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Sono contraddittorio. È vero.
Un secondo prima dico a me stesso che quella ragazzina risveglia il mio interesse e non mi fa desiderare di andare subito al sodo, quello dopo provo a scoparmela. In una piscina.
Una piscina a cui hanno accesso tutti i clienti dell'hotel in cui alloggiamo, non dimentichiamocelo.
Direi che per fortuna sono salvo da una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
Mi ci vuole una buona quantità di tempo per ritornare in condizioni presentabili e raggiungere finalmente la nostra stanza. Per quanto mi sia preso in piena faccia - come uno schiaffo - un bel due di picche, in questo momento ho l'estremo bisogno di tuffarmi a letto e dormire fino a domani pomeriggio.
Sono esausto.
«Che fine avevi fatto?».
Ad accogliermi sulla soglia c'è Plant, con il panico negli occhi.
«Mi sono fatto una nuotata. Perché hai la faccia di un fuggitivo che sta per essere preso e arrestato?».
«Sono fottuto». Mi afferra per la spalla, impedendomi di raggiungere il bagno e farmi una doccia.
«E perché?». In tutta risposta sollevo gli occhi al cielo. Detesto cavargli le parole di bocca.
«Perché Sole vuole dormire con me».
«Non eravate solo amici?». In realtà capisco benissimo il problema, ma non ho alcuna intenzione di aiutarlo finché non ammetterà ad alta voce quello che prova per la biondina.
«Theø».
«Che c'è? Sono parole tue».
«Non posso dormire con lei».
«Perché, se siete solo amici?», infierisco di nuovo, districandomi dalla sua presa e guardandolo apaticamente.
Deve essere lui a trovare il coraggio di ammettere i suoi sentimenti, non spetta mica a me.
«Perché per me Sole non è solo un'amica. Va bene?».
«Va bene», rispondo calmo. «Ora che ti sei liberato da un peso inutile, come ti senti?».
«Ti ho chiesto una mano, non una seduta di psicologia».
«Mi stai chiedendo una mano a toglierti da un impiccio che in realtà non è un impiccio».
«Che vorresti dire?».
«Che un'occasione simile non ti ricapiterà così facilmente e dovresti solo cogliere l'opportunità e fare qualcosa».
«Scherzi?».
«Ho la faccia di uno che scherza?». Apro la porta del bagno, sbuffando sonoramente quando mi segue anche lì. «Plant... grazie per la tua sottintesa proposta indecente, ma non sei il mio tipo. Esci».
«È mia sorella».
«No. Non lo è».
«Non di sangue, però siamo cresciuti insieme. Potrebbe prenderla male».
«O magari sotto sotto anche lei prova qualcosa per te e non aspetta altro che essere presa bene. Non so se mi capisci».
Giuro, se qualcuno mi avesse detto che Plant sarebbe arrossito davanti a un doppio senso non ci avrei mai creduto.
«Vorrei che le nostre fan ti vedessero in questo momento. Sei adorabile».
«Io invece vorrei che le nostre fan vedessero te quando entrerai in camera tua».
«Non ti seguo».
Lo stronzo che è in lui ritorna più agguerrito che mai. «Ah, non te l'ho detto? Dormirai con Anna e Camilla. Non sarà facile per uno scopatore seriale come te tenere le mani a posto con due belle ragazze nel proprio letto, ma sono sicuro che fra qualche anno racconterai la tua disavventura con le lacrime agli occhi dal troppo ridere».
Dal troppo ridere? Devo condividere il letto con la stessa stronza che mi ha mandato in bianco e lui mi parla di ridere? Se non è una punizione divina questa, non riesco proprio a immaginare cosa mai potrebbe esserlo.
«Sparisci». Spalanco la porta, dandogli una spinta e chiudendolo fuori con i nervi a mille. «Ma vaffanculo voi e le mie idee di merda!». Mi sfilo il costume in un colpo secco, entrando nel box e imprecando fra me e me.
Perché ho deciso di rivederla?
La conosco a malapena.
Continuo a borbottare per tutta la durata della doccia, rendendomi conto solo quando sono fuori di non avere con me neanche un paio di boxer per rivestirmi.
Chi se ne frega? È un problema loro, non mio. Questa è la mia camera d'hotel, loro sono solo delle ospiti dell'ultimo minuto.
Con questa convinzione mi trascino nella mia stanza, l'asciugamano avvolto in vita e la rabbia che non smette di montare nello stomaco.
Non aspettavo altro che andare a dormire, ma qualcosa mi dice che i miei piani andranno a rotoli a causa di una ragazzina dalla lingua tagliente.
Fanculo.
Quando spalanco la porta senza preoccuparmi di non fare troppo rumore, ritrovo il mio letto matrimoniale invaso da una Camilla russante e da una Anna con gli occhi fissi sullo schermo del cellulare e le dita che digitano a una velocità probabilmente inumana.
Sta scrivendo.
E l'improvvisa curiosità di sapere se sta scrivendo di me mi mangia vivo.
«Non avevi una voglia immensa di dormire?».
Sobbalza, sollevando lo sguardo su di me e ritornando solo allora nel mondo reale. Qualcosa mi dice che è una di quelle ragazze che quando scrive si estranea da tutto il resto ed entra in una dimensione solo sua.
«No. Avevo solo voglia di darti buca».
Qualche altro movimento con il dito, poi subito si premura di attivare il blocco schermo e concentrarsi su di me. Deve essere abbastanza sveglia da sapere che i tipi come me sono molto impegnativi da trattare.
«Ah, davvero? Bastava dirlo. Non sono certo il tipo che ha bisogno di supplicare per una scopata».
«Per una scopata qualsiasi? No, probabilmente no. Ma per una scopata con me...», lascia la frase in sospeso, sollevando l'angolo destro della bocca.
Di quella bocca carnosa, peccaminosa.
Quella bocca che vorrei assaporare, mordere, baciare.
Quella bocca che vorrei sentire attorno a me, che vorrei scopare fino a non sentire più le gambe.
«Io non supplico, Anna. Mai».
Sfilo via l'asciugamano, lasciandolo cadere sul pavimento e studiando la sua reazione. I suoi occhi vacillano improvvisamente timidi, eppure dopo mille battaglie si posano sul mio cazzo senza alcuna esitazione.
«Neanche io, Matteo. Mai».
E per quanto odi il mio nome abbandonare le labbra di qualcuno, la scossa che sento dritta alle palle è colpa del modo in cui lei lo pronuncia.
«Fossi in te non direi una simile stronzata. Non se fra un paio di settimane ti ritroverai costretta a rimangiartela».
«Fossi in te, invece, smetterei di credermi un Dio. Solo perché sono attratta da te non significa certo che entrerò nel tuo letto».
«Ci sei già... nel mio letto», le faccio notare, mentre mi infilo un paio di boxer.
«Ma non come mi vuoi tu».
Già, ragazzina. Non come ti voglio io. Ma chi ha detto che sarai tu a vincere questa guerra solo perché hai vinto la prima battaglia? Proprio nessuno.

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