Capitolo 11

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Percy's POV

Poco dopo Nico cadde in un sonno profondo. Una o due lacrime solitarie scendevano ancora silenziose rigandogli il viso. Però, nonostante ciò, sembrava più rilassato rispetto a prima, sicuramente gli avrà fatto bene parlarne con me.

Si roggomitolò su se stesso poggiando la testa sul mio petto, il suo respiro caldo e regolare trapelava nei miei vestiti riscaldandomi, un paio di quei capelli corvini gli coprivano il volto. Sarei potuto rimanere lì a contemplarlo per ore. Intrecciai la mia mano tra i suoi capelli e con il pollice spostai quella ciocca che lo nascondeva, gli asciugai poi quell'unica goccia d'acqua salata che era restia ad andarsene lasciandogli dopo un umido bacio sulla fronte.

Chiusi gli occhi cercando di dormire, inutile dire che fu inutile.
Il timore di avere ancora quegli stupidi incubi non mi lasciava addormentare.

E se avessi visto ancora una volta lui?

E se veramente avessi dovuto lasciare Nico da solo?

Sentivo la testa scoppiare. Con la mano che non teneva il ragazzo, mi arruffai i capelli rendendoli ancora più disordinati di quanto non lo fossero già.

Cercai di rilassarmi e di pensare soltanto a cose belle ma, purtroppo, nella mia vita non ce ne sono state molte. Togliendo la mano dai capelli, sfiorai il prezzo che dovetti pagare per aver mantenuto il peso del cielo. Quella ciocca bianca mi avrebbe sempre ricordato l'impresa per salvare la dea ed Annabeth; quella in cui persero la vita sia Zoe, la luogotenente delle cacciatrici, che Bianca.

Ma non dovevo pensare solo a cose belle?!

Dopo un po' le palpebre si chiusero per la stanchezza ma, come temevo, mi ritrovai ad osservare una scena terrificante.

Dove mi trovavo? Ancora adesso non lo so. Sapevo soltanto che sotto di me c'era un palcoscenico.

- Ci dissspiace SSSignore, non sssiamo riusciti a trovarla. Abbiamo girato tutta Venezia, ma della ragazza non c'è traccia - disse una donna con due code di serpente al posto delle gambe: una dracena della Scizia.

- Non siete riuscita a trovarla eh? - ripeté Crono con una voce tra quella di Luke mescolata ad una più cupa e metallica.

- Sono desssolata, la raga - non completò la frase che il mio carissimo nonnino, con un rapido movimento del braccio verso il basso, trasformò un semplice e piccolo tubo color oro in una lancia lunga poco più di due metri infilzandola nel ventre della dracena. Un involucro di fulmini, come fossero uno scudo, la ricoprivano e lì, dove Crono l'impugnava, si formava un piccolo squarcio illuminato tra essi; questo emanava una fievole luce dorata in contrasto con quella blu delle saette.
Non appena il mostro si disintegrò, Crono, con lo stesso movimento di poco prima, fece tornare la lancia alla sua forma iniziale.

- Quest'arma è tanto bella quanto mortale, non è vero... Percy? -

Mi svegliai bruscamente nel cuore della notte. Questa volta, però, riuscii a fare più attenzione. Non volevo che Nico mi spedisse contro qualche suo amico degli Inferi.

Avevo il respiro affannato e il cuore a mille, dire che ero agitato non bastava a descrivere ciò che provavo.
Dovevo calmarmi. Mi dovevo assolutamente calmare. L'indomani avremmo affrontato un lungo viaggio e, se volevo portare a termine l'impresa, proteggere Nico e cercare di portare a casa la pelle, mi servivano le forze.

Mi alzai lentamente dal letto, facendo attenzione a non svegliare il semidio e mi diressi verso la spiaggia, l'unico luogo che riusciva a placarmi. Dovetti fare attenzione alle arpie che avevano il compito di controllare ma, fortunatamente, filò tutto liscio.

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