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«Sbaglio o c'è una strana tensione nell'aria?».
Arcuo un sopracciglio, aspirando una boccata di fumo mentre guardo Plant con la coda dell'occhio. «Sì... Quella fra te e Sole. Hai bisogno di un po' d'acqua per rinfrescarti dopo averla vista bagnata?».
«Smettila di fare lo stronzo. Che cosa succede fra te e Anna?».
«Niente».
«Niente? Sono entrato in acqua che eravate vicinissimi, poi d'un tratto ha iniziato a evitarti come la peste».
«Dici?». Inclino l'angolo destro della bocca, puntando lo sguardo su di lei che adesso è seduta dal lato opposto al mio e non rivolge parola a nessuno.
«Parli o ti devo tirare le parole di bocca?», si spazientisce, fregandomi la sigaretta di mano e appropriandosene.
«È una ragazzina. Fine». Me la riprendo, regalandogli un'occhiataccia degna di nota. «...Nulla che non sapessi già».
«Infatti. Quindi... Perché vi state evitando?».
«Io non la sto evitando. È lei che ha paura di me».
«Perché mai? Hai un faccino così angelico», ribatte sarcastico.
«Quella è lei».
Sì. È decisamente lei. Con quegli occhioni sperduti, quelle labbra dall'aspetto morbido e succoso, quei sorrisi ingenui e innocenti che potrebbero, invece, nascondere di tutto.
«Facciamo un patto». Si fa più vicino, quasi stesse per confessarmi un segreto di Stato. «Io trovo il modo per farvi rimanere di nuovo da soli, tu mi aiuti a non sembrare un coglione quando sto vicino a Sole. Ci stai?».
«Questa è difficile, eh...». Scoppio in una risata sguaiata quando in tutta risposta mi regala un affettuoso gestaccio. «...ma ci posso provare. In fondo non puoi essere più imbranato di me quando avevo sedici anni».
«Tu? Imbranato con le ragazze? Assurdo. Raccontamene un'altra».
Mi piacerebbe poterlo fare. Mi piacerebbe illudermi che il passato non esiste. Invece esiste, eccome. È sempre qui, dietro l'angolo, a ricordarmi quanto faceva schifo la mia vita prima.
«Di cosa confabulate voi due?». Sole ci interrompe, piazzandosi senza alcun imbarazzo sulle gambe di Plant e legandogli le braccia al collo fino a far avvicinare un po' troppo i loro volti.
Il cervello del mio amico, chiaramente, smette in automatico di funzionare.
«Stavamo parlando della scaletta che abbiamo scelto per i concerti», mento, sperando che la banalissima scusa che mi è balenata in testa riesca a ridare un po' di colore al capellone blu. Non credo di averlo mai visto bianco come ora.
«A proposito del concerto... Lo sai che Anna ha pianto?».
«Ha pianto? Perché mai? Abbiamo fatto così schifo?». La diretta interessata stavolta sta ridendo di qualche stronzata uscita dalla bocca di Fiks e i miei occhi – per qualche assurdo motivo – non riescono a schiodarsi da quell'immagine.
«No. In realtà non dovrei dirtelo, perché non fai che comportarti da stronzo con lei, ma-».
«Ma?».
«Ma Camilla ci ha confessato che le succede tutte le volte in cui canti la prima parte della tua strofa della Sad Italiana».

Cocaine non mi fa pensare
a tutte le paranoie
Che mi ha trasmesso mio padre, goddamn
Non voglio più farmi del male,
ma sono così fragile
Se chiudo gli occhi, vedo i mostri
Qual è il senso di vivere,
se poi saremo morti?

«Non vedo cosa ci sia da piangere», commento con irritazione, spegnendo la sigaretta e gettando via il mozzicone.
Plant schiude subito le labbra per commentare qualcosa, ma io, altrettanto fulmineo, gli lancio un'occhiataccia. «Non dire una parola».
«Ammetterai che in quella canzone tutti e tre ci siamo raccontati e messi a nudo come non avevamo fatto mai prima. Molte persone si immedesimano nelle nostre strofe o comunque capiscono attraverso le nostre parole quello che per anni abbiamo provato e tenuto solo per noi».
«E con ciò?».
«Con ciò, nulla. Pensavo solo che... Forse avverte la sofferenza dietro le tue parole molto più forte di quanto riesca ad avvertirla dietro le nostre».
«Toglimi una curiosità», allungo il collo verso di lui, riducendo gli occhi in due minuscole fessure. «...leggi romanzi rosa, nell'ultimo periodo? Inizi a pensare e a parlare come quelle ragazzine che ne leggono un sacco».
«Perché cambi discorso?».
«Tu perché ti intrometti?», stavolta il collo lo allungo in direzione di Sole, trattenendo un sorriso quando la mascella di Plant si indurisce e le sue braccia si decidono finalmente a stringerla più forte.
Insomma, direi che il mio lavoro con questi due è già a un buonissimo punto.
«Smettila di fare lo stronzo».
«Lo farò quando voi due smetterete di dire stronzate. Il che significa solo una cosa: non accadrà mai».
«Sai, pensavo una cosa...».
«Una cosa, tipo?».
«Tipo che ci sono solo tre tende. Maria dormirà sicuramente con Fiks, Camilla deve tornare a casa e io... Be', io e Anna non ci conosciamo tantissimo...».
Tutto sommato questi due non hanno bisogno di nessuna spinta da parte mia. Ci pensa Sole a creare le situazioni giuste.
«Pensi di farmi un dispetto?». Incrocio le mani sulla nuca, spingendo la lingua contro l'interno guancia e inarcando un sopracciglio divertito. «È Anna quella che mi odia, non il contrario».
«Se ti odiasse davvero avrebbe chiesto al padre di Camilla di riaccompagnarla a casa, stanotte».
Non proferisco parola, semplicemente alzo nuovamente lo sguardo su di lei e riesco ad acchiappare per un millesimo di secondo i suoi occhi che sfuggono dalla mia figura.
Forse è vero.
Forse quella ragazzina è incasinata quanto me.
Forse, rispetto a quanto credevo, abbiamo tanto in comune.










Anna

Merda. Merda. Merda.
«Ma si può sapere che ti prende? È più di un'ora che ti comporti in maniera strana».
«Sta' zitta». Fingo di scavare una buca nella sabbia e piano piano riesco a nascondermi completamente dietro Camilla.
«C'entra Theø?».
«Dimmi una volta in cui non c'entra», borbotto di rimando, controllando di tanto in tanto la situazione. «Perché quel maledetto giorno ho deciso di partecipare alla festa di compleanno di Sole? Sono sicura che se fossi rimasta a casa la mia vita, adesso, sarebbe molto più tranquilla».
«Noiosa, non tranquilla», mi corregge.
«Noiosa e tranquilla. Contenta ora?».
«Mh, sì. Ma sarei più contenta se la smettessi di comportarti come se odiassi avere a che fare con lui. Da quando scrivi mi hai sempre fatto leggere qualsiasi tua storia, ma quella su di lui sembra essere off-limits persino per me. Quindi le opzioni sono due: A. Dovrei offendermi a morte, B. Quello che hai scritto su voi due è troppo sconcio addirittura per una come me».
Fiks e Maria sono spariti nella tenda e non sono certa che quello che stanno facendo lì dentro sia dormire.
«Quindi?».
«B», ammetto a malincuore.
«B?!». Si volta a guardarmi con un'espressione sconvolta. «È davvero così grave?».
Faccio spallucce, imbarazzata. «Non è proprio una storia, sono più... Fantasie», le spiego ormai al limite dell'imbarazzo. «Ora possiamo cambiare discorso?».
«No. Ora arriva la parte del discorso in cui ti faccio una paternale lunga quanto un papiro e cerco di ficcarti in quella testa dura che ti ritrovi che Theø è su piazza e non lo sarà per sempre. Quindi, se vuoi che le tue fantasie non restino solo parole riversate su un foglio, devi alzare il culo e raggiungerlo perché lui lo capisca».
«Molto divertente».
«Sono seria, Anna».
«Io più di te. Dimenticati che io possa anche solo pensare di fare una cosa simile».
«Una cosa tipo mostrare interesse?».
«Già».
«Ma è stato lui il primo a mostrare interesse, solo che chiaramente non può fare il passo più lungo della gamba se dall'altra parte non vede nulla. Non credi?».
Non faccio in tempo a trovare una risposta che il suo cellulare squilla e lei si alza in piedi, pronta a raggiungere suo padre.
«Ti accompagno al parcheggio».
«È buio pesto».
«Sì, lo so, ma-».
«Vengo anch'io».
I battiti del mio cuore rallentano e stavolta quando sollevo lo sguardo non incontro più gli occhi di Camilla, ma quelli di Theø nascosti dietro l'ennesimo paio di occhiali da sole.

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