sicuramente così. La profezia, a quanto pare, dice che morirò. Quadra tutto.

Lo presi per le spalle e lo spostai in modo da poter incatenare i miei occhi nei suoi.

- Ascolta Nico, io non ti lascerò, qualunque cosa accada. Ti proteggerò sempre, non importa cosa dice la profezia o chiunque altro, io ti amo e nessuno potrà mai portarmi via da te. Intesi? -

Ancora una volta ho parlato troppo, come posso dirgli subito che lo amo?! Non volevo, così lui si sentirà oppresso... oppure...

- Anche io ti amo -

...no.

- Veni qui -

Gli presi il viso, avvicinando le sue piccole e calde labbra alle mie. Mi mancava sentire il suo sapore, adesso più amaro a causa delle lacrime.

- Te lo giuro... sarò sempre al tuo fianco e ti proteggerò da ogni male. Proprio come il guerriero di Mengoni -

- Come conosci un cantante italiano? -

È vero... come faccio a conoscerlo. Io... io non so quella lingua.

- Allora sai l'italiano? - mi domandò poi sbalordito.

- Non lo so, penso di sì -

- Come "pensi"? -

- Beh... n-non so -

- "Ti amo"* - disse nella sua lingua natia.

Come ho fatto a capirlo?

- "Anch'io"* -

Spazio me

Vi starete chiedendo perché Percy conosce l'italiano? Lo scoprirete più in là.

Percy: Parecchio più in là.

*Quando in un discorso vedete scritto in "questo modo" vuol dire che stanno parlando in italiano.

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