4 ‐ Dobbiamo parlare

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Tre mesi dopo.

Alex, il mio collega e migliore amico da una vita, mi si avvicina e mi blocca per strada indicandomi un piccolo poster in un teatro indipendente di città.

‐ Ma quello non è Andrea? ‐ il suo nome mi fa sussultare e girare all'istante.

- Dove?!
‐ La locandina! - mi indica con il dito la direzione dove vedere e lo riconosco subito.
‐ Sì, è lui! ‐ mi fermo per leggerne il contenuto e osservare la foto scelta per l'occasione. È un concerto dedicato alla comunità italiana a LA, e nell'immagine Andrea ha un uculele in mano e una espressione seria, che quasi non gli si addice.
‐ Ci hai parlato più alla fine? Non mi hai detto niente da mesi. ‐ Alex mi chiede ingenuamente, senza capire cosa sto provando in quel momento.
‐ Sporadicamente, gli ho fatto i complimenti per essere stato accettato a Sanremo e lui mi ha risposto mandandomi dei video inediti di alcune sue esibizioni... Ma tutto lì, non ci siamo più sentiti e nemmeno visti. -

Alex comprende subito che è il caso di non insistere e chiude il discorso ricominciando a camminare e trascinandomi con lui per un braccio.

Con Andrea, alla fine, è andata come temevo. Avevamo trascorso troppo poco tempo insieme prima della mia partenza, per avere una solida base per un rapporto a distanza e, nonostante l'averci provato entrambi, alla fine il fuso orario e i numerosi impegni reciproci, ci hanno allontanato dopo solo un mese. Lo sapevo che sarebbe andata così e in fondo anche lui ne era consapevole, anche quando ha provato a insistere che tutto andasse bene.

Ci siamo lasciati la nostra storia alle spalle senza rancore e con maturità, conservandone i bei ricordi.

Non ho mai confessato a nessuno, nemmeno ad Alex, che la fine della storia con Andrea, nonostante la sua brevità, in realtà mi aveva lasciato una sensazione di rassegnazione e malinconia che non mi sarei mai aspettata. Ricordo di aver iniziato a provare un piccolo vuoto dentro quando camminando per strada e dopo aver scattato una foto a una coppia di anziani seduti su una panchina abbracciati, mi sono bloccata dal mandargli un messaggio, con la consapevolezza di non avere più il privilegio di poterlo fare e di aver perso anche un amico a cui mi ero affezionata. Da quel momento, mi sono concentrata solo su me stessa e il mio lavoro, come avevo intenzione di fare da sempre.

‐ Dai! Andiamo... ‐ Alex mi distoglie dai miei pensieri ma, mentre ci riavviamo verso la macchina, mi arriva un messaggio. Dall'anteprima del mio smartwatch compare un nome che non mi aspettavo più di leggere. Dopo quasi due mesi di silenzio, Andrea mi aveva scritto.
Essendo quasi arrivati, decido di entrare in casa prima di aprire la notifica, senza far sorgere ulteriori dubbi e domande al mio migliore amico.

Ciao! Ho pensato molto se scriverti o meno, e lo so che alla fine le cose tra di noi non sono andate bene. Forse avevi ragione tu, ma non ne sono completamente sicuro e non mi sembrava giusto venire a Los Angeles e non scriverti.
Da domani sono in città e ci rimango per circa tre mesi, per concludere l'album e staccare un po' dalla routine stressante che sto vivendo. Se ti va di vedermi, questo è l'indirizzo dove rimarrò 💛

Un messaggio semplice, ma allo stesso tempo intenso.
Qualche volta il destino si beffa di noi... L'indirizzo che mi aveva mandato era praticamente a solo un paio di isolati da casa mia.
Non sapendo cosa fare, decido di non rispondergli subito e ignorare il suo messaggio almeno per una sera.

L'indomani Instagram mi mostra le storie di Andrea in evidenza. Inutile negare che ho continuato a seguirlo in queste settimane e tra i numerosi repost dei contenuti dei suoi fan, oggi trovo anche le story della sua partenza notturna e arrivo a LA.

È ora di rispondergli.
Non so che effetto mi farà risentirlo, ma invece di scrivergli, decido di chiamarlo.

Dopo appena due squilli, mi risponde con voce energetica.
- Mia! Ciao! Come stai? Suppongo tu abbia ricevuto il mio messaggio.

Risentire la sue voce dopo tempo, mi agita in modo del tutto inaspettato. Cosa mi sta succedendo? Forse non avrei dovuto sentirlo, ma ormai è troppo tardi.

‐ Sto bene! Piuttosto tu... Ho visto che sei arrivato a LA. Come ti senti? Grazie per avermi scritto, l'ho apprezzato davvero, nonostante tutto mi fa sempre piacere sentirti.

‐ Ci vediamo?! ‐ Andrea va subito al punto, tagliando tutti i convenevoli.

Con il weekend davanti, non posso dirgli di no senza inventare una scusa.

‐ Non hai impegni in questi giorni? Quando sei libero? Vedo di organizzarmi.

‐ Oggi e domani non ho nulla da fare. Se ti va, possiamo vederci anche subito. Sono ancora sotto l'effetto del fuso orario e non penso di riuscire a dormire in pieno giorno!

‐ Va bene. Ci vediamo da te tra venti minuti... L'indirizzo che mi hai dato è praticamente a trecento metri da casa mia.

‐ Oh wow! Ok... Ti aspetto e poi potremmo fare una passeggiata da qualche parte, sono troppo curioso di scoprire questa città.

L'entusiasmo della sua voce mi allontana dalla preoccupazione e dall'imbarazzo che provo nel rivederlo. Forse non ho perso l'amico sognatore con il quale amavo chiacchierare di tutto, anche le teorie più improbabili.
Lo saluto, riattacco la chiamata e mi preparo per uscire.

Davanti il campanello faccio un sospiro, chiudo gli occhi e premo il numero sette.

- Mia, sei tu? - Per quanto provi a fingere indifferenza, la sua voce mi agita...
‐ Sì! Ciao! ‐ Sento il portone aprire subito dopo e Andrea dirmi di dirigermi al terzo piano.

Non appena l'ascensore mi indica l'arrivo e le porte si aprono, lo vedo aspettarmi sull'uscio con le braccia conserte, la schiena appoggiata al muro e il suo solito sorriso.

Quando mi vede rientra, mi fa cenno di entrare e al mio arrivo chiude la porta senza dire nulla. In silenzio mi abbraccia, tenendomi forte, come non aveva mai fatto.

Sento il suo respiro sul mio collo e per un momento penso, o forse spero, che faccia ripartire il nostro classico siparietto, dal quale però, questa volta, so di dovermi allontanare per il bene di entrambi.
Sono già passati più di dieci secondi e lui continua a non dire nulla.
Anche io non vorrei staccarmi dalle sue braccia, ma so che non possiamo rimanere così a lungo.

Appoggio le mie mani sul suo petto e lo allontano leggermente, quardandolo negli occhi. È imbarazzato ed è diventato tutto rosso.

‐ Mi sei mancata tanto in questi mesi. E prima che entrambi facciamo finta che nulla sia successo tra di noi, perché lo sai anche tu che è quello che faremo, vorrei parlarti.

Lo dice tutto d'un fiato senza darmi modo di interromperlo.
‐ Ok. Non so davvero da dove iniziare, ma hai ragione? Se vogliamo che la nostra amicizia torni come prima, dobbiamo parlare.

Solo 5 Minuti - Alfa (La versione di Mia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora