Capitolo 5

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EITA

Uno schianto.

Uno schianto è ciò che spezza il silenzio che mi circonda.

Un suono che mi fa sobbalzare nel buio totale.

Qualcosa è caduto in acqua.

Cerco di capire da dove possa essere arrivato quel rumore assordante. Il cuore mi martella nel petto, ma inizio a nuotare verso la scogliera poco più avanti.

È l'unico posto dal quale può essere successo qualcosa.

Mi fermo un attimo per prendere fiato, poi inizio a guardarmi intorno.

È troppo buio, non riesco a vedere quasi nulla, ma ad un tratto mi passa davanti qualcosa.
Qualcosa di piccolo.

Lo afferro e mi accorgo che si tratta di un dipinto a tela. Non so da quanto tempo sia stato fatto, ma i colori sono stati sbavati dall'acqua.

Vuol dire che non è solo qualcosa quello che è caduto in mare.

È qualcuno.

Devo assolutamente sbrigarmi a trovarlo.
Se davvero è caduto potrebbe aver perso i sensi.
E se ha perso i sensi le correnti del mare potrebbero portarlo ovunque.

E questo è davvero pericoloso.

Lascio il dipinto sopra uno degli scogli più alti. Dopodiché prendo un profondo respiro e mi immergo completamente sott'acqua.

Cerco di abituare gli occhi al buio, ma mi ci vuole tempo.

Tempo che potrebbe essere cruciale.

Continuo a nuotare, cercando di resistere il più possibile, ma ogni tanto devo per forza risalire in superficie per prendere fiato.

Ad un tratto, mentre esploro le profondità, un debole bagliore cattura la mia attenzione.
Rallento per concentrarmi, e noto subito un riflesso tenue che brilla come se mi stesse richiamando.

Mi avvicino nuotando il più rapidamente possibile e quando mi trovo davanti a quel piccolo bagliore non riesco a credere ai miei occhi.

Questo... è il mio ciondolo.

E si trova al collo di una ragazza.

Senza stare a pensare troppo, però, afferro immediatamente quel piccolo corpo fluttuante, e sbracciando con quel poco di fiato che mi resta nei polmoni cerco di risalire prima che anch'io possa perdere i sensi.

Ancora pochi metri...

Ci siamo quasi...

L'ultimo sforzo...!

Quando mi ritrovo in superficie inspiro fortemente per riempire i polmoni vuoti. Col braccio sinistro tengo il corpo leggero della ragazza avvinghiato al mio, mentre con il destro cerco di avvicinarmi il più velocemente possibile alla scogliera. La spiaggia è troppo lontana, e non ho nemmeno il tempo di recuperare il fiato che mi manca.

Mi avvicino a uno degli scogli più bassi e grande abbastanza da contenerci entrambi. Posiziono prima la ragazza, cercando di fare attenzione a non farle sbattere la testa o qualsiasi altra parte del corpo. Poi, sollevandomi con le braccia, salgo posizionandomi in ginocchio di fianco a lei.

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