"A chi ha paura del buio ma in esso ci trova sé stesso
a chi la vita non ha lasciato spazio nemmeno al dolore
a chi il dolore ha lacerato ogni pezzo di sé
a chi non smette di sognare nonostante non c'è niente per cui sognare"Pov's Diadema
<<DIADEMA ALZATI CRISTO SANTO>> le urla di quella befana di mia madre mi ricordano che è mattina e come al solito, inizia una giornata del cazzo. Mi costringo ad alzarmi nonostante la mia voglia di farlo non esiste, mi dirigo al bagno e mi guardo allo specchio, mi spavento del riflesso che vedo , i miei capelli sono tutti arruffati, i miei occhi contornati dal trucco di ieri sera e con due occhiaie enormi, troppo stanca per struccarmi.
Decido di buttarmi sotto la doccia, per sciacquarmi velocemente. Uscita dalla doccia prendo la divisa scolastica e la indosso poi metto un po' di correttore, mascara e infine il lucidalabbra, mi guardo allo specchio e il mio riflesso non mi convince molto, il mio corpo troppo formoso rispetto alle altre ragazze, fianchi stretti, culo sodo e tette enormi, i miei capelli biondissimi e lunghi, sembrano quelli di una bambola, i miei occhi con l'eterocromia, che mi fa avere un occhio azzurro con sfumature di grigio e un occhio verde, cosa che mi fa notare della mia diversità rispetto alle mie coetanee, il viso che sembra quello di una bambina, nemmeno il trucco riesce a farmi apparire grande, per non parlare della mia altezza, che è imbarazzante, alta 1,50, faccio invidia ai bambini. Finito di specchiarmi, scendo giù, già sapendo che i miei tre fratelli, sono usciti di casa, abbandonandomi in questa casa del cazzo. Una volta giù, come sempre, vedo mio padre ubriaco marcio disteso sul divano, mentre mia madre che fuma come una turca. Agli occhi degli altri siamo la famiglia perfetta, una delle famiglie più ricche del paese, ma all'interno non è cosi perfetta come può apparire, ma quello che accadde dentro casa rimane dentro casa, per questo a me e ai miei fratelli è assolutamente vietato portare qualcuno in casa.
<<Puttana del cazzo>> mi urla mio padre, come al solito, ciò che mi dice non mi scalfisce più, non fa male come può sembrare, quando ti abitui alla sofferenza diventi parte di essa, i miei fratelli non sanno realmente cosa accadde in questa casa quando non ci sono, ovvero il 99% delle volte e non sono propensa a dirglielo, so che mi amano ma molte volte sono cosi presi da loro stessi da non accorgersi di cosa sta accadendo alla loro sorellina, spesso ho pensato che in realtà lo sapessero ma evitassero il problema, perché a volte é più facile non vedere, che vedere e affrontare.
<<Cosa vuoi?>> dico scocciata a mio padre guardando, però, il volto indifferente di quella che dovrebbe essere mia madre. L'unico suo interessamento nei mei confronti è la dieta e la perfezione, non faceva altro che ricordarmi quanto fossi imperfetta, con quegli occhi citrici che mi riserva ogni volta.
<<Stasera preparati bene, farò uscire i tuoi fratelli, devi lavorare e tieni chiusa quella lurida bocca, chiaro?>> mi dice, mentre una sua mano mi stringe la gola, che mi provocherà un altro livido sulla pelle e una ferita nel cuore, sono costretta ad annuire, so che avrebbe il coraggio di strangolarmi senza pensarci nemmeno una volta. Lui, però, mi amava o almeno è quello che mi diceva ogni volta, perché ogni sera veniva in camera a darmi la sua buonanotte, ad abbracciarmi, mostrandomi tanto affetto, che io non desideravo e il solo ripensarci mi fa venire voglia di salire in camera e ficcarmi due dita in gola. Mi lascia il collo e io senza salutare nessuno esco di casa, prendo dallo zaino una sciarpa da mettermi attorno al collo, una volta arrivata a scuola procederò a coprire un altro livido. Salgo nella macchina con il mio autista e mi dirigo verso scuola.
Una volta arrivata alla "Academy Red" ovvero la mia scuola, scorgo da lontano i miei fratelli, cosi vado dritta verso di loro, mascherando quello che è successo, mostrandomi indifferente.
Arrivata da loro noto che non sono da soli ma con loro ci sono anche i loro amici.
Brandon, alto 1,85, biondo, occhi azzurri, muscoloso, il classico principe azzurro, desiderato dalla metà del genere femminile, Erik 1,80, castano scuro e occhi verdi, anche lui muscoloso e desiderato, i miei fratelli, Orione, Aries e Cruz, ad occhi esterni l'unica cosa che fa capire che siamo fratelli, sono i capelli, tutti e tre biondi per il resto siamo opposti, loro si somigliano un botto sono io che non gli assomiglio, 1,90, occhi verdi, muscolosi e tatuati e infine il più odioso di tutti, colui che mi da il tormento, Kai Montgomery, un vero e proprio bastardo ma con una bellezza ipotizzante, 1,95, capelli neri, occhi azzurri che sembrano due lastre di ghiaccio, il più muscoloso del gruppo, pieno di tatuaggi, desiderato da tutta la popolazione femminile, ovunque passasse le ragazze, le donne, le anziane erano pronte a togliersi le mutandine per lui ed era consapevole dell'effetto che aveva sull'essere femminile, né era compiaciuto, con quel suo ghigno, la sua area da sbruffone e criminale, faceva sembrare che il mondo gli appartenesse e che gli altri non erano altro che piccoli omini alla sua merce. Manipolatore e marcio fino al midollo è stato in carcere per tre anni, mai scoperto il motivo e né mi interessa saperlo, persone come lui non meritano alcun tipo di interessamento se non l'indifferenza.
Questo è il gruppo degli "snakes" i più belli dell'istituto cosi come i più pericolosi, chiunque osasse intralciare il loro percorso veniva schiacciato, la gente li temeva perché ovunque loro passassero significava solo guai.
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Il colore dell'amore
RomanceDiadema Lacross, una ragazza a cui non manca niente dalla vita, se non la vita stessa. La sua famiglia è una delle più ricche del paese, per gli altri è perfetta ma quando Diadema sta in casa non vede nessuna perfezione se non una famiglia distrut...