CAPITOLO 7

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CAMERON
L'aeroporto "Chek Lap Kok" di Hong Kong era uno dei più grandi che avessi mai visto in vita mia, tra i primi tre del mondo. Perdersi era una cosa davvero facile, ma fortunatamente mio padre lo conosceva bene. Da qui saremmo atterrati a Parigi, in Francia, per poi andare a Venezia, sempre in aereo.

Avevo preso un mucchio di aerei, ormai avevo perso davvero il conto.

«Papà, quando arriviamo svegliami.»

***

Come previsto dormii per tutto il tempo, anche durante il volo da Parigi a Venezia.

Venezia, doveva viveva la mamma.
Cercai di non pensarci, ma era come stampato davanti ai miei occhi.

Valli del Pasubio era un paesino di circa 3000 abitanti, in montagna. Le strade erano molto strette, e, l'aria era pulitissima. Si riusciva a respirare!! Altro che la costante cappa di smog di Hong Kong.
Si riusciva a vedere il cielo, di un azzurro scuro molto bello.

Pranzammo in un ristorante/pizzeria, la "Locanda Belvedere". Tutto buonissimo, la pizza così, solo in Italia la trovi. Passammo la notte in una camera davvero accogliente, la mattina dopo saremmo andati nel nuovo appartamento.

***
Mio padre mi svegliò alle 6, colazione e via. Ad accompagnarci fu un signore che era venuto a fare colazione al bar, e che abitava nella nostra stessa contrada. Coincidenza.

La casa era a circa 15 minuti dalla Locanda, era un rustico. Davanti alla casa c'era una fascia di lastrico, poi una recinzione con delle viti che si arrampicavano su dei pali. Incorniciato dalle foglie c'era un panorama bellissimo, si vedeva tutta la valle.
La mia camera era molto ampia e luminosa, il soffitto di legno e un letto a due piazze.

«Cam, devo andare in municipio per firmare alcune carte, vieni con me?» -mi urlò mio padre dal piano di sotto. Vedere un po' il paese non mi avrebbe di certo fatto male, dopo c'era bisogno di comprare qualcosa da mangiare, la casa era vuota.

«Si, un attimo che mi cambio.» Mi infilaii un paio di pantaloni stretti neri, con alcuni strappi sulle ginocchia, una maglietta dei Nirvana e le mie converse di jeans.

Papà mi aspettava fuori già in macchina.

«Dove hai preso la macchina?» - gli chiesi sorpreso.

«Abbiamo un vicino talmente gentile che si è offerto di prestarci la sua finché l'azienda non me ne manda una. Mi ha anche spiegato che qui si può arrivare in due modi. La strada che abbiamo fatto è l'unica percorribile in macchina, si passa per contra Cicchelleri, e poi sulla strada grande, mentre ce n'è una che passa in mezzo al bosco, per altre quattro contrade: contrà Meltra, Costapiana di sopra ,Costapiana di sotto e contrà Seghetta, dove c'è una vecchia segheria.»

Hai finito finalmente!

Nel frattempo eravamo arrivati giù in paese, mi mollò davanti al supermercato, microscopico, che era tra il municipio e la Locanda .

«Allora, compra tutto quello che ci serve, eccoti 80€».

L'euro lo sapevo usare, anche quando vivevo in Grecia c'era la stessa moneta, e poi papà mi aveva rispolverato la memoria in aereo, appena prima di addormentarmi. Chissà per quale motivo....

Il negozio era davvero piccolo, non come i centri commerciali cinesi, dove era facilissimo perdersi. Riempii il carrello, buttandoci dentro anche molte schifezze, tipo patatine e caramelle, che sarebbero finito dentro un cassetto in camera mia, per essere poi consumati davanti ad un bel film.

Girai l'angolo dirigendomi alle casse, ma mi scontri contro qualcosa. Anzi qualcuno. Finiti con le gambe all'aria, si sentii un rumore di bottiglie rotte e molte scatole mi caddero in testa dallo scaffale contro cui ero caduto.

KLEOPATRA RIVERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora