CAPITOLO 6

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KLEO
Pensavo che avrei dormito in aereo, ma no, non riuscivo a spegnere il cervello. La zia dormiva da un pezzo, appena imbarcate si era messa a russare leggermente. Faceva tenerezza. Assomigliava a papà, stessi occhi color caramello, e stesso sorriso caldo. Io non li avevo mai conosciuti i miei genitori, o almeno, non ricordavo di averlo fatto. Papà era un militare italiano che lavorava nella caserma americana 'Ederle', a Vicenza, nel nord Italia, e mamma una giovane americana, anche lei una militare. Era stato un colpo di fulmine, amore a prima vista. Si erano sposati alla fine, di nascosto, in una chiesetta sulle montagne. E poi ero nata io. Avevo tre anni quando mamma e papà morirono, doveva essere un semplice spostamento di un testimone di non so cosa, e invece erano morti. Tutti.

Ed io, una povera bimba di 3 anni appena, ero rimasta sola. Alla fine la zia Agata mi aveva presa in adozione, e ero andata ad abitare con lei a New York. Era diventata la mia mamma.

L'unico ricordo dei miei genitori era qualche fotografia un po' sbiadita. Anche i miei ricordi erano davvero vaghi, ma era meglio così, era meglio non aver nulla da rimpiangere, nulla da ricordare.

La pura verità era che i miei genitori non mi mancavano, è vero, ogni tanto ci pensavo, ma li vedevo più come estranei.

Il figlio non è di chi lo partorisce, ma di chi lo cresce.

E a crescermi era stata Zia Agata. Si era presa cura di me. E per questo gliene sarei stata per eternamente grata.

Sopra all'Oceano Atlantico riuscii ad addormentarmi, non prima di aver visto l'alba.
A svegliarmi, fu una voce elettronica che ci avvisava che saremmo atterrati nel giro di un'ora all'aeroporto di Barcellona, El Prat. [Il prato]

Non era la prima volta che ci venivo, ci ero stata anche l'anno prima, in vacanza, con Alexa e sua sorella Isabella.

Da lì avremmo avuto l'aereo per Venezia.

Venezia!

*dopo alcune ore*

Atterrammo all'aeroporto Marco Polo di Venezia verso le nove, io ero più sveglia che mai, da Barcellona a Venezia avevo dormito tutto il tempo. Ci aspettava ancora qualche treno, qualche autobus e forse un taxi, e poi saremmo finalmente arrivati in quel posto dimenticato da Dio. Valli Del Pasubio.

La zia mi aveva dato un nuovo cellulare, l'iPhone che usavo in America non andava bene, aveva una banda di frequenza diversa da quella Italiana. Era un OnePlus One, non l'avevo mai sentito.

«Me li ha procurati Sarah. Ha detto che vanno bene da per tutto.»
Sarah era una sua collega, la conoscevo bene, mi aveva aiutato per tutta la Primary School a fare i compiti. Era come una specie di baby sitter.

L'OPO era un telefono sottile, nero e molto grande, 5,5 pollici, 3GB di RAM, 13 megapixel, 65 GB di memoria, un goiellino, per chi, come me lo usa molto.
Non che l'iPhone 5C non andasse bene, era solo che non era personalizzabile come l'OPO.

Appena scendo a Venezia mando una breve mail a Alexa, un messaggio è troppo costoso.

Da: kleo.r@gmail.com
A: alexa01@gmail.com

‹Cara Alexa,
sono appena atterrata a Venezia, è una città davvero magnifica. Vorrei tanto che tu fossi qui con me, questa esperienza ho bisogno di condividerla con qualcuno.
Mi manchi tanto.
Kelo ›

Da: alexa01@gmail.com
A: kleo.r@gmail.com

‹Avevo paura che ti fossi dimenticata di scrivermi.
Anche a me piacerebbe molto essere lì con te, ma non preoccuparti, sono sicura che nel giro di poco tempo ti farai molti amici. Scrivimi appena puoi e raccontami di com'è questa Valli Del Pasubio.
Alexa ›

Da: kleo.r@gmail.com
A: alexa01@gmail.com

‹Appena arrivo a "casa" ti scrivo.›

._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._Capitolo super NOIOSO, lo so, ma mi servono un po' da collegamento.

Per chi mi segue ( vi adoro), secondo voi dovrebbero essere più lunghi, o più corti? In media scrivo circa 650 parole, contando anche il MY SPACE.

Allora, in questo ultimo capitolo abbiamo scoperto qualcosa di più sul passato di Kleo, ve lo aspettavate??

Se mi lasciate qualche stellina o qualche commento mi fate felicissima.
~Nora

KLEOPATRA RIVERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora