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Tirò fuori dalla tasca il pacchetto di sigarette e se ne accese una, senza neppure chiederle se per lei andasse bene o meno che fumasse in casa.
Era troppo arrabbiato per poter pensare razionalmente, e la rabbia era da sempre stata la sua grande nemica.
Duncan non era sé stesso quando era arrabbiato ed era meglio lasciarlo scaricare prima di averci nuovamente a ché fare, onde evitare spiacevoli dispiaceri s'intende.

- Smettila di fare così, è una cosa da nulla -

Lo è veramente Courtney? Puoi metterci la mano sul fuoco che si tratta di un gesto goliardico di qualcuno?

- Me lo avresti detto Courtney? -

Il silenzio è la risposta che gli serve.
Perché cazzo non glielo avrebbe dovuto dire?
Per diamine era un avvocato, come faceva a non vedere la gravità di un gesto del genere?
Arrivare a minacciare qualcuno, conoscere l'indirizzo di casa... pura follia!
Non avrebbe mai accettato una cosa del genere, l'avrebbe trascinata lui stesso a sporgere denuncia.

- Io non ti lascio più da sola -

Lei sorrise e si avvicinò a lui tentando un approccio malizioso, cercando in tutti i modi di ripristinare quel momento irreparabilmente spezzato.
Allungò le mani sotto la sua camicia e gli accarezzò delicatamente il petto.

- Court no -

Ignorò le sue proteste cercando di avvicinarsi ancora di più, era già stanca di tutta quella situazione.
Tra lei e Duncan ci doveva sempre essere qualcosa che avrebbe guastato la loro pace, sarebbero mai riusciti a vivere felici?

- Dai Court smettila è una cosa seria questa -

Poteva leggergli in volto tutta la preoccupazione di questo mondo, nessuno si era mai preoccupato così tanto di lei.
Probabilmente sottovalutava il pericolo perché troppe volte nella vita le era stato detto che in fondo non era nulla di serio, poteva tranquillamente continuare a fare quello che stava facendo.
Odiava con tutta sé stessa sua madre.
Quella maledetta stronza l'aveva emotivamente compromessa per davvero e probabilmente non sarebbe mai riuscita a guarire definitivamente.

- Ecco perché non volevo dirtelo, reagisci sempre in questo modo esagerato. Non possiamo smettere di vivere perché qualche pazzo gioca a fare bricolage con le letterine -

Ma Duncan non riuscì a capirlo immediatamente cosa le ronzava in testa, in quel momento avrebbe dato volentieri fuoco all'intero Canada se questo significava avere Courtney sana e salva.
Più ci pensava e più voleva vomitare anche l'anima.
Chi mai poteva essere stato a fare una cosa così tanto ignobile? Si sarebbe fermato lì?
Dio quanto odiava essere bloccato in un limbo...

- Scusami tanto se sono preoccupato per la tua incolumità e dovrebbe forse preoccupare anche te -

Courtney si accese una sigaretta, riuscì ad aspirare mezza volta perché Duncan gliela allontanò velocemente dalle mani.

- Non usare questo tono con me e lasciami fumare in santa pace, mi dai sui nervi -

- Lo uso eccome visto che non vedi la gravità della situazione, qualcuno è così interessato a distruggere la nostra relazione da dover venire qui a lasciarti delle fottute lettere -

Courtney voltò la testa nuovamente in direzione dell'uomo, aveva davvero sentito bene?

- Noi abbiamo una relazione? -

Glielo chiese con sfida, quello era davvero il momento peggiore per decidere le sorti di ciò che stavano vivendo ma con Duncan funzionava sempre in modo strano.
Non c'era mai un verso giusto e uno sbagliato, e forse era proprio quella la loro grande forza.
Stavano bene insieme perché mai avrebbero dovuto fermarsi per colpa di un passato poco felice o, ancora peggio, per colpa di qualcuno che minacciava la loro tranquillità?

- Courtney noi condividiamo un lungo passato, ci siamo rincontrati e ora godiamo dell'altrui presenza assiduamente, sia fuori che dentro il letto; questa sera hai cucinato per me, io ho comprato fiori e vino. Cos'è per te? Come la chiami? -

Lei inizialmente non rispose.
Il coraggio lo aveva lasciato tutto nelle aule del tribunale.
Per una come lei era difficile riuscire ad ammettere ad alta voce quello che provava, le serviva più tempo e più amore.

- Smettila di fare il passivo aggressivo -

Glielo avrebbe dato Duncan?

- Come la chiami principessa? -

La voleva più di ogni altra cosa al mondo, quella lettera non aveva fatto altro che ricordargli per quanti anni aveva sperato di poter condividere con lei di nuovo anche una semplice amicizia.
E anche se lei non glielo avesse ammesso ad alta voce si sarebbe fatto bastare anche una semplice schiarita di voce, una stretta di mano, qualsiasi cosa.
Tanto loro non avevano mai avuto bisogno delle parole per capirsi, per amarsi.

- In un contesto normale la chiamerei relazione -

Lui sorrise come un ebete, a suo modo glielo aveva detto eccome.
Lui e la principessa erano di nuovo una coppia.

Sarebbero dovuti passare sul suo cadavere prima di farle del male.

- Nessuno viene qui a minacciare la mia ragazza -

L'aveva detto veramente?
La sua ragazza.
Così avevano sentito le sue orecchie.
Dio che vergogna arrossire di fronte a lui.
Si baciarono lentamente, come se pochi attimi prima non stessero litigando, come se al mondo non ci fosse nient'altro che il loro amore.

Ma i guai non vengono mai da soli e la porta d'ingresso si spalancò facendoli mettere immediatamente sull'attenti.

- Lasciami in pace Burromuerto -

Heather spalancò la porta d'ingresso cercando di richiederla prima che il latino s'intrufolasse dentro.
La bloccò con il piede e rimediò anche un sonoro schiaffone ma nonostante questo non si perse d'animo e la seguì all'interno della casa.

- Non ti lascio in pace dopo che qualche pazzo maniaco ti ha minacciato -

Duncan sbiancò, la situazione era davvero più grave di quanto potessero immaginare.

- Come scusa? Hanno minacciato anche te Heather? -

Alejandro si accorse solo ora della presenza dei due amici e dal modo in cui Duncan lo stava fissando in quel momento aveva già capito di essere con il collo nella merda.

- Come sarebbe a dire "anche te", chi altro è stato minacciato? -

Tre giorni era durata la loro felicità.
Tre dannati giorni.

- Voi due non vi muovete di un millimetro, faccio due chiamate per accertarmi di altre eventuali minacce e poi procederemo con una denuncia -

I due uomini si allontanarono insieme per poter discutere della situazione mentre di tanto in tanto rivolgevano occhiate colme di preoccupazione alle due donne.
Alejandro iniziò un prepotente giro di chiamate e in meno di mezz'ora aveva già terminato il giro delle loro conoscenze in comune.
La situazione era davvero grave, non si trattava di un semplice maniaco o qualche vecchia fiamma, questa cosa andava al di là della loro immaginazione.

- Anche Leshawna ha ricevuto una lettera -

Comporre quel numero gli faceva sudare le mani, aveva già fumato due sigarette eppure non riusciva a trovare giovamento dalla sua ansia.
Ma come gli aveva detto molte volte il suo psicologo, il modo migliore di poter combattere l'ansia era affrontare le cose che gli recavano ansia.
Così l'aveva fatto, dieci numeri e un tasto verde per chiamare qualcuno che non avrebbe pensato mai e poi mai di dover chiamare.

- Papà? Sono io, Duncan... lo so che non ci sentiamo da anni ma avrei bisogno di parlarti -

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