CAPITOLO 5

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CAMERON
«Cameron, mi hanno appena comunicato dove staremo da luglio.» -mi urlò mio padre dal salotto. Andava così da anni ormai, ogni luglio lo spostavano in un diverso paese del mondo, quest'anno avevo vissuto ad Hong Kong, quello prima a Londra, a San Pietroburgo e ad Atene, a Sidney, in un luogo diverso ogni anno da quando ne avevo memoria.

«Quest'anno si va in Italia, tel'avevo detto che prima o poi ci saremmo stati, no?»
Ormai non mi pesava più, all'inizio mi dispiaceva non poter stringere amicizie durature, non poter chiamare nessun luogo casa, ma prima o poi a tutto ci si fa l'abitudine. Avevo iniziato a prenderli come opportunità, questi continui spostamenti, a vederli come un'occasione per conoscere gente nuova, per visitare nuovi paesi e scoprire nuove culture. Io e il mio vecchio, noi due insieme.

«Questa volta è un paese piccolo, non come Losa Angeles o Praga, non ha più di tremila abitanti.»- aggiunse poi.

L'Italia, il paese d'origine di mamma. Non pensavo l'avrei visitata così presto, sapevo che prima o poi sarebbe successo, solo non immaginavo così in fretta.

«E come si chiama questo paese?» gli chiesi sorpreso. Non eravamo mai stati in un luogo così piccolo.

«Valli del Pasubio.»
«E perchè ti hanno mandato lì?»
«Dicono che ci siano dei castagni a dir poco stupendi.»

È questo che faceva mio padre, cercava alberi antichi, pregiati o meno, alberi che gli venivano indicati da i suoi capi, alberi che poi venivano utilizzati per costruire mobili, case, casse da morto, navi, qualunque cosa si potesse fare con un pezzo di legno.

«E quando si parte per l'Italia?»
«Ho prenotato il volo per dopo domani. Hai salutato Cheng?»

Cheng era l'unico amico che mi ero fatto in quell'anno, frequentava la mia stessa classe di matematica, più che altro ci sedavamo allo stesso tavolo a pranzo, e comunicavano con quel poco di cinese che conoscevo, ma pur sempre un amico era.

«Si papà, l'ho salutato.»

张你好,我想感谢你的午餐一起度过,和数学的共享小时。我想知道你更好。Cam

[Ciao Chang, volevo ringraziarti per i pranzi trascorsi insieme, e per le ore di matematica condivise. Avrei voluto conoscerti meglio. Cam.]

谢谢你亲爱的卡梅伦,再见。
[Grazie a te, Cameron, addio.]

Gli avevo mandato un messaggio, era da veri stronzi, ma cosa ci potevo fare, abitava dall'altra parte di Hong Kong, e andarlo a trovare era abbastanza complicato.

Tanto sarebbe finita come con tutti gli altri, come con Harry di Londra, come con Scott di Los Angeles o Andron di San Pietroburgo, ci saremmo scambiati qualche e-mail, e chi s'è visto s'è visto.

In Italia non avrei avuto il problema della lingua, l'italiano lo parlavo fluentemente dall'età di 6 anni.

Era stato un insegnante greco a insegnarmelo, mamma non ne aveva mai avuto l'opportunità.
Mai avuta perché non l'avevo nemmeno mai conosciuta, anche papà l'aveva incontrata una sola volta.

Amava raccontare quella storia, anche se di bello non c'era niente, parlava per ore di come quella notte, in una discoteca a Venezia avesse incontrato una ragazza bellissima, una dea, e di come fossero finiti nello stesso letto. Nove mesi dopo, papà mi aveva trovato in una cesta, sotto l'uscio dell'appartamento in cui viveva, con dentro una lettera dove c'era scritto di prendersi cura del figlio, del loro bimbo, di Cameron. La mamma, Sandra R. si era firmata sulla lettera, non s'era più vista, e dopo svariati test, che confermavano che ero effettivamente figlio di mio padre, ero partito per il mio primo viaggio, senza aver conosciuto la ragazza che mi aveva dato alla luce.

Da piccolo scrivevo varie lettere alla mamma, le scrivevo di come mi mancasse, di quanto avrei voluto conoscerla, di quanto avevo bisogno di lei. Poi, le mettevo dentro ad una bottiglia e le buttavo in un fiume, o in uno dei tanti mari che visitavo. E speravo.
Speravo che arrivasse una risposta.
Mai arrivata ovviamente.

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Ciauuuuu.
Scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare, è che ho avuto gli esami e svariati impegni. Ora che è iniziata l'estate spero di aggiornare in modo più frequente. :)
Allora, c'è una nuova entrata, il caro Cameron. Mi fa tenerezza. Ieri sono stata operata, e ieri notte, in ospedale, non riuscivo a dormire visto che la signora con cui condividevo la stanza continuava a russare, quindi mi sono messa a pensare. E Cameron è sbucato fuori dal nulla. Spero che piacca a voi tanto quanto piace a me.
Mi farebbe piacere che lasciaste un commentino e una stellina, che è sempre bello vedere che il proprio lavoro è apprezzato. Al prossimo capitolo.

~Nora

KLEOPATRA RIVERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora