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Io lo so bene che mi ucciderete, buona lettura!

Era stato strano sentire la sua voce dopo tutto questo tempo e Duncan non seppe dire se la cosa gli dispiaceva o lo rendeva felice.
Non aveva mai avuto un buon rapporto con suo padre, sempre troppo rigido, troppo serio, troppo poliziotto per un figlio invece che era destinato a marcire dietro le sbarre.
Glielo ripeteva ogni volta che ne aveva l'occasione che non avrebbe mai concluso niente nella vita, una cosa buona aveva fatto e l'aveva pure tradita con quella darkettona strana.
Raggiunta la maggiore età non l'aveva più rivisto né sentito, non sarebbe stato sbagliato presumere che suo figlio probabilmente vivesse sotto qualche ponte o che fosse morto di una qualche strana dipendenza.
Ma Duncan era vivo e vegeto ed aveva appena bussato alla sua porta.
Non la ricordava così quella casa, forse perché aveva cercato di distruggere qualsiasi ricordo legato a quel luogo.
Odiava combattere contro la sua mente, non ne usciva mai vincitore.

Suo padre era invecchiato, i capelli erano ormai interamente bianchi e cominciavano ad intravedersi i più duri segni della vecchiaia.
Gli strinse la mano per salutarlo e la sua stretta non era più dura come un tempo.
Sotto gli occhiali spessi riusciva comunque ad intravedere quel blu che tanto aveva odiato per tutta la sua adolescenza.
Non erano più blu tempesta ma ormai un mare placido d'estate.

Sua moglie glielo aveva sempre detto che tra tutti i loro figli l'unico che gli somigliasse davvero era proprio Duncan, caratterialmente e fisicamente parlando.
Lui non ci aveva mai creduto, o forse, non ci aveva mai voluto credere.
Ma quell'uomo che aveva appena bussato alla sua porta l'aveva fatto tornare indietro di trent'anni.
Dov'era Duncan il teppistello? Quello con la cresta e i vestiti strani, quello che cambiava la notte per il giorno ed ascoltava musica tremenda?
Suo figlio era diverso e lui non aveva visto la sua trasformazione.
Aveva perso compleanni, traguardi, lacrime e momenti.
Aveva perso quasi vent'anni che non avrebbe potuto in alcun modo recuperare.
Non ricordava nemmeno più il motivo della loro ultima litigata, anzi, non ricordava nessuna delle loro litigate.
Aveva perfino smesso di domandarsi da quando quella casa fosse diventata così cupa e triste.

La colpa era il peggiore dei sentimenti.

Fu sollevato di avere Courtney al suo fianco, lei gli era sempre piaciuta e ne era sicuro che lei, in realtà, fosse l'unico motivo per cui suo padre non avesse attaccato la chiamata in primo luogo.
Sedettero sopra il divano in salotto mentre suo padre preparava distrattamente qualcosa in cucina. Courtney mormorava qualcosa ma non riusciva proprio ad ascoltarla, era troppo assorto nei suoi pensieri autodistruttivi.

Oggi suo singolo parente era un membro della polizia, avrebbe potuto chiamare letteralmente chiunque, allora perché aveva scelto di chiamare proprio lui?
Perché il suo inconscio aveva lavorato contro la sua persona?

- Allora il motivo della vostra visita? -

Chiese mentre poggiava le tazzine ed il vassoio di dolci sul tavolino di fronte ai suoi ospiti.
Fu Courtney a spiegare il tutto, passando ad una ad una accuratamente le lettere incriminate.
Lui rimase imbambolato, quasi fosse sotto trance.
Era chiaramente a disagio e non aveva la più pallida idea del perché fosse lì.

- È un cosa grave, dovete immediatamente sporgere denuncia prima che la situazione possa peggiorare. La grande fortuna in questo è che sicuramente la polizia vi tratterà con estremo riguardo, in primis perché chiamerò io, poi ovviamente considerando i vostri lavori non possono far diventare la loro incompetenza un caso mediatico -

Prese velocemente il cellulare e compose qualche numero, suo padre era maledettamente influente quindi forse forse così tanto male non aveva fatto a chiamarlo.
Si alzò dal divano e si guardò intorno, sì mancavano veramente molte cose.

- Dov'è la mamma? -

Tra le tante cose lei era l'unica assenza che realmente pesava.
Non vi era calore né più amore.
Non c'era il meraviglioso odore di biscotti che gli impregnava i vestiti, né la musica con cui era solito convivere dall'alba al tramonto.
Non c'erano foto, odori, vestiti.
Non c'era più nulla.
Non c'era sua madre.

La sua mamma.

- Io e tua madre abbiamo divorziato cinque anni fa, dimmelo tu dov'è in questo momento -

Divorziato?
Impossibile loro si amavano alla follia.
Litigavano come ogni altra coppia vero, ma poi li aveva visti sempre fare pace.
Casa era strana perché tutta la roba della madre era stata portata via, era fredda e spoglia adesso, e soprattutto senza amore.
Possibile che suo padre fosse invecchiato così tanto perché sua madre fosse andata via?
Poi che diavolo voleva dire quel dimmelo tu, era evidente che non ne aveva la più pallida idea se lo stava chiedendo!

- Perché? Voi vi amavate -

Il padre rise amaramente.
L'amore non basta.
Non serve ad un cazzo amarsi se poi non c'è fiducia, giusto per dirne una...

- Non poteva sopportare che suo marito non avesse mosso un dito per suo figlio in galera -

Era tutto inutile riscattarsi.
Nonostante ad oggi fosse diventato un uomo affermato e stimato continuava a portarsi dietro gli strascichi di un'adolescenza problematica.
Suo padre lo odiava, era ben chiaro già da molti anni ma probabilmente quella sarebbe stata la stoccata finale per incrinare ulteriormente il loro rapporto.
In quel momento avrebbe voluto riavere un po' della sfrontatezza che aveva quando era ragazzino, almeno in quel caso gli occhi non gli si sarebbero velati di lacrime.

- Courtney sei sempre stata la figlia che non ho mai avuto, sono davvero contento di rivederti e di sapere che hai avuto una brillante carriera -

La donna lo abbracciò e lo ringraziò, in quel momento Duncan fu geloso perfino di Courtney.
Quelle parole lui non le aveva mai sentite.
Non ricordava nemmeno più l'ultima volta che suo padre lo aveva tenuto tra le braccia, perché probabilmente era ancora un neonato.

Perché lui non era mai abbastanza per quel maledetto uomo?

- Grazie per quello che hai fatto, so che per te non è stato un momento facile -

La sua bella Courtney gli aveva stretto la mano per infondegli forza e gli aveva sorriso con tutto l'amore e la comprensione di cui era capace.
Solo in quel momento il suo cuore riuscì a rasserenarsi un minimo.
Avrebbe voluto dirle grazie, avrebbe voluto dirle che per lei sarebbe stato capace anche di morire; avrebbe voluto dirle che l'amava come nessuno mai al mondo aveva amato.
Ma non lo fece.
Le sorrise soltanto, cercando di ringraziarla con lo sguardo.

Si avvicinarono all'auto di Courtney per poter tornare a casa dai loro amici, era stata davvero una lunga giornata.
Ma non c'è due senza tre e bastò un tocco alla maniglia, soltanto un lieve tocco, per far esplodere l'auto.
Tra le fiamme ed il fumo vi si udivano distintamente le urla disperate, poi a poco a poco sempre di più il silenzio.

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