Capitolo 13

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Percy's POV

Mi tuffai nel dominio di mio padre nel vano tentativo di afferrare Grover, ma fu troppo tardi. La sua espressione spaventata mentre cadeva, la mano tesa verso di me. Era così vicino ma allo stesso così lontano. Non riuscii a salvarlo e finimmo inevitabilmente in mare.
Sentii Nico gridare. Alzai lo sguardo e vidi il mio Re degli Spettri che stava per lanciarsi. Annabeth, però, fortunatamente, riuscì a prenderlo in tempo per il braccio.
Senza aspettare un minuto di più, riportai lo sguardo sul mare alla ricerca del mio amico.

- GROVER, dove sei?! - urlai più forte che potevo.

Nessuna risposta.

- Rispondi Grover! - ritentai, ma ancora niente.

Iniziai a nuotare. Ma in che direzione? Non lo sapevo.
Nuotavo e nuotavo, ma di Grover... nessuna traccia. Le onde, poi, non mi facilitavano la ricerca. Ogni volta, venivo travolto da quella forza della natura.

Che diamine Papà! NON ADESSO!

Andai sotto... mi guardai intorno, ma... niente... dopodiché risalii.

No, non mi arrendo.

Feci ammenda a tutta la mia forza di volontà. Mi concentrai. Sentii la familiare stretta allo stomaco e poi un'onda mi portò in alto.
Provai a cercarlo da lì ma niente. Nemmeno Blackjack, a cui avevo detto di cercarlo, l'aveva trovato.

"Uno di voi nel mare si perderà" ecco a chi si riferiva il verso. A Grover.

"Capo..."

- È colpa mia... solo mia. Se solo non avessimo fatto a modo mio a quest'ora - il cuore mi si strinse - Grover starebbe scherzando e sorridendo com'è suo solito fare -

"Non è colpa tua capo, sicuramente il satiro starà bene. Il dio del mare lo porterà al sicuro. Prova a chiederglielo"

Poteva aver ragione.

- Forse... - sospirai ormai rassegnato.

"No... non dire forse... lui è al sicuro, ora... andiamo"

Ti prego Papà, fa che non gli succeda nulla.

- Ok... -

Salii a malincuore su Blackjack. Non volevo arrendermi, ma dovevamo andare. Chissà Crono cosa avrebbe potuto fare se solo avessimo aspettato ancora un minuto di più.
Ritornammo dagl'altri. Il cavallo alato si avvicinò a quello di Annabeth per prendere Nico.

Subito il minore mi si fiondò addosso e, inaspettatamente, mi cinse in un malinconico abbraccio. Mi strinse così forte che potei sentire il suo cuore battere all'impazzata, come quello di un coniglietto spaventato. Doveva essere stato in apprensione per me... e come non comprenderlo, dopotutto... colui che porta il peso della profezia... è lui.

Chissà come si sarà sentito.

Rimase in quella posizione per tutto il tempo, dando le spalle al capo del cavallo.

- Credi che sia... -

- No Annabeth, l'ho chiesto a mio padre. Lo porterà in salvo - almeno così speravo.

Talia, invece, se ne stava lì a pensare. Non aveva ancora parlato.

Ma l'altro pegaso nero? Sarà tornato indietro... forse.

Intanto il temporale si stava calmando. A volte mi chiedo se gli dei si divertano a guardare le nostre vite e a tormentarcele. Del tipo: "Tra poco in onda "Le sfighe dei semidei"! Restate su questo canale mi raccomando, non cambiate!"

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