Capitolo 3

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EITA

É stata Yin, ne sono certo.

Yin ha portato quella ragazza verso casa nostra e ancora non sono riuscito a capirne il motivo.

É una gatta avventuriera, certo. Ma non si è mai fidata di nessun altro all'infuori di me.
Quindi perché è uscita da sola per andare a cercarla e portare proprio qui?

Avevo notato qualcosa di strano già da quando l'ho trovata tra le sue braccia, nei giardini dell'università.

L'ho vista bloccata sull'albero.
Aveva paura di scendere.

È questo quello che ha detto quella ragazza.

Bloccata sull'albero...
Paura di scendere...

Yin non ha mai avuto paura di scendere da un albero. E tanto meno ci è mai rimasta bloccata sopra.

Ma la cosa più strana è... perché si è avvicinata a qualcuno che non conosce?

Non è da lei.

Continuo a dondolarmi sull'amaca facendo cadere il libro di biologia marina sulle gambe con un po' di rumore. Yin, sdraiata comodamente sulla sua sedia preferita del giardino, si solleva di scatto appena mi vede venire verso di lei.

Le orecchie a punta e gli occhioni blu fissi nei miei mi fanno intendere che ha intuito i miei sospetti.

Dopo averla raggiunta mi blocco in piedi davanti a lei. Qua mi piego avvicinando il mio viso a pochi millimetri di distanza dal suo e socchiudo gli occhi per studiarla meglio.

"Tu... mi nascondi qualcosa." Sussurro cercando di assumere un'aria minacciosa.

Yin però mi conosce e, per niente intimorita, inizia ad accennare qualche fusa strusciando il viso contro il mio.

"Eh no, piccola gatta ruffiana... niente grattate dietro le orecchie finché non mi farai capire che intenzioni avevi con quella ragazza." Quando mi sollevo di scatto, mi lancia un'espressione di confusione mista a fastidio.

Poi, con un agile balzo, salta sul tavolino in legno bianco che ho costruito appositamente per il giardino. Da qua si dà un'altra spinta fino a raggiungere la mia spalla e iniziare a strusciare la coda sotto il mio mento.

"Cosa stai cercando di dirmi?" Le domando con sempre più sospetto mentre la osservo girarmi intorno, tra le spalle, il petto e la schiena.
"Miew..." Miagola soltanto, strusciando nuovamente la testa contro la mia guancia.

Poi, dopo un altro agile balzo, torna a terra, percorre il giardino e raggiunge una delle finestre della facciata principale.

Proprio quella dove mi sono affacciato ieri sera.

Proprio quella da cui ho intravisto quella ragazza.

Ci ho messo veramente poco a riconoscerla. La luce argentea della luna che rifletteva nei suoi occhi azzurri mi ha permesso di capire immediatamente che si trattasse di lei.

L'immagine della sua espressione confusa e intimorita mi è rimasta impressa tutta la notte.

Chissà cosa avrà pensato, oltre ad essersi presa un bello spavento...

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