Ogni riferimento al libro (film) Hunger Games è puramente casuale.
Wynne non era mai stata una cittadina caotica, era vicina ai campi e non vi abitava molta gente. Io vivevo lì insieme alla mia famiglia. La nostra casetta era situata verso la periferia della cittadina, esattamente vicino ai campi presso cui mio padre lavorava duramente ogni giorno. Non eravamo una famiglia ricca, anzi direi quasi poverissima ma sapevamo che al mondo c'erano persone che stavano peggio di noi. Quindi ciò che avevamo ce lo facevamo bastare e anche avanzare.
Quel giorno mi stavo dedicando alla pulizia del piccolo cortile situato difronte a casa nostra. Tenevo il rastrello con due mani e raschiavo con forza il terreno , coperto da vari strati di foglie gialle, rosse e marroni. L'autunno stava ormai giungendo al termine e l'inverno stava aprendo le sue porte. Presto avrebbe fatto talmente tanto freddo che saremmo stati costretti a stare chiusi in casa affianco al focolare per riscaldarci. Quello che più mi premeva era il fatto che la mia sorellina Grace, di soli cinque anni, avrebbe potuto ammalarsi e probabilmente non sarebbe riuscita a sopravvivere. Le malattie si portavano via tanti di quei bambini e anziani che il mondo era principalmente popolato da uomini e donne di mezza età, o perlomeno pensavo fosse così. A Wynne le cose erano esattamente come le avevo descritte ma, non essendo stata in nessun altro paese al di fuori di questa piccola cittadina, non potevo essere sicura di ciò che stavo dicendo.
"Vivian! Si sta facendo buio! Rastrella quel mucchietto lì e poi torna dentro casa, sennò ti congelerai!" mia mamma aveva urlato dalla soglia di casa. Avevo avvertito sulla pelle l'aria gelida e stavo giusto pensando d tornare dentro casa a giocare con Grace. Rastrellai le ultime foglie e, soddisfatta del mio lavoro, riposi il rastrello nella cassa malandata posta sul fianco della nostra malandata casetta.
Con delicatezza aprì la porta di casa, che mia madre aveva chiuso per non far uscire l'aria calda proveniente dal focolare, non volevo assolutamente romperla, scricchiolava già abbastanza.
In quelle calde mura ci avevo vissuto da sempre: era la mia casa da ben diciassette anni e non potevo far altro che amarla alla follia benchè fosse piena di spifferi, con le pareti malandate e la porta scricchiolante. Non c'era nessun posto al mondo in cui mi sentissi più sicura. Avevo tutto ciò che si poteva desiderare in quattro mura: una famiglia.
Quando hai una famiglia che t vuole bene conta solo quello, l'oro, l'argento non potranno mai essere comparati all'amore della famiglia. Certo, sarebbe stato meglio avere entrambi ma, quando c'è l'amore, non hai bisogno di nient'altro.
Grace era seduta sul letto della nostra minuscola stanza, come sempre aveva il suo coniglietto in grembo e si divertiva a cullarlo facendogli da mamma. Era anche il mio di gioco preferito quando avevo la sua età, ricordo le ore passate a giocare con i bicchieri e i piatti della cucina. Mi mancava essere una bambina che viveva nel suo mondo di fantasia.
"Posso giocare un po' con te?" domandai alla bimba che probabilmente non si era ancora accorta della mia presenza. Grace annuì vigorosamente e mi fece cenno di sedermi vicino a lei. Grace non era una bambina di molte parole, perlopiù faceva cenni quando poteva non usare la voce, in realtà non avevo mai capito la ragione per cui facesse ciò ma, come al solito, non ci detti molto peso.
Grace mi passò il coniglietto tra le mani e corse in cucina probabilmente a chiedere alla mamma di prendere il bicchiere e il piatto malandato con cui era solita giocare. Tornò quasi subito con in mano le stoviglie, le adagiò sul letto e si riprese il coniglietto. Lo avvicinò all'orecchio e restò in ascolto.
"Il signor Coccolo vuole prendere de pasticcini. Puoi passarglieli?" mi domandò indicando il bicchiere e il piatto vuoto.
"Certamente, credo che sia maleducazione privarlo della sua tarda merenda" dissi, poi presi il vassoio tra le mani "signor Coccolo, gradirebbe i pasticcini al latte o quelli alla fragola?" Grace portò nuovamente il signor Coccolo all'orecchio e annuì vigorosamente.
"Vuole quelli alla fragola, tre per piacere" mi tese la manina. Feci finta di prendere tre pasticcini e glieli misi in mano. Grace li fece mangiare al pupazzo e se lo portò nuovamente all'orecchio.
"Ora il signor Coccolo ha sete, potresti per favore passargli una tazza di tè?" presi il bicchiere tra le mani e feci finta di riempirlo, poi lo passai alla bimba.
Proprio in quel momento si sentì un fischio, subito scattai in piedi e corsi alla porta, era il saluto che annunciava il ritorno di papà dal lavoro. Appena aprì la porta di casa gli fui subito addosso con un abbraccio caloroso, volevo mostrargli tutto il nostro affetto dato che lavorava tutto il giorno duramente nei campi. Tornava a casa molto affaticato e andava a letto molto presto.
"Ciao piccola mia, come è andata la giornata?" mi domandò stringendomi forte a sé.
"Bene papà" risposi sorridendo. "La tua?"
"Non c'era male, oggi abbiamo ricevuto lo stipendio, è più di quanto mi aspettassi di ricevere" sorrise. Un sorriso ancora più grande si aprì sul mio volto: papà aveva guadagnato più dell'anno precedente. Era una notizia grandiosa.
"E' pronto!" annunciò la mamma dalla cucina, mi staccai dall'abbraccio e mi avviai verso di essa. Tutti ci sedemmo a tavola in attesa della nostra zuppa di cavoli. Dopo esserci serviti incominciammo a mangiare.
"Come è andata la giornata caro?" domandò appena mio padre ebbe finito la mamma. Mi elettrizzai, non vedevo l'ora che lo sapesse. Sarebbe stata super felice nel ricevere la notizia.
"Bene cara, ho ricevuto più paga degli anni precedenti" disse con un sorriso. Mia madre si portò una mano alla bocca, poi quasi pianse.
"Oh Carlos! E' una notizia meravigliosa!" si lanciò contro il petto di papà. Per un estraneo una scena del genere sarebbe potuta sembrare banale, ma per noi non lo era. Papà aveva un salario bassissimo e qualche soldo in più sarebbe servito tantissimo a tutta la famiglia per superare l'inverno.
"Ma come tutte le buone notizie, ce ne sono anche delle cattive" lo sguardo di mio padre si fece serio. Mamma si girò verso di lui con una faccia perplessa. "Il governo ha messo in atto una nuova legge."
La faccia della mamma si fece arrabbiata. "LEGGI? Ancora LEGGI? Il governo non ne ha abbastanza? Ci riempono di leggi da tutta la vita facendoci impoverire ancor di più. Che altro vogliono portarci via? Non abbiamo più nulla!"
"Calmati Sarah, stai calma. Non sappiamo cosa dica la legge, e nemmeno chi riguarda, sta tranquilla" Le strofinò le dita sulla schiena in un gesto di conforto.
"Come puoi dirmi di stare calma?" sussurrò mia madre.
"Sarah, ne parleremo più tardi. Vivian, porta Grace a letto e va a dormire con lei" ubbidiente presi Grace per mano guardandomi indietro un ultima volta prima di scomparire dietro lo stipite della porta. L'ultima cosa che vidi fu la fronte di mia madre appoggiata a quella di mio padre, calde lacrime bagnavano le sue guance.
Spazio Autrice:
Spero che questo capitolo vi piaccia, se è sì lasciate un voto e un commento. Ci rivediamo con il capitolo 2 :D
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FantasyLa cittadina di Wynne, negli Stati Uniti, è solo un piccolo borgo del vasto impero della Fazione Nera. Qui, da diciassette anni, vive una ragazza di nome Vivian. La condizione di povertà della sua famiglia, uguale per il resto della popolazione, non...