Simone a stento si rese conto dello scorrere del tempo. Quei tre mesi, complice il progetto che gli era stato affidato poco dopo la chiamata con Laura, erano letteralmente volati via, tra settimane lavorative incredibilmente intense e week-end estremamente frivoli.
Di tanto in tanto c'aveva pensato, a quell'incontro, ed era stato a tanto così dal contattare la ragazza per chiederle chi di loro avesse accettato l'invito. Ma poi, in una maniera che aveva reputato estremamente matura, aveva desistito, limitandosi ad attendere pazientemente che si facesse viva lei per fornirgli unicamente le informazioni necessarie.
Di fatti il messaggio in questione era arrivato con una settimana d'anticipo, l'ex compagna di classe, aveva allegato la locandina della serata che il locale scelto avrebbe ospitato per la Festa della Liberazione. Si trattava di un gruppo di ragazzi, online mediamente noto, che intratteneva il pubblico con una scaletta di canzoni uscite tra gli anni 2000 e 2020: una perfetta operazione nostalgia, palesemente non casuale, che lo divertì molto.
Il lounge bar era carino, deliziosamente in linea con l'evento proposto grazie ai dischi in vinile che tappezzavano il soffitto nella sua interezza. Le luci soffuse dei faretti e delle lampade a sospensione dipingevano le pareti d'un bel celeste che rifletteva sui ripiani in lucido marmo, il tutto in un netto ma piacevole contrasto col velluto rosso dei divanetti. I tavolini erano ben distanziati, complice l'ampiezza della sala, e a parte la piccola marmaglia aggregata sotto il palchetto destinato ai musicisti, l'ambiente si manteneva aperto e per nulla claustrofobico. Era un bel posto, differente dai caotici locali a cui si era abituato da quando si era stabilito a Napoli.
Non fu difficile individuare i ragazzi, che occupavano un posto a ridosso della parete destra e proprio di dirimpetto al bancone del bar, anche perché Laura aveva preso subito a sbracciarsi, per attirarlo nella propria direzione. A sua volta sollevò una mano, per farle intendere che l'avesse vista, ma questa non parve accontentarsi, ché con un sorriso elettrizzato decise d'andargli incontro. Se la ritrovò tra le braccia ancora prima che potesse aprir bocca per accennare ad un saluto e la sensazione fu... strana. S'aspettava di trovarla diversa e di fatti lo era, con i fianchi più larghi ed un paio di occhiali da vista con la montatura argentata a contornare il cielo nei suoi occhi. Eppure, in qualche modo che esentava la fisicità, gli parve d'avere di fronte proprio colei che un tempo aveva designato come sua prima confidente.
«Mancavi solo tu!» E a quell'esclamazione per lui fu naturale spingere lo sguardo oltre le sue spalle, alla ricerca della medesima familiarità che aveva riconosciuto nella sua persona.
Certo, s'era immaginato che in molti non avrebbero potuto prendere parte a quella réunion, d'altronde sperimentava ogni giorno sulla propria pelle la frenesia d'una vita in corsa dettata da improponibili scadenze, ma nemmeno s'aspettava un'affluenza di quel tipo. Erano... in cinque? Nemmeno un quarto della loro classe al momento della maturità. Non diede a vedere il proprio disappunto, più che altro per evitare che Laura si rattristasse, dunque si lasciò trascinare per un polso, mettendo su il miglior sorriso del suo repertorio quando gli altri si concentrarono su di lui.
«E te da dove sei uscito? - La risata di Matteo fendette l'aria, appena più roca di come ricordava l'avesse da adolescente. Indossava una camicia bordeaux, con le maniche arrotolate alla meglio fin sopra i gomiti. - Sei una bellezza, - constatò a voce alta, le labbra all'ingiù in segno d'apprezzamento mentre si guardava intorno alla ricerca di consenso. Poi scosse il capo, con un'inaspettata quanto piacevole autoironia. - a me che cazzo è successo invece?»
«Nun ce pensà, stai ancora aspettando lo sviluppo te. - intervenne Chicca che gli era seduta di fianco, facendo roteare gli occhi con fare divertito; poi si alzò a sua volta per scoccargli un bacio sulla guancia. - Me pare 'na vita al contrario, co' Manuel Ferro che arriva in anticipo e Simone Balestra che se concede la mezz'ora de ritardo. - In altre circostanze si sarebbe perso per interi minuti a contemplare i cambiamenti di ciascuno di loro, giocando a "Indovina Chi?" con i propri ricordi. Ma Manuel era lì. Ovviamente era lì; e nonostante gli anni passati riusciva ancora a sortire su Simone quel magnetismo capace di rendere ininfluente qualsiasi altro stimolo circostante. Non ne fece un dramma, aveva preso in considerazione l'eventualità di poterlo rivedere quella sera e dopo un'attenta analisi su se stesso era arrivato da solo alla consapevolezza che non avere alcun tipo di reazione sarebbe stato impossibile. Manuel era Manuel. Parce que c'était lui; parce que c'était moi, recitava Montaigne e dannato suo padre che ancora s'ostinava a citare i suoi maledettissimi filosofi nonostante Simone avesse più volte messo in chiaro quanto poco gli interessasse l'argomento. Incontrò i suoi occhi d'ambra e miele, che fino a quel momento s'erano limitati a scrutarlo dal basso, ritrovandosi a rivolgergli un sorriso di cortesia in risposta al cenno che gli fece con le dita. E se quello, ipoteticamente, fosse stato un incontro dettato dalla casualità? Si sarebbero salutati alla medesima maniera, come due che a stento e solo in un tempo lontano s'erano conosciuti, se il loro incontro fosse stato più simile a quello di Laura e Chicca in stazione? Se ne stava seduto scomposto su quel divanetto in cremisi, con i quadroni verdi della camicia di flanella a contornare il logo degli Iron Maiden stampato sul fronte della t-shirt che indossava al di sotto. Era spaventosamente uguale a come lo ricordava, il che gli pareva assurdo. Se non prendeva in considerazioni quei tre... quattro anelli d'acciaio che gli ingioiellavano le dita affusolate, e l'orecchino anche al lobo sinistro, avrebbe potuto tranquillamente scambiarlo per il ventenne che aveva visto l'ultima volta nel giardino della villa. - Me pari Ryan Gosling in Crazy, Stupid, Love.» Chicca, che si concesse un fischio d'approvazione quando Simone sfilò la giacca blu navy e sistemò i polsini della camicia bianca, catturò nuovamente la sua attenzione. Oh, da adolescente quello l'avrebbe fatto morire di vergogna... ora invece si limitò a rivolgerle un sorriso sfrontato e altrettanto sfrontata fu la nonchalance con cui prese posto di fianco a quello che un tempo era stato il suo migliore amico.