- Capitolo XXVIII - Insettati

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-Koyo, Koyo Nakahara -

Nakahara? Nakahara, eh? Aspetta! Nakahara!

-A vostra madre doveva piacere davvero tanto il cazzo per sfornare due, di figli - dico, tranquillamente.

Yosano mi tira una sberla.

-Scusa, non cagarlo, è ancora ubriaco per le birre di prima- dice, con tono di rimprovero come una professorina del minchia. La ragazza invece reagisce in tutt'altro modo da come mi sarei aspettato. Si avvicina a me, con passo zoppicante e quasi cade, prima che io la prenda all'ultimo.

-VEDI, COGLIONE? HAI DETTO UNA STRONZATA TALMENTE TANTO GROSSA CHE NON RIESCE PIÙ A STARE IN PIEDI -

Lei invece mi guarda, come se nella sua vita fosse appena comparsa una fune di luce e di salvezza in quel buio in cui era rinchiusa.

Prima che lei possa dire qualunque cosa, sento una mano toccarmi la spalla. È grossa, fredda e la presa è ferrea.

-scusami ragazzo, potresti venire come me un attimo? Dovrei farti qualche domanda -

L'aria autoritaria, il linguaggio formale e il tono della voce. È un poliziotto.
Yosano e Koyo sembrano calme, ma perché non hanno ancora compreso la situazione in cui siamo. 3 minorenni vicino al luogo di un massacro in un night club, di sera, uno di loro ancora insanguinato, l'altra vestita da stripper e Yosano, bhe, quella solo guardandola in faccia ti viene da arrestrla.

-ho fame - è l'unica frase decifrabile a cui il mio cervello sta pensando, ripetendola come un mantra.

Mi aggrappo con i denti alla sua mano, stringendo la presa ogni secondo che passa, fino a straccargli metà del palmo. Lui si accascia, contorcendosi e producendo delle urla che definirle di dolore sarebbe come volerle minimizzare. Gli tiro numerosi calci. Sento la punta delle scarpe entrargli nelle costole e ciò mi da parecchio piacere. Gli prendo la testa dai capelli e gli apro la bocca posizionandolo su un gradino del marciapiede, per poi tirargli un calcio sul coppino, fratturanfogli la mandibola e infine lo trafiggo con il bisturi parecchie volte.

Una voce flebile mi entra nell'orecchio, come per sbaglio. È quella dell'uomo.

-tu... sei un mostro -

Lo giro a pancia in su per poi prendergli la faccia e avvicinarla alla mia.

- Lo so, e ne sono contento se questo mi permette di eliminare con atroci sofferenze degli scarti come te -

Il cielo, come se dalle mie parole si fosse alterato, si intorpidisce e delle gocce iniziano a rigarmi il volto. Poi i palazzi, le strade e il silenzio di una serata di pioggia viene macchiato dal colore blu delle luci delle macchine della polizia e dal loro fastidioso ululare.

Mori.

È l'unico che sapesse del massacro e che potesse chiamare la guardia di finanza.

Mi giro di scatto a guardare Koyo e Yosano, ipnotizzate dal corpo dell'uomo.

-Ragazze, voi andate a casa. Yosano, per favore, tieni in casa tua Koyo, almeno fino a domani, ho bisogno di parlare con lei -

La corvina, con un leggero cenno della testa, annuisce, per poi fissarmi con uno sguardo 'devi spiegarmi molte cose' e tirando la rossa con sé e si dirige verso il buio più totale.

E ora ci sono io.

-Eccolo, è il ragazzi del massacro, prendetelo! - e di conseguenza la pioggia aumenta.

Così inizio a correre verso...dove? Non importa. Se mi faccio prendere rischio di non poter più vedere Chuuya percui basta riuscire a seminari e... un vicolo cieco.

I can't live without you - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora