2 when I met you

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                                      VIOLA
Io e mia madre tornammo a casa un po' più tardi del dovuto, perché ci fermammo a ritirare i risultati degli ultimi esami di Nicole.

Non erano buoni, Nicole stava peggiorando.
Continuava a perdere peso.

Così dopo aver pranzato, molto velocemente, avvisai la mamma e in bicicletta mi avviai verso l'ospedale.

Parcheggiata la bici davanti al portone principale, salii di corsa le scale e mi fiondai in camera di mia sorella.
"Nanetta?" dissi, affacciandomi sulla porta, ma la stanza era vuota.

Pensai che fosse a fare altri esami, così mi accomodai sul suo letto, per curiosare un po' tra le sue cose.

Erano passati nemmeno dieci minuti quando d'improvviso sentii dei passi avvicinarsi.
Sobbalzai, facendo cadere il libro che tenevo in mano.

La mia nanetta amava leggere, proprio come me.

Mi ero appena ricomposta, quando una voce maschile irruppe nella stanza.
"Ehi tranquilla ragazzina, non volevo spaventarti" ed apparve lui.

Sulla soglia della porta c'era un ragazzo più o meno della mia età, era alto all'incirca un metro e novanta, corporatura massiccia, che non lasciava intravedere a causa della felpa blu che stava indossando.
Sulla fronte gli ricadeva qualche ciuffo castano, mentre con degli occhi profondi color nocciola cercava il mio sguardo.

Scossi la testa come per riprendermi dai miei pensieri, poi lui fece un passo in avanti tendendomi la mano.
"Piacere Brando, Brando Hall."

Non risposi.

Da quando avevo incrociato il suo sguardo, non ero più padrona del mio corpo.

"Sai, se mi dicessi il tuo nome sarei più felice, ma non sentirti obbligata eh" poi un accenno di sorriso gli comparve in volto.
Sorrisi anche io e finalmente riuscii a parlare
"Scusami, mi chiamo Viola".

BRANDO

Viola.

Appena avevo posto gli occhi su di lei, avevo capito che era diversa, che era speciale.

Aveva dei capelli scuri che le ricadevano sul fisico minuto, delle labbra fine su cui forse mi soffermai un po' troppo, la pelle chiara come se non avesse mai visto il sole e degli occhi strani.

Non si capiva bene il colore, erano tra il grigio e il verde, erano i più belli che avessi mai visto.

Forse anche i più belli che avrei potuto vedere.

Ripreso dai miei pensieri le posi subito la fatidica domanda: "Anche tu rinchiusa in questo posto?" speravo che la risposta fosse no e lei con prontezza accolse subito il mio desiderio.
"No, no, sono qui per fare visita a mia sorella."

Dai miei occhi però non traspirò del sollievo immagino, perché subito dopo mi sussurrò un "mi dispiace".

Io scrollai il capo in segno di negazione e proseguii la conversazione: "Anche a me.
Sai ormai lo dicono tutti, come se avesse valore e forse un po' lo ha. Ma ci ho fatto l'abitudine, quando convivi con una malattia il dolore è giornaliero, le brutte notizie sono più frequenti di quelle belle e tutto fa male, ma anche a questo ci ho fatto l'abitudine."

Forse ero stato un po' troppo diretto, perché lei si alzò in piedi e con un pizzico di malinconia mi salutò.

"Mi ha fatto piacere conoscerti. Mi faresti il favore di dire a mia sorella, quando torna in stanza, che sono passata.
È una ragazza biondina, con due grandi occhi verdi, si chiama Nicole, tanto ho capito che starai qui anche tu per un po' di tempo, giusto?"
ed io annuii con dispiacere, l'ennesima volta nella mia vita.

Io non volevo fare pena a nessuno, ma ormai era l'unico sentimento che riuscivo a suscitare nelle persone e faceva male, più della malattia.
"Ciao ragazzina, spero di rivederti presto" le dissi quando era già sulla soglia della porta e lei si voltò con un sorriso che mi fece sciogliere il cuore.

Sto diventando decisamente troppo sdolcinato.

Ciaooo, come promesso ho aggiornato il prima possibile e finalmente è entrato in scena lui, il nostro Brando.
Nella mia testa è già partita la ship ma preparatevi perché nel prossimo capitolo le cose saranno molto più complicate e forse vi strapperò qualche lacrima.
A presto
🧸💚

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