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Anna

«Cosa guardi?».
«Niente», mento, gli occhi ancora fissi alla spalla di Theø.
«Davvero? Niente? Te lo stai spogliando con gli occhi».
«È già nudo».
«Io dico che lo vorresti più nudo di così».
Tiro una gomitata – degna di quel nome – a Camilla, facendole segno di abbassare la voce. Se il diretto interessato ci sente, per me è la fine.
«Mi piacciono i suoi tatuaggi. Tutto qui».
«Te li sei goduta ieri sera i suoi tatuaggi. E anche parecchio da vicino, aggiungerei».
Sento le guance bruciare e subito sposto lo sguardo dal lato opposto, sfuggendo dalle sue insinuazioni. «Ieri sera ero troppo preoccupata per la taglia sbagliata del costume. Non ho avuto tempo di... di guardarlo».
«Sono sicura che se ti avvicinassi a lui per guardarlo meglio, ne sarebbe molto felice. In fondo non faresti che sfamare il suo ego smisurato».
«Appunto». Afferro un pugno di sabbia, lasciandola subito andare via. Stavolta i miei occhi si concentrano sui granelli che volano dappertutto. «Non voglio sfamare il suo ego smisurato».
«E allora cos'è che vuoi da lui?».
«Niente», ammetto in un filo di voce. «Non voglio niente. Non mi aspetto niente».
Le nostre chiacchiere vengono interrotte da Sole che per sfuggire da Plant finisce per caderci addosso. «Scusate!», grida infatti, rialzandosi a fatica e continuando a ridere mentre lui si prepara a caricarsela in spalle come un sacco di patate.
«Non venite a fare il bagno?». Maria è mano nella mano con Fiks e ci guarda con un'espressione talmente dolce da non sembrare reale.
«Sì. Arriviamo». Osservo Camilla rialzarsi e pulirsi dalla sabbia con entrambe le mani. Prima che anch'io possa imitarla, però, la vedo indicare con un cenno del mento un punto di fronte a noi.
E quel punto è proprio Theø che ci viene incontro.
Non ha bisogno di dire nulla, perché in pochi istanti spariscono tutti quanti in mare, abbandonandoci qui, da soli, pronti probabilmente a litigare per l'ennesima volta.
«Carino il costume», dice lui, sedendosi di fianco a me. «Molto... colorato».
«Non sono un'amante dei colori», borbotto. «Prediligo il nero. Sempre».
«Davvero? Vorrei avere una sfera magica per vedere di che colore sarai vestita il giorno del tuo matrimonio».
«Chi ti ha detto che mi sposerò?».
«Scrivi storie d'amore. Pensi che abbia davvero bisogno di porti la domanda per sapere che è così?».
«Non ho mai detto di non volerlo fare, ho semplicemente detto che non è sicuro che accada. Proprio perché sono così “romantica” e scrivo di principi azzurri, non ho voglia di incappare nello stronzo di turno che mi rovinerà la vita. Se arrivo a innamorarmi di qualcuno, a sposarlo, significa che mi fido ciecamente di quell'uomo e so che non mi farà mai del male».
Arriccia il naso, fingendo un conato di vomito. «Schifosamente romantica».
«Non penso sia un tuo problema».
«Siamo amici, no?».
Amici? Da quando? Ci conosciamo a malapena.
«Non esistono i principi azzurri; non esistono uomini in grado di non farti mai del male. Forse puoi sperare di trovare una persona buona, una che sappia chiederti scusa quando sbaglia e che trovi il modo di dimostrarti i suoi sentimenti giorno dopo giorno, ma non puoi pretendere di trovare qualcuno che sia perfetto».
«Che discorsi profondi, Green Princess», lo prendo in giro, ottenendo in cambio uno dei suoi sorrisetti strapparespiro.
Che poi la parola strapparespiro neanche esiste, ma l'ho coniata da quando conosco Theø e i suoi modi di fare.
«Sei proprio strano».
«Strano? Perché?».
«Perché sì. A volte sembra che tu possa essere...».
«Coraggio, Anna. A volte sembra che io possa essere...?».
«...a capo degli stronzi incurabili».
Sento la sua risata calda solleticarmi la pelle sensibile del collo e subito sono costretta ad attirarmi le ginocchia al petto e a “chiudermi”.
Mi fa paura.
L'effetto che mi fa, il modo in cui sorrido quando sono con lui, il fatto che sappia esattamente come prendermi... Tutto questo mi spaventa. Da morire.
«Ma...?».
«Ma a volte sei okay».
«Sono... Okay?».
«Sì. Sei okay».
«Tutto qui?». Inclina leggermente la testa, osservandomi come se tutti gli altri non esistessero. «Sono solo okay? Avanti, Anna. Puoi fare molto meglio di così».
«Sei a caccia di complimenti?». Mi schiarisco la gola, spostandomi un po' più in là pur di allontanarmi da lui e da quel suo profumo da capogiro. «Hai migliaia di fan che sono disposte a ricoprirtene. Ti basta aprire un social e-».
«Forse sono a caccia dei tuoi complimenti».
«È la frase da rimorchio più scadente che io abbia mai sentito in tutta la mia vita».
Stavolta il mio cuore salta un battito quando l'angolo destro delle sue labbra si solleva leggermente. «Davvero? Hai avuto dei corteggiatori tanto originali?».
No. Nessun corteggiatore. Nessun ragazzo. Niente di niente. Solo... ragazzi da sogno, protagonisti di un libro. Nient'altro.
«Forse».
«Però le tue guance arrossate mi dicono che preferisci le mie frasi da rimorchio scadenti, all'originalità di qualcun altro».
«Se continui di questo passo il tuo ego diventerà talmente grosso da esplodere».
«E se tu continui a diventare così adorabile quando ti imbarazzi, probabilmente il mio ego non sarà l'unica cosa a diventare grossa e a esplodere».
«Sei pessimo!». Gli do una spinta sul petto, cogliendolo di sorpresa e facendolo cadere completamente disteso sulla sabbia.
«Pessimo, a chi?». Le sue braccia mi afferrano prima che io possa scappare, e all'improvviso mi ritrovo stesa su di lui, le nostre labbra che si sfiorano e i nostri petti che si schiacciano fino a renderci quasi una cosa sola.
«A te. E ora mollami».
«Altrimenti?».
«Altrimenti ti faccio male». Il mio ginocchio preme contro la sua parte più intima, facendo una leggera pressione pur di “spaventarlo” un po'.
«Anna». Il suo tono si fa più rude, così come i suoi occhi. Non credo di averli mai visti da vicino le poche volte in cui siamo stati insieme, e onestamente non avrei mai pensato potessero essere così bui, così... belli. Theø tende a nasconderli di continuo, magari dietro un paio di occhiali che sì, lo rendono figo agli occhi di noi fan, ma che non rendono giustizia allo sguardo che mi sta riservando in questo momento. «Sta’ ferma».
«Tu lasciami andare e vedrai che starò ferma».
«Non posso lasciarti andare».
«Altra frase da rimorchio scadente».
«Non intendevo dire che-». Mi guarda malissimo, affondando le dita di una mano nei miei fianchi sensibili e strappandomi un piccolo gemito che non riesco a controllare. «Sono a corto da un po'. Se mi ritrovo sopra una bella ragazza che mi stuzzica col suo fottuto ginocchio e che continua a provocarmi, è logico che avrò dei problemi».
Ci metto qualche secondo a collegare le sue parole, ma quando arrivo alla conclusione che il punto in cui il mio ginocchio sta premendo è abbastanza duro, mi ritraggo immediatamente come scottata, riuscendo a liberarmi dalla sua presa e ad allontanarmi da lui.
«Dove stai andando?».
Ignoro i suoi richiami e ignoro anche i nostri amici in acqua. So che hanno assistito a tutta la scena, eppure ora non ho il tempo di preoccuparmene. Voglio solo allontanarmi il prima possibile e trovare il modo di calmare il mio cuore impazzito.

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