VIOLA
Eravamo appena salite in macchina e mia madre aveva già cominciato con le sue solite precauzioni, se volevamo chiamarle così." Mi raccomando Viola, non parlare della malattia con tua sorella, cerca di non farglielo pesare. Andiamo lì apposta per strapparle un sorriso."
"Mamma, ho quasi diciotto anni e Nicole ne ha tredici, so come mi devo comportare, non ho bisogno che ogni volta mi fai questa cazzo di ramanzina!" esclamai, stufa delle sue solite prediche.Ok, forse ero stata un po' troppo esagerata.
"Modera i termini signorina e vedi di comportati più educatamente, siamo quasi arrivate".Era la prima volta che andavo lì, nonostante mia sorella ci fosse da una settimana.
L'anno prima aveva iniziato a soffrire di DCA, anoressia nervosa in particolare.
Non accettava il proprio corpo ed ha iniziato a smettere di mangiare, a perdere troppo peso.
Più la fame aumentava più impediva al proprio corpo di assorbire ciò di cui aveva bisogno.Ciò aveva iniziato a comportare anche altri disagi di tipo sociale, era spesso chiusa in casa, aveva iniziato a non relazionarsi perfino con me o con la mamma.
Ed anche quello che credevamo suoi amici avevano iniziato ad allontanarsi da lei.
Ricordo solo una ragazza, Giorgia mi pare si chiamasse, lei cercava di starle vicino.
Nonostante Nicole provasse a tenerla lontano, passava spesso a casa nostra cercando di incontrarla, le telefonava tutti i giorni anche solo per un saluto.Poi un giorno smisero di arrivare telefonate, messaggi e nessuno passò più a suonare il campanello.
Essendoci accorte del suo cambiamento, un giorno decidemmo di parlarle.
Quel giorno fatidico discorso, però, non ci fu mai.
La mattina stessa Nicole non riusciva ad aprire gli occhi.Era stesa nel letto, immobile, la sua pelle era pallida da far paura e respirava a mala pena.
Fu stato un bruttissimo colpo per tutte noi.Fu ricoverata in ospedale per un mese, ma quando la lasciarono tornare a casa era ancora molto debole.
Non era più la mia nanetta.Iniziò ad essere seguita da uno psicologo, andava lì una volta a settimana, ma nulla sembrava migliorare.
Per questo nell'ultimo periodo avevamo iniziato a girare di ospedale in ospedale, questo era il quinto in un solo mese.
Sulla facciata principale, all'entrata, c'era scritto in grande "Santa Lucia", il nome della clinica.
Sembrava un posto normale, tutto dipinto di bianco e con un misero giardino accanto al parcheggio, ed uno più grande sul retro pieno di alberi da frutto e fiori in terra.
Sembravano dalie, quello si che era bello.
Era quasi come un film.
Magari lo fosse, magari fosse tutto finto, una storia inventata, ma in realtà questa è la vita, la vita vera.
Ed a chiunque l'ha scritta non lasciarmi sola...Mentre la mamma parlava con un infermiere, chiedendo alcune informazioni, decisi di entrare in stanza da mia sorella.
Da tempo non era più la stessa, non sorrideva più e questa cosa, anche se non lo davo a vedere, mi faceva male più di qualsiasi altra, insieme alla paura di perderla.
L'amavo e solo il pensiero di doverla lasciare andare mi creava un nodo alla gola, quasi impossibile da sciogliere.
Ogni giorno mi chiedevo perché proprio a lei, avrei preferito essere io al suo posto e lasciarle vivere la sua vita senza la paura che potesse
essere troppo breve."Hei nanetta, come va?" le dissi con un sorriso finto stampato in volto.
"Violaaa!" gridò lei quando, con quegli occhi verde smeraldo, posò lo sguardo su di me e tese le braccia per propormi un abbraccio.Mi avvicinai a lei e notai con un po' di dispiacere che non c'era nessun'altro in stanza, era sola.
Tutti i letti erano vuoti tranne il suo decorato da qualche pupazzo e nostre foto.
"Mi sei mancata" confessò con uno sguardo malinconico, che faceva solo rimpiangermi il fatto, di non essere andata lì prima.
"Anche tu mi sei mancata nanetta, non vedevo l'ora di essere qui per torturati con tutti i casini che stiamo combinando, non ti conveniva dirmi che ti sono mancata, lo rimpiangerai presto", poi mi sporsi verso di lei e iniziai a farle il solletico, stando attenta a non premere troppo, per non farle del male.
Mentre rideva a crepapelle, provò a tirar fuori qualche parola: "Basta, basta e smettila di chiamarmi nanetta!",
"Ah si, nanetta?" e dopo aver pronunciato queste parole, mollai la presa e la strinsi delicatamente in un abbraccio.Mi era mancato tutto questo.
Passai tutta la mattinata in ospedale con Nicole, ma verso l'ora di pranzo mia madre mi richiamò al rapporto.
"Dai Viola è ora di andare, magari ripassiamo pomeriggio, saluta tua sorella.", poi le schioccò un bacio sulla guancia, ed io feci lo stesso,
"Ciao nanetta" le dissi e lei rispose con un gran sorriso.Ti voglio bene, lo pensai ma non riuscii a dirlo, le lacrime stavano già raggiungendo i miei occhi.
Era tutto così difficile da sopportare.
Ciao a tutti e grazie per aver iniziato questo percorso insieme a me, che spero vogliate continuare.
Per ora la storia è ancora in via di sviluppo ma spero vi piaccia, ovviamente entreranno in scena molti altri personaggi e se avete consigli non temete di esprimere i vostri pareri.❤️
Ci sentiamo presto...
🧸💚

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green eye
Teen Fiction⚠️IN REVISIONE⚠️ Nicole Soler è una ragazza diversa, con una vita sfortunata e piena di dolore. Tutto gira intorno agli altri e mai nulla si concentra su di lei. Ed anche questa storia, racconta di ciò che accade alle persone che le stanno vicine. ...